Sport

Luca Mazzone, il “Cannibale”, vola a Rio de Janeiro per le Paralimpiadi 2016

Rio de Janeiro, con i suoi fulgidi colori e i contrasti stridenti tra ricchezza e povertà, accoglierà oggi, 7 settembre, Luca Mazzone e i suoi compagni della Squadra Azzurra di Paraciclismo che parteciperanno alla XV^ edizione dei Giochi Paralimpici estivi, dal 7 al 18 settembre 2016.

Il campione terlizzese di handbike (MH2), chiamato il “Cannibale” per la sua forza, la sua tenacia nel conquistare le medaglie, avrà di mira un unico obiettivo: vincere l’oro olimpico per sé, per i suoi cari, per il suo team e per la sua Puglia. Ma, soprattutto, Mazzone intende dare il massimo di sé: perché la medaglia d’oro, in fondo, non deve diventare un’ossessione.

Il “Cannibale” ha divorato diversi bottini preziosi, sia in handbike che nel nuoto (due medaglie d’argento a Sidney nel 2000 nei 50 e 200 m stile libero – categoria S4): argenti, bronzi e otto ori, di cui tre vinti con il Dream Team Relay, composto da lui e da altri due campioni quali Alex Zanardi e Vittorio Podestà.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, qualche giorno fa, nel ritiro a Rovere, in Abruzzo.

Come ti stai preparando all’appuntamento di Rio?

Allenandomi qui, nel nostro ritiro a 1500 m sul livello del mare. Aria pura, corroborante, fresca. La preparazione olimpica, a dire il vero, ha avuto inizio a febbraio, durante il ritiro a Pineto; ho poi partecipato a diverse competizioni, vincendole. In fondo, è un costante allenamento.

Parlami della tua Olimpiade, delle prove che sosterrai.

Dunque, il 14 settembre sosterrò la prova individuale a cronometro; il 15 parteciperò alla gara individuale in linea mentre il 16 sarà la volta della staffetta  handbike con Vittorio Podestà e Alex Zanardi.

Avrai di certo seguito le Olimpiadi. Quale atleta hai ammirato e chi ti ha deluso?

Non ho seguito molto, a dire il vero, tuttavia cercavo di non perdermi le gare di nuoto, di cui sono appassionato. Michael Phelps è un grande. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, a volte capita che qualcuno renda meno di quello che ci si aspettava, ma è la sport, è la vita. Ci sono momenti sì e momenti no.

Papa Francesco vi ha definito“testimoni di speranza” perché siete la prova che “in ogni persona esiste un potenziale che, a volte, neanche immaginiamo”. Ti senti un testimone di speranza?

A dire il vero sono gli altri che dovrebbero dire se sono un testimone di speranza. E lo dovrebbero fare soprattutto coloro che stanno attraversando un periodo difficile della loro vita. Essi dovrebbero riscoprire la propria forza interiore, dovrebbero recuperare il proprio equilibrio: è difficile, è vero, ma una volta riusciti niente e nessuno li fermerà. In fondo, noi speriamo di essere un valido esempio, l’esempio di chi, con coraggio e impegno, supera le avversità, gli ostacoli.

“L’importante non è vincere, ma partecipare” sosteneva il barone De Coubertin a proposito delle Olimpiadi e dello sport in generale. Tu cosa vuoi aggiungere?

Che praticare lo sport significa saper esercitare un controllo su sé stessi e sulle proprie passioni; significa avere rispetto del proprio corpo che è un vero e proprio tempio da curare anche con una sana alimentazione. Non sottovalutiamo neanche la funzione aggregatrice dello sport, che infonde la consapevolezza di raggiungere gli obiettivi facendo anche gioco di squadra, mettendo da parte i personalismi per ottenere il bene comune. Inoltre lo sport, come anche lo studio, insegna che nulla è dovuto e tutto deve essere conquistato col sudore, con l’impegno.

Luca, non mi resta che farti un augurio a cui molti rispondono con “Crepi!” ma in realtà ha un significato positivo: “In bocca al lupo!”

Ah, ah, ah! E’ vero, hai ragione. Non si dovrebbe rispondere così perché si tratta di una formula ben augurante. Infatti la mamma lupo prende tra le fauci il suo cucciolo per allontanarlo dai pericoli. Quindi non mi resta che rispondere con un bel grazie!

 

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