Migranti, Don Gianni De Robertis: «Accoglienza, ma anche progettualità». Il sindaco Chieco: «Eviteremo conflitti sociali»
Se a Parigi i tre Ministri dell’Interno di Italia, Francia e Germania si sono riuniti in un vertice informale su come far fronte alla “questione migranti” in Europa, in attesa dell’incontro tra i Ventisette a Tallin, a Ruvo di Puglia, presso il Centro L.I.N.E.A. Comune di via Romanello, gestito da Etnie Onlus, ieri si sono riuniti cittadini, associazioni locali e istituzioni per ascoltare la testimonianza di Don Gianni De Robertis, neo Direttore Nazionale della “Fondazione Migrantes”, ramo operativo della CEI in materia di immigrazione. Ospite anche Gianpietro Losapio, Presidente della Cooperativa Sociale “Oasi2”, ente gestore dello Sprar di Ruvo di Puglia, di prossima apertura.
Questo parallelismo ha significato. Mentre i tre ministri hanno discusso di una parte degli obiettivi che si prefigge l’Europa, in materia migratoria, quali la riduzione degli sbarchi, una migliore ricollocazione, tra i Paesi dell’UE, dei richiedenti asilo e rifugiati e il rafforzamento delle strategie di rimpatrio, a Ruvo di Puglia, nell’ambito dell’incontro “Migrantes”, si è parlato di un’accoglienza fatta con il cuore e anche con il raziocinio. L’accoglienza vera, infatti, non è mancanza di progettualità che conduce alla dispersione di tanti migranti, costretti a elemosinare qualche spicciolo sulla soglia dei supermercati, quando non porta alla sparizione di migranti minori non accompagnati. La vera accoglienza si nutre di scambio reciproco di esperienze, conoscenze tra migranti e cittadini italiani.
Di questo è convinto Don Gianni, che ha parlato de “Le Querce di Mamre”, la casa di accoglienza che sorge nei pressi della parrocchia di San Marcello, a Bari, nata sulla scia dell’appello, a tutte le parrocchie, di Papa Francesco, in occasione del Giubileo della Misericordia, affinché ospitassero una famiglia di profughi. La casa ospita i neomaggiorenni stranieri, i minori non accompagnati che, spesso, sono trattenuti nei CARA – in condizioni pietose e da cui provengono i ragazzi che vediamo presso i supermercati – sino al compimento dei 18 anni e poi sono espatriati. Alcuni di loro fuggono e vagano senza dimora: “Le Querce di Mamre” li accoglie. «Il progetto funziona perché si tratta sì di una forma più accogliente dei CARA e degli SPRAR, ma c’è anche il supporto di mediatori linguistici, avvocati, psicologi. C’è un progetto» sottolinea nuovamente Don Gianni.
Di progetto efficace parla anche il sindaco Pasquale Chieco: «A Ruvo di Puglia sarà attivo lo SPRAR proprio per combattere fenomeni di sfruttamento dei migranti, per evitare la dispersione degli stessi. Nella nostra città, lavoreremo affinché si realizzi una perfetta convivenza tra coloro che la abitano, a prescindere dalle nazionalità. Sarà una gestione efficace di questo fenomeno complesso proprio per evitare conflitti sociali».
Ma nell’evitare le guerre tra poveri, i conflitti sociali, ci pensano i ragazzini. La grande manifestazione del 20 giugno, in Piazza Matteotti – «luogo scelto dagli stessi oratori» ha sottolineato una entusiasta Monica Montaruli, assessora alle Politiche Sociali -, con le barchette, i colori, la gioia dei ragazzi, ha espresso l’apertura, l’accoglienza nei confronti di chi viene da lontano, portatore di bisogni materiali, «ma anche immateriali», come Frough Hashim, profugo afgano che ama leggere poesie a tutti e ricordato dall’assessora alla Cultura Monica Filograno.
Cecilia Pellegrini, operatrice parrocchiale, ha rivelato che all’Oratorio estivo partecipano ragazzini di altre nazionalità e religioni; che i ragazzini ruvesi hanno spiegato ai propri genitori che è giusto accogliere chi ha bisogno di aiuto. E li hanno convinti.
Illuminante, poi, la testimonianza di Nicola Cappelluti, operatore della Caritas locale: «Intanto, senza i migranti non si pagherebbero le pensioni anche a noi italiani. Gli extracomunitari versano 8 miliardi di euro, di cui 5 sono destinati alle pensioni, 3 ritornano a loro. Non solo. Essi non sono lavativi. Un mio amico, che lavora presso un’agenzia interinale, chiese se conoscevo qualcuno disposto a lavorare per una ditta di traslochi a Bari. Il lavoro si sarebbe svolto con le carte in regola, naturalmente. Niente lavoro nero. Inviai quattro persone: tre ruvesi di 20, 24 e 40 anni e un marocchino. Il primo giorno fila tutto liscio. Dal secondo, ricevo la telefonata del mio amico che mi comunica che dei quattro, solo il ragazzo marocchino è ritornato al lavoro. E gli altri? La giustificazione data è che il lavoro era troppo duro (si trattava di smontare scenografie al Teatro Petruzzelli). Ritengo che alcuni dei nostri ragazzi siano disabituati a lavorare e che il puro assistenzialismo sia fallimentare».
Una cosa è certa. A Ruvo di Puglia ci sono molte situazioni di fragilità sociale, ma non è l’accoglienza dei migranti ad amplificarle. Sono state proposte diverse iniziative per migliorare la convivenza tra ruvesi e migranti: l’attrice Raffaella Giancipoli di “Kuziba Teatro” ha proposto l’istituzione della scuola “Penny Wirton”, fondata dallo scrittore Eraldo Affinati, dove si insegna la lingua italiana ai migranti senza dare voti, senza classi, senza la spada di Damocle della burocrazia.
«Ricordatevi solo una cosa. – esorta Don De Robertis – Noi abbiamo paura di loro; ma loro ne hanno più di noi».