Cultura

Il mare “da fiaba” di Ruvo di Puglia secondo Maria Pia Romano

«Alcuni ruvesi, come mio marito Rocco Sienese, storceranno il naso quando leggeranno “La favola del paese che si era inventato il mare”» commenta la sua autrice, Maria Pia Romano, prolifica scrittrice (La cura dell’attesa, L’anello inutile, Dimmi a che serve restare e altre produzioni letterarie, edite da piccole e grandi casi editrici quali Besa, Il Grillo, Il Lupo Editore, Eri Rai) e giornalista, in occasione della presentazione della sua ultima e piccola opera, a Palazzo Caputi, nella piovigginosa serata del 3 novembre.

Storceranno il naso alcuni; altri lo ameranno subito, come la professoressa Liliana Bruni e Floriana Catalano, amiche della nostra; altri sorrideranno, con autoironia, nel veder tratteggiati, esasperati, alcuni vizi del popolo rubastino quali la proverbiale “tirchieria” e la tendenza a nascondere grandi tesori sotto il mattone, nella banche o alla Posta; ma, a onor del vero, se si indaga profondamente nell’ésprit ruvese, si deve ammettere che l’ironia verso i fatti della vita, verso il potere – di qualsiasi colore -, e verso sé stessi, anima i “capa tosta e grossa”.

Con questa favola, Maria Pia Romano partecipa al Concorso letterario “Puglia Quante Storie” per i tipi della leccese I Libri di Icaro. E’ inserita in una raccolta di «dieci racconti, dieci autori diversi selezionati da un’apposita giuria tecnica tra decine di racconti pervenuti alla segreteria organizzativa. Una competizione che altro non è che l’evoluzione del concorso “Salento Quante Storie” in cui veniva chiesto di scrivere un breve racconto con l’obbligo di ambientarlo nelle terre comprese tra le provincie di Lecce, Brindisi e Taranto. Dopo quattro splendide edizioni, “Salento Quante Storie” cambia, cresce e si evolve e nasce così “Puglia Quante Storie”».

All’interno del libro c’è una cartolina con cui scegliere l’opera che è rimasta nel cuore. Quello di Maria Pia rimarrà. Perché con Maria Pia, come ha sottolineato la professoressa Liliana Bruni si condividono amicizia gioia, dolori ed emozioni. Con Maria Pia Romano ha conversato anche Monica Filograno, assessora alla cultura del Comune di Ruvo di Puglia.

Ma se “La favola del paese che si era inventato il mare” – un mare che, millenni e millenni fa, si distendeva dove ora ci sono le pietre murgiane che restituiscono calchi fossili di conchiglie – sembra restituire un ritratto ironicamente impietoso dei ruvesi, in realtà sottolinea l’anelito ad andare oltre i propri limiti, a salpare, a viaggiare, ad andare “oltre il Gargano” che i giovani ruvesi del racconto scrutano. Un desiderio latente in ogni ruvese, in ogni uomo. E Maria Pia invita tutti a scavare nel proprio Io per far emergere e far splendere questo anelito. A riscoprire il proprio mare, «perché tutti abbiamo il mare dentro, stato dell’anima, luogo dell’anima».

Nella conversazione emerge l’amore-odio della Romano verso la città («anche se non ho ancora imparato a vivere “Ruvo” e a “Ruvo”, ne sono profondamente affascinata» racconta). Amore per la campagna, per i suoi mandorli in fiore, per la sua arte, la sua storia, la musica della banda e del Talos Festival, per le storie che ha avidamente ascoltato e che ha filtrato, con la sua sensibilità, nel narrare le vicende della esotica Genzella e della rassicurante, nei suoi odori di frittura e di mandorle, Caterina, amiche che avvicinano le proprie solitudini per arricchirsi vicendevolmente e vivere con pienezza.

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«Quando, lo scorso inverno, ho visto le installazioni di “Luci e suoni d’artista” mi sono sentita a casa, ho ritrovato il mare del Salento. La barca di Piazza Matteotti, le sue barchette, i suoi uccelli migratori mi hanno fatto sentire accolta. Perché il loro messaggio universale era meraviglioso, un messaggio che invitava all’accoglienza, alla libertà, al desiderio di andare oltre i propri limiti. “La favola del paese che si era inventato il mare” nasce da questa emozione».

Il desiderio di andare oltre, di lasciar vagare lo sguardo oltre il proprio orto, nascerà in Caterina quando, insieme a Genzella, parteciperà ai laboratori di autocostruzione delle luminarie, in un rito collettivo dove l’azione diventa poesia.

Un racconto di ospitalità, di accoglienza, di amicizia e tenerezza, soffusa di ironia (le Processioni della Settimana Santa, momento di meditazione, di dolci e meste evocazioni, ma anche di incontri in cui si decreta se il Tempo è stato amico o nemico; le riunioni casalinghe dove si vendono prodotti biologici, utensili da cucina; i pantagruelici pranzi natalizi e pasquali; i pettegolezzi su vicende sentimentali – ma qui tutto il mondo è paese…).

Ma, alla fine, Maria Pia Romano invita essere leggeri come i fiori di mandorlo che lei ama tanto e che l’hanno accarezzata, lo scorso marzo, nel video “I luoghi dell’anima” di Giovanni Berardi, omaggio a Ruvo di Puglia e al suo “fiabesco mare”, e di essere più liberi e coraggiosi come richiede lo stesso mare. E a Ruvo di Puglia e all’Alta Murgia saranno dedicate le “Geografie minime dell’animo”, raccolta di poesie di prossima pubblicazione, di cui sono lette in anteprima, due liriche.

La presentazione del racconto è l’occasione per un’anteprima dei workshop di “Luci d’artista 2017”. «La bellezza di un luogo non è solo quella del passato. – spiega l’assessora Filograno – Ruvo di Puglia è una città con un bellissimo centro storico che può diventare ancora più bello quando diventa contenitore di messaggi universali. E chi viene da fuori come me, come Maria Pia, ha l’occhio che individua un potenziale spesso sconosciuto a chi vive in un luogo. Anche quest’anno realizzeremo decorazioni con l’aiuto di designer, esperti di land art. “Luci d’Artista”, come l’anno scorso, non è un progetto calato dall’alto, ma parte “dal basso” e tutti sono chiamati a parteciparvi. Il progetto dello scorso anno, grazie ad Annibale d’Elia, esperto di politiche giovanili, ha varcato i confini dell’Italia, con lezioni su buone pratiche collettive a Città del Messico. E’ stato presentato anche, lo scorso agosto, al “Festival della Paesologia”, in Basilicata. Quest’anno abbiamo maggiori risorse; l’anno scorso, grazie a un bando regionale, disponevamo di risorse esigue, ma quello che ne è scaturito ha lasciato un segno. Presenteremo il progetto in via Martiri Le Foibe, 23, presso la Capagrossa Coworking, sabato 4 novembre, alle 19.30. Siete tutti invitati». Nel bene, generando orgoglio e piacere della condivisione, e nel male, creando polemiche. Eppure sono stati proprio quei vecchi ruvesi «dall’orgoglio pizzuto» ad amare quella barca all’ombra della quale si sedevano, godendo del sole.

Maria Pia Romano presenterà il suo racconto domani, 5 novembre, alle 8,30, nel corso del trekking letterario a Castel del Monte con Asd ZTL Castel del Monte -Trekking escursionismo bike, con Francesco Sicolo (per maggiori info: 3923421354).

 

 

 

 

 

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