Misericordia e perdono: coordinate della vita presbiterale. Omelia per la Messa Crismale
Riportiamo integralmente l’omelia di Mons. Cornacchia pronunciata nel corso della Messa Crismale di mercoledì 23 marzo, diffusa dal portale della Diocesi di Molfetta.
«Eccellenze Reverendissime Mons. Nicola Girasoli, al quale rinnoviamo gli auguri per il decimo anniversario di Episcopato, celebrato l’11 marzo scorso; Mons. Felice Di Molfetta, Vescovo emerito di Cerignola – Ascoli Satriano; Sacerdoti, Diaconi, Religiosi/e, Consacrati secolari, Seminaristi, aderenti a Movimenti, a Confraternite e ad Associazioni laicali, Autorità civili e militari, porgo a tutti, il mio cordiale saluto e benvenuto.
Carissimi fratelli e sorelle, con gioia e con commozione grande, dopo la repentina e prematura scomparsa di Mons. Luigi Martella e del suo primo collaboratore Don Mimmo Amato, che raccomandiamo tanto al Signore, presiedo questa solenne Concelebrazione Crismale con tutto il clero della Diocesi, per la prima volta, in questa artistica ed accogliente Chiesa Madre della Diocesi di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi.
Questa celebrazione ha il suo fulcro nella benedizione degli Oli Santi e nella concelebrazione di tutti i presbiteri della Diocesi, presieduta dal Vescovo, con la partecipazione del popolo di Dio. Questo è davvero uno dei momenti ecclesiali più toccanti dell’intero anno liturgico!
Un supplemento di gioia è nel nostro cuore, perché l’olio che sarà tra poco benedetto è stato prodotto ed offerto dai ragazzi della C.A.S.A. (Comunità – Accoglienza – Solidarietà – Amicizia) “don Tonino Bello” di Ruvo.
La Parola del Vangelo di Luca ci richiama una scena assai toccante della vita del Signore Gesù. Egli si trova all’interno della Sinagoga di Nazaret, dove era cresciuto; vi entra di Sabato, secondo il solito. Legge il brano di Isaia che svela lo scopo della sua venuta nel mondo: portare il lieto annuncio ai poveri, proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, mettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore (cf. Lc 4, 18-19)!
Dopo che il Signore pronuncia queste parole, l’Evangelista annota con lapidaria semplicità: nella Sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui! (Lc 4, 20).
Anche noi, carissimi, in quest’ora di grazia fissiamo lo sguardo su Gesù, vero volto della Misericordia di Dio Padre!
Gesù è il vero ed efficace sacramento visibile dell’amore invisibile di Dio. Egli è la piena rivelazione dell’amore misericordioso del Padre. Pertanto, tenendo fisso lo sguardo su Cristo, automaticamente dobbiamo intravedere in Lui, come in filigrana, il volto misericordioso del Padre!
Carissimi, noi diventiamo ciò che contempliamo, perciò non distogliamo lo sguardo da Gesù, che ancora oggi viene, tramite il sacramento visibile della Chiesa e dei suoi figli, per liberare gli oppressi, consolare gli afflitti, fasciare le piaghe dei cuori spezzati e infondere coraggio agli sfiduciati!
Tra poco benediremo gli Oli Santi, che serviranno a lenire le ferite degli infermi, a dare vigore ai catecumeni, a ravvivare la fede nei cresimati e a dare l’indelebile sigillo nell’Ordine Sacro.
L’olio è segno ed espressione tangibile di vita, di luce, di forza ed è balsamo per le ferite corporali e spirituali! Esso è da sempre considerato un alimento prezioso per il nostro sostentamento. Così pure, con l’olio, i lottatori si ungevano il corpo per sottrarsi all’avversario nella lotta libera.
La santa unzione ci fortifica e ci pre-munisce contro il maligno! All’olio d’oliva sarà aggiunto del balsamo profumato (bergamotto) per esprimere che tutti i cristiani sono chiamati ad essere delicato profumo della presenza di Cristo nel mondo!
