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LICEO LINGUISTICO D’AREZZO, IL RACCONTO DELLA MATURITA’ DOPO IL LOCKDOWN NELLE PAROLE DELLA DIRETTRICE GINA MINAFRA E DELLA PROFESSORESSA RITA PAPARELLA

Ci siamo battuti tanto affinché i nostri alunni potessero svolgere l’esame di maturità in presenza, esattamente come tutti gli altri maturandi 2020. Il nostro Liceo – ha affermato la Direttrice, Prof.ssa Gina Minafra – prima di essere un Istituto Scolastico è una grande famiglia in cui tutti remano nella stessa direzione. E’ stata una esperienza drammatica ma ne siamo usciti più forti di prima”.

Ancora nitido nella mente della Direttrice il ricordo del primo suo ingresso nell’Istituto scolastico di Via Massari qualche giorno dopo l’inizio del lockdown. “E’ stata una sensazione tristemente surreale – ha raccontato la stessa alla nostra redazione – c’era un silenzio assordante all’interno della scuola, mancava la vita, la voce dei nostri ragazzi, i richiami dei docenti, il suono della campanella. I corridoi e le aule erano deserte, svuotate, il tempo sembrava essersi fermato, si percepiva soltanto un grande senso di vuoto e di incertezza per il futuro”.

Il vantaggio di realtà scolastiche come quelle del Liceo Linguistico Guido D’Arezzo, come hanno evidenziato la Direttrice Gina Minafra e la Prof.ssa Rita Paparella, risiede proprio nella possibilità di costruire con i ragazzi un legame che va ben oltre il rapporto docente – alunno. “Siamo abituati a chiamare i nostri allievi con il loro nome e mai con il cognome – ci hanno raccontato – conosciamo la storia personale di ciascuno, non appena scorgiamo una piccola discussione tra di loro o qualcosa che turba la loro tranquillità interveniamo immediatamente per evitare che il problema si ingigantisca. Il nostro Liceo è una grande famiglia in cui tutti remano nella stessa direzione”.

L’emergenza sanitaria che ha investito il nostro Paese si è riverberata anche sul modo di fare e di essere scuola. In men che non si dica, si è passati dai banchi ai pc, dai compiti in classe alle interrogazioni in videolezione. Una sfida difficile da affrontare per tutti i componenti del mondo scolastico che, però, come ha raccontato la Direttrice Minafra, ha finito, nel loro caso, per rafforzare ulteriormente legami già solidi. Ed è proprio per tale ragione, che la stessa ci ha tenuto in modo particolare a ringraziare tutti i docenti e il coordinatore delle attività didattiche, Avv. Bonadies.

Sono stati mesi difficili anche per noi docenti – ci ha confidato la Prof.ssa Rita Paparella – nei primi giorni di lockdow, dopo l’iniziale confusione legata alla chiusura delle scuole, ci siamo tuffati in una realtà del tutto nuovo come quella della didattica a distanza. Tuttavia, prima di pensare al programma scolastico da ultimare, la nostra priorità è sempre stata quella di sapere come stessero affrontando i nostri ragazzi una situazione così inimmaginabile, quali fossero i loro pensieri, i loro stati emotivi