“Luci e suoni d’artista” si conclude con le percussioni ancestrali della Bembé Percussion Ensemble
La Murgia sul sagrato della Cattedrale. Un tappeto di foglie secche di roverella, la voce graffiante della “guest star” Pino Minafra che si trasforma nei suoni e nei versi degli animali che abitano le lande carsiche e i boschi della Murgia, la fisarmonica di Livio Minafra, e poi loro, i protagonisti, i trentacinque musicisti della “Bembé Percussion Ensemble”, diretti da Tommaso Scarimbolo, “diavolo meridiano di rosso vestito” che conduce le danze e i suoni, in un tumulto sempre crescente e “selvaggio” di rulli, battiti, melodie argentine come l’acqua.
E gli spettatori si lasciano coinvolgere da questi suoni tellurici, da questa musica ancestrale; sono affascinati dalla vigoria dei suoni che provengono da cimbali, timpani, glockenspiel, secchi, bottiglie di plastica legate a manici di scopa, adornati da tappi colorati, da una scala a pioli. Perché tutto produce suono, tutto produce musica, anche i colori solari gettati sulla tela bianca, a comporre la nostra dionisiaca essenza.
Molti danzano, altri accompagnano il ritmo, cadenzato o incessante, con il battito delle mani e dei piedi: è come se ci si spoglia di ogni ritrosia, di ogni rigore per dare spazio alla parte più giocosa e pagana di sé. Quella parte che è emersa in chiusura, quando molti del pubblico invadono il sagrato, danzando.
Gli echi delle Murge sono le nostre vere voci, la nostra vera essenza e i ragazzi della Ensemble la esprimono, con la vigoria della loro età, grazie a Scarimbolo che, come ha detto Pino Minafra la sera prima, “mette il Noi prima dell’Io”.