Soprattutto noi presbiteri, più degli altri, dobbiamo prendere coscienza di essere presenza sacramentale di Cristo e della Chiesa, nel mondo!
Carissimi, riappropriamoci della nostra vocazione profetica nel mondo, sull’esempio del Cristo! Anche noi, come Cristo, siamo chiamati a vivere la nostra vita sanando e beneficando tutti! Prendiamo su noi stessi le sofferenze umane per farne oggetto di redenzione!
I Vangeli spesso annotano che Gesù, ovunque andasse, suscitava stupore, meraviglia, domande ed interrogativi!
Oh se potessimo anche noi vivere in configurazione a Cristo, scuotendo le coscienze di chi ci guarda, più con il grido della nostra testimonianza che con il filosofare sterile del nostro parlare!
Stiamo vivendo l’Anno giubilare straordinario della Misericordia, iniziato lo scorso 8 Dicembre. Papa Francesco, che già alcuni giorni prima dell’Immacolata aveva aperto la Porta Santa nel cuore dell’Africa, continuamente ci esorta ad aprire soprattutto la porta del nostro cuore, delle nostre case, delle Associazioni, delle Confraternite, delle comunità religiose ed ecclesiali, per accogliere il Cristo, presente nel povero e nell’indigente – come direbbe Madre Teresa di Calcutta!
Nella misura in cui fisseremo lo sguardo su Gesù, lo sapremo ri-conoscere, promuovere, riscattare, difendere, amare e servire nella persona del prossimo che vediamo.
Cerchiamo di non essere superficiali e frettolosi, ma fissiamo a lungo lo sguardo sul Cristo! Lasciamoci interrogare dal suo silente sguardo; lasciamoci mettere in discussione dal suo remissivo rispondere al giudizio beffardo dei suoi nemici! Gesù ha vinto l’odio con l’amore, la saccenteria con la mitezza, la forza con la debolezza! Questa è la novità di Cristo!
Il Signore, nella Sinagoga di Nazaret ha cominciato a dire: Oggi si è compiuta questa parola che avete ascoltato!
Essere cristiani autentici vuol dire dunque, dare continuità e compimento, qui ed ora, a quanto Gesù ha iniziato!
Carissimi fratelli nel sacerdozio, oggi la Comunità cristiana si stringe a noi con l’affetto e la preghiera, affinché diventiamo sempre più costruttori ed artigiani di pace, di solidarietà e di gesti di accoglienza!
“Siate contempl-attivi” ci invitava l’indimenticabile Mons. Bello, proprio da questa Cattedra, appena alcuni decenni fa! Sì, dobbiamo attivarci per vivere nel quotidiano ciò che contempliamo! Diceva San Tommaso d’Aquino: “Contemplata aliis tradhere”. Dobbiamo testimoniare e tradurre in opere le cose che contempliamo nella nostra preghiera!
Miei cari presbiteri, mi rivolgo a voi con le belle parole pronunciate da Papa Francesco ai nostri confratelli africani, in Kenia, a Nairobi: “Grazie, perché avete il coraggio di seguire Gesù, grazie per ogni volta che vi sentite peccatori, grazie per ogni carezza di tenerezza che date a quelli che ne hanno bisogno, grazie per tutte le volte in cui avete aiutato le persone a morire in pace. Grazie perché date speranza nella vita. Grazie perché vi siete lasciati aiutare, correggere e perdonare ogni giorno” (Papa Francesco, Nairobi, Novembre 2015).
Al grazie, sincero e cordialissimo del Papa, cari sacerdoti, vorrei aggiungere una parola di incoraggiamento ad essere sempre più segno di comunione visibile tra di noi, perdonandoci di cuore, facendo leva su ciò che unisce, trascurando ciò che potrebbe dividerci o allontanare! Il Signore potrebbe dire a noi: cosa fate di straordinario, se vi omologate al modo di fare e di agire secolare?
