L’ITET Tannoia prosegue la sua “marcia della legalità”
Nemmeno il freddo pungente e la pioggia battente hanno potuto arrestare l’entusiasmo degli studenti dell’ITET Tannoia di Corato e Ruvo di Puglia, presenti anche quest’anno alla Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia, giunta alla sua ventitreesima edizione. Armati dei loro ombrelli colorati e delle loro mantelle antipioggia, un po’ infreddoliti, hanno marciato per le vie cittadine di Foggia, insieme a tanti altri studenti delle scuole di ogni ordine e grado, pugliesi e non, incarnando quella gioventù meravigliosa, purché dotata di figure di riferimento, di cui ha parlato Don Luigi Ciotti nel suo discorso conclusivo della manifestazione, promossa dall’Associazione Libera. Gli studenti delle classi 2^A e 2^ B- della sede di Corato e 2^A, 2^ B e 4^C/SIA della sede di Ruvo di Puglia, guidati dalle loro docenti in un percorso didattico che li ha portati a riflettere su come non possa esserci libertà senza legalità, per dirla con le parole dell’illustre giurista Pietro Calamandrei, hanno voluto urlare un gigantesco “no” ad ogni forma di corruzione e intimidazione mafiosa che sottrae loro il futuro. La partecipazione di una folta delegazione dell’istituto a questo importante evento si inscrive perciò in un complesso e articolato percorso che gli studenti stanno conducendo dall’inizio dell’anno scolastico, guidati nell’analisi dell’evoluzione storica del fenomeno mafioso, dalla mafia contadina a quella che controllava gli appalti e il traffico di droga, fino ad arrivare ai business più recenti dell’ecomafia, dell’agromafia e della corruzione politica. Un excursus che ha permesso ai giovani di cogliere lo stretto legame esistente tra sviluppo economico del paese e rispetto della legalità. Il loro percorso di conoscenza li ha indotti a individuare nell’ambito della Carta Costituzionale, di cui ricorre quest’anno il 70° anniversario, alcuni dei diritti che risultano più compromessi e negati dalla criminalità mafiosa, quali la libertà d’impresa, il giusto salario, la pari dignità, l’uguaglianza e il diritto all’ambiente. Non è stato perciò difficile per loro comprendere appieno il senso delle parole conclusive di Don Ciotti: “Perché la mafia ha la sua grandezza fuori da sé, e solo una società civile ignorante, indifferente e poco coesa la rende forte”.