L’ING. STASI REPLICA ALLA “FLAMMA ARDENS”: “PORRE FINE ALLA TELENOVELA”
Porre fine alla telenovela e raccontare il vero. Sono gli obiettivi dello scritto inviato alla nostra redazione dall’ing. Michele Stasi sulla questione delle lampade votive.
“Scopo esclusivo – riferisce in una nota – del presente scritto è quello di porre termine ad una querelle che si trascina ormai da tredici anni e che vede, ancora una volta, contrapposti lo scrivente, ex Dirigente del Comune di Ruvo, e l’anonimo interlocutore (già definito ventriloquo) della Flamma Ardens s.a.s. che, a ben vedere, continua a distorcere la realtà storica e documentale riferendo cose, fatti e circostanze, non rispondenti a verità in alcun modo. Tale atteggiamento risulta essere stato, di fatto, implicitamente tollerato e/oavallato dalle non prese di posizione delle diverse Amministrazioni che si sono susseguite a far data dal 2006 e sino a tutt’oggi consentendo alla Flamma Ardens s.a.s. di assurgere, in totale spregio alla demanialità del Pio Luogo e di tutto quanto nel medesimo presente, a proprietaria – o meglio – come la stessa, tramite il proprio ventriloquo ama definirsi, gestore di fatto dell’impianto di illuminazione votiva, attività in essere a far data addirittura dal 1936 come la stessa “voce ventriloquistica” riferisce nel “pezzo” pubblicato in data 23 maggio sulla testata “Ruvo Libera”.
“Gli elementi – prosegue oggetto di fermo dissenso, sui quali non si può tacere e per i quali si continua a sproloquiare riguardano :
- lo “Studio di fattibilità per la realizzazione e relativa gestione di un impianto di alimentazione con energia rinnovabile delle luci votive nel Civico Cimitero di Ruvo di Puglia senza oneri per la Civica Amministrazione”, consegnato in allegato a nota registrata al protocollo comunale n°8417 del 13 maggio 2004;
- l’adozione e successiva approvazione del programma triennale delle Opere Pubbliche riferite al periodo 2005-2007.
Ebbene, relativamente allo studio di fattibilità ci si limita a riferire, in questa sede, quanto riportato a pagina 4 di detto studio al paragrafo III laddove, con riferimento all’impianto di alimentazione ad energia fotovoltaica, si ha modo di leggere quanto di seguito riportato:
<< L’arco temporale di riferimento per le previsioni di tutte le analisi di sostenibilità finanziaria e di convenienza economico-sociale dell’opera può essere fissato in ventuno anni (vita utile media). In altri termini si prevede di realizzare il nuovo impianto nel 2005 e di gestirlo per 20 anni (dal 2006 al 2025).
L’opera sarà sostenuta finanziariamente nella sua totalità dalla “Flamma Ardens” Illuminazioni Votive Cimiteriali s.a.s. di Rita Maria Rossigni, attuale gestore del servizio, acondizione che codesta Civica Amministrazione conceda alla stessa “Flamma Ardens”, ai sensi dell’art. 37 bis e s.s. della Legge n° 109/94 e s.s.m.i., la gestione dell’opera per un arco di tempo utile a far sì che l’unica forma di rientro prevista, e cioè l’introito di canoni a tariffa amministrata, consenta la copertura totale delle uscite>>.
Con riferimento, invece, al programma triennale delle Opere Pubbliche 2005 – 2007 si evidenzia che:
- con delibera di Giunta Comunale n° 276 del 14 ottobre 2004, predisposta e proposta per la Giunta, proprio dallo scrivente, concernente l’adozione del detto programma, era stato inserito, in 24^ posizione, l’intervento “RIFACIMENTO IMPIANTO ELETTRICO CIMITERO” per l’importo di € 180.000,00;
- con delibera di Consiglio Comunale n° 16 del 12 aprile 2015 venne approvato il bilancio di previsione tra i cui allegati era presente anche il predetto programma triennale OO.PP. 2005-2007 riportante, in prima posizione, l’intervento “NUOVO IMPIANTO ELETTRICO CIMITERO” per l’importo di € 180.000,00″.
A ben vedere trattasi di intervento/i diverso/i dallo studio di fattibilità per il quale nel “pezzo” del 23 maggio u.s. pubblicato sulla testata “Ruvo Libera” il ventriloquo indica la cifra di € 150.000,00“.
“Di tutti gli atti – si legge nella nota – sopra menzionati, che l’anonimo della Flamma Ardens pone a disposizione dei cittadini (SUOI utenti) e visionabili presso la propria sede, si forniscono copie-stralcio, in allegato alla presente nota, così che possano essere poste immediatamente a disposizione dei lettori, cittadini anche Suoi utenti. Da ultimo, non certo per importanza, sarebbe opportuno che il ventriloquo riferisca in forza di quali atti amministrativi la “Flamma Ardens”, sia stata autorizzata a praticare “canoni” attualmente in impropria riscossione, visto che l’ultimo atto autorizzativo ne disponeva l’ammontare in € 5,50 per il canone luce annuo, nonché in € 2,07 il canone annuo di manutenzione e così per un totale di € 7,57 annui per utenza. V’è anche da approfondire la modalità di riscossione di detti canoni, sino al 2003 effettuati mediante inoltro di modelli di c/c postali, mentre negli anni successivi anche ed in alternativa mediante il rilascio di ricevute integralmente manoscritte, anche nella numerazione”.
Infine, la replica al pezzo da noi pubblicato in data 10 giugno 2018: “Da ultimo colpisce la protervia con la quale, così come si legge su altra nota della Flamma Ardens, pubblicata sulla testata “RUVESI.IT” del 10 giugno, ci si cela anche dietro “CIRCA 500 FIRME” per richiedere l’estensione dell’attività alle trecento lapidi di cui è corredato il manufatto di recente fatto realizzare dal Comune. Trattasi di richiesta effettuata in totale spregio alle norme statali fissate con il Codice dei Contratti di cui al Decreto Legislativo 18 aprile 2016 n° 50, come modificato dall’ulteriore Decreto Legislativo 19 aprile 2017 n° 56. A ben vedere dei 21 anni di gestione dell’impianto di illuminazione votiva, richiesti nel lontano 2004 mediante lo studio di fattibilità per la realizzazione dell’impianto ad energia rinnovabile, ne sono trascorsi ben dodici, quindi oltre la metà, con l’accomodante consenso dell’Amministrazione Comunale, divenuto tacito con decorrenza post 2006. Ci si augura che abbia fine la “telenovela””.
La Flamma Ardens replica alla nota del sig. Stasi solo per rassicurare i suoi utenti che, oltre a pagare il servizio con le tariffe più basse d’Italia, non sta pagando un centesimo in più rispetto al profilo tariffario del Servizio approvato nell’aprile 2000 (sic!) cui egli fa riferimento, che naturalmente si intende al netto di IVA (22%) e delle spese di ricossione previste nel contratto di concessione: “dettagli” contabili, questi, che il solerte dirigente di numerosi enti locali evidentemente ignora. Infine un consiglio: piuttosto che riscrivere la ‘sua’ storia di dirigente come Napoleone a Sant’Elena, il sig. Stasi si prepari (se gli riesce) a spiegare alla Corte dei conti perché ha privato le casse comunali dei proventi del Servizio per sei anni, provocando –lui sì- danni economici ai cittadini.