Così si esprime ancora Papa Francesco: “Senza perdono non esiste futuro. Una vita serena e pacificata scaturisce dalla guarigione della memoria”! Non indugiamo a lasciarci curare le ferite spirituali dell’odio, dell’indifferenza, della superbia, che diversamente potrebbero portarci a morte sicura. All’amore della forza, rispondiamo con la forza dell’amore!
Soltanto se saremo guariti diventeremo guaritori; se saremo liberi e sciolti da legami di egoismo potremo liberare e sciogliere da ogni vincolo di peccato!
Convertiamoci e facciamo di qualche sofferenza subìta, di qualche ingiusto dolore, autentici sentieri di speranza!
Coniughiamo le opere di misericordia spirituale, con quelle corporali, perché la vita umana è segno e sacramento di quella spirituale ed invisibile! Dobbiamo sempre considerare i bisogni e le necessità dell’anima, come se fossero del corpo e viceversa!
Ogni opera di misericordia corporale è sempre di beneficio spirituale!
A tale proposito San Giovanni Crisostomo, nella sua opera sul Sacerdozio, scriveva: “Non condividere con i poveri i propri beni è defraudarli e togliere loro la vita. Non sono nostri i beni che possediamo: sono dei poveri”.
Anche il Vaticano II afferma: “Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non si offra come dono di carità, ciò che è già dovuto a titolo di giustizia” (AA 8).
Così pure, San Gregorio Magno, nella Regola Pastorale dice: “Quando doniamo ai poveri le cose indispensabili, non facciamo loro delle elargizioni personali, ma rendiamo loro ciò che è loro. Più che compiere un atto di carità, adempiamo un dovere di giustizia”.
Viviamo sempre più una robusta vita interiore, nutrita di orazione, di Eucaristia, di Esercizi ascetici, in una integerrima testimonianza.
Poiché siamo dei consacrati, profumiamo di sacro le creature e le cose terrene!
Gli uomini e le donne di oggi attendono più che mai sacerdoti così. Dobbiamo ridurre sempre più la distanza tra l’altare e la strada. Gesù ci invita ad imitarlo. Egli si è compromesso con noi, fino a mescolare il suo sangue col nostro. Proviamo anche noi a fare lo stesso con Lui!
La prossima Assemblea dei Vescovi italiani di Maggio concentrerà la sua riflessione sulla formazione dei sacerdoti. Soltanto sacerdoti santi saranno santificatori!
Se è vero che noi consacrati dobbiamo tenere lo sguardo fisso su Gesù, anche i nostri fratelli laici devono poter accelerare il loro cammino di perfezione tenendo il loro sguardo fisso su di noi, come loro termine di paragone. Guai, invece, se altri dovessero rallentare la marcia a causa nostra! “Chi ha Dio, dona Dio”, diceva Santa Teresa d’ Avila. Siamo chiamati a dare Dio a chi vive nel disagio interiore ed esteriore.
Sono molti coloro che bussano alla porta delle nostre case e delle nostre Parrocchie; però, dice don Primo Mazzolari: “Se non abbiamo roba, abbiamo il cuore e, ognuno ne può prendere quanto ne vuole, perché il cuore cresce spendendosi e si arricchisce spogliandosi”!
Prepariamoci a celebrare in modo unico la Santa Pasqua! Viviamo un autentico passaggio da uno stile di vita in affanno e rassegnato, ad uno nuovo, leggero, luminoso, gioioso e assai contagioso!
Mi piace concludere con una bellissima riflessione di un grande cattolico francese del XIX sec.: “La nostra Chiesa metta la vela grande dell’albero maestro e, uscendo dai porti, salpi verso la stella più lontana, senza badare alla notte che l’avvolge”. (Emmanuel Mounier, L’avventura cristiana).
Con Maria e con i nostri Santi Patroni, auguri di buona navigazione a tutti!
Santa Pasqua!»