MALTRATTAMENTI SU MOGLIE E FIGLIE, RUVESE CONDANNATO A QUATTRO ANNI
I giudici del Tribunale di Trani hanno condannato a 4 anni di reclusione un ruvese di 46 anni per il reato di maltrattamenti nei confronti della moglie e delle figlie, picchiandole più volte.
Imponeva alla moglie di frequentare la propria famiglia d’origine, addirittura le impedì di partecipare al funerale del padre, ed imponendole persino di tenere nascosta alle figlie l’esistenza dei suoi parenti, impedendo alla moglie di uscire da sola o di frequentare amiche, quindi isolandola, minacciando di morte ed insultandola frequentemente con epiteti particolarmente scurrili.
Un regime di vita particolarmente vessatorio e penoso, un menage familiare di terrorizzante sopraffazione. La donna e le figlie, grazie all’aiuto dei Social, sono riusciti poi a mettersi in contatto con la famiglia di origine residente in Caserta ed a fuggire. Una volte giunte, chiedevano aiuto alla Questura di Caserta ed al centro antiviolenza Spazio Donna. La donna è stata assistita dall’avvocatessa Martina Piscitelli, riuscita ad ottenere una “pena esemplare”, come da requisitoria del PM di Trani.
“Il Mattino” riporta che “le stesse figlie della coppia non sapevano dell’esistenza dei parenti casertani, almeno fino alla fine del 2019, quando la madre, ormai sfinita per le continue violenze subite, ha preso coraggio rivelando alle ragazze l’esistenza dei familiari a Caserta. Le adolescenti, anch’esse spesso picchiate dal padre, hanno così contattati i familiari via social, non venendo credute in un primo momento. I parenti casertani non avevano infatti notizia della donna da due decadi, poi però hanno capito la serietà della situazione. Una mattina, all’alba, sono così venuti a Trani a prendere la donna 56enne e le due figlie, e le hanno condotte a Caserta; qui le tre vittime sono andate alla Questura, dove hanno denunciato i fatti alla sezione della Squadra Mobile che si occupa di reati contro le donne. È quindi intervenuto il centro antiviolenza Spazio Donna in supporto della madre e delle due figlie vittime, e l’avvocato Martina Piscitelli, che le ha assistite nel processo riuscendo a far condannare il marito «padre padrone»”.