Politica

Maggior attenzione e controllo del fenomeno della fauna selvatica nel Parco

Nel Parco dell’Alta Murgia, in agro di Gravina e Altamura, principalmente, la fauna selvatica continua, incontrollata, a causare enormi danni e ad annientare il lavoro di numerose aziende agricole.

Non meno di qualche giorno fa i cinghiali in una sola notte hanno distrutto 40 ettari di terreno, appena seminato e spianato, coltivato a ceci, su un fondo agricolo ad Altamura. Il titolare ha dovuto rimetterci oltre 10mila euro per l’acquisto del seme e altri costi per la preparazione del terreno.

I cinghiali aumentano e la politica, a tutti i livelli, non fa nulla per interessarsi del problema. Sia chiaro: sappiamo tutti quanto sia importante la sopravvivenza della fauna selvatica per favorire la biodiversità, ma ancor più importante è la salvaguardia dell’agricoltura e delle sue imprese, vere custodi del Parco dell’Alta Murgia.

Il Governo deve farsi carico di efficaci strumenti di controllo del territorio e deve saper riconoscere l’equo risarcimento alle aziende che patiscono questi attacchi da parte della fauna selvatica.

Gli esperti dicono che il fenomeno è sotto controllo, che non dobbiamo parlare di “emergenza”. Allora quando dovremmo farlo, quando avremo l’invasione dei cinghiali anche sotto casa? In realtà, non si contano, ormai, gli articoli di giornale che denunciano la presenza di mandrie di cinghiali che raggiungono indisturbate le periferie cittadine, che entrano nei parchi, numerosi sono altresì gli incidenti stradali automobilisti causati dalla loro invasione sulle carreggiate.

La “questione cinghiali” va affrontata seriamente. L’assenza di un piano di prevenzione ha favorito il verificarsi dei danni alle aziende agricole e non solo. Va ricordato come il ripopolamento di cinghiali è stato voluto per favorire le attività venatorie omettendo di considerare che la legislazione che disciplina la caccia al cinghiale, avrebbe consentito comunque un prelievo basso dello stesso animale.

Mi farò portavoce delle reali esigenze delle aziende agricole e zootecniche, della loro salvaguardia; lo faremo attraverso tavoli di concertazione nei quali parleremo di risorse economiche adeguate da erogare alle aziende danneggiate e di possibili soluzioni al problema. Potremmo affrontare la questione della “sterilizzazione” (seppur riconoscendo in parte la sua inammissibilità poiché ha favorito il ritorno del “lupo” nel Parco); potremmo affrontare la questione dell’“attivazione di una filiera carne”. Ad ogni modo, tutelando una convivenza pacifica a patto che non venga limitata la libertà dell’uomo e che non venga sacrificato il lavoro delle aziende.

Al Governo porterò le istanze delle aziende agricole e zootecniche e chiederò attenzione e solerzia nel garantire un contributo reale alla risoluzione del problema.

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