Cultura

L’ombrello “propiziatorio” inaugura il nuovo anno dell’Università della Terza Età

Domenica Summo presenta le attività del Centro Studi e Ricerca – Università della Terza Età  “Nicola Cassano”.

L’Università della Terza Età di Ruvo di Puglia ha rischiato di chiudere i battenti per mancanza di sede. Ma il tanto atteso miracolo è avvenuto: l’Amministrazione Comunale,  a seguito di reiterate richieste da parte del Presidente e del Direttivo, ha consentito l’utilizzo della sede dell’Estramurale Scarlatti (ex E.N.A.I.P.) per svolgere le lezioni e le attività programmate, ripristinando anche l’uso dell’ascensore, indispensabile per gli spostamenti sui tre piani.

Notevoli le difficoltà da affrontare, dalla distribuzione degli spazi al trasporto degli arredi e ai nuovi acquisti, tali da rendere gli ambienti accoglienti per un’utenza avanti negli anni. Ma l’esigenza impellente, la assoluta determinazione  del Direttivo, dei docenti e dei corsisti hanno reso possibile l’impresa: in tempi strettissimi sono state allestite aule e laboratori di pittura, scultura, ceramica, teatro, cucito creativo, cucina.

All’apertura dell’anno accademico i corsisti hanno potuto apprezzare gli ampi spazi, la razionale distribuzione degli stessi, la possibilità di incontrarsi anche solo per confrontare opinioni o per trascorrere il tempo libero giocando a burraco.

Gli iscritti quest’anno sono circa 160 di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, forniti di licenza media, diploma o laurea. Molti prediligono attività pratico-manuali, ma notevole interesse suscitano anche le discipline teoriche.

L’Anno Accademico 2018-19 si è aperto con la rappresentazione di un lavoro teatrale del dott. Nicola De Leo dal titolo “L’ombrello”.

Alla presenza della vicesindaca dott.ssa Monica Montaruli, il gruppo teatrale dell’Università della Terza Età  si è esibito il 14 e 15 dicembre presso l’Auditorium Pio XII  nell’esilarante commedia  su antiche credenze e superstizioni, espressione di una cultura popolare ingenua e credulona, non del tutto scomparsa nei nostri paesi. In un dialetto italianizzato, perciò facilmente comprensibile, la commedia esprime la mentalità semplice di una famiglia modesta che considera l’ombrello una sorta di amuleto, un portafortuna in grado di allontanare influssi malefici e negatività dal contesto familiare.

I riti scaramantici della rappreentazione richiamano inevitabilmente quelli della letteratura e del teatro napoletani. Celebre, ad esempio, la formula antimalocchio pronunciata da Peppino De Filippo nel personaggio di Pappagone: «Aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglio, corna bicorna, capa r’alice e capa r’aglio».

Aprire il nuovo anno accademico con un’iniziativa scaramantica della serie “non è vero ma ci credo” ha un vago sapore propiziatorio che il pubblico divertito ha mostrato di apprezzare. Molto applauditi gli interpreti Pinuccio Altamura, Anna Fracchiolla, Franco Jurilli, Matteo Zanni e Lorenzo Di Terlizzi. Apprezzamenti sono stati rivolti all’autore e regista Nicola De Leo, all’aiuto regista Franca Vendola, allo scenografo Mimmo Scarongella, agli organizzatori e ai collaboratori che si sono impegnati nella realizzazione dello spettacolo.

Anna Fracchiolla, una interprete della commedia, si è espressa in maniera molto positiva nei confronti dell’attività teatrale, un’attività dalla forte valenza aggregante. «Ora che è terminata – ha detto -mi mancano quei momenti di aggregazione che annullano la stanchezza; mi manca quel rapporto umano, sincero che consolida i legami di amicizia. Chi interpreta un ruolo, sia pure marginale, cresce nel rapporto con gli altri».

 E questa è una grande verità in qualsiasi contesto.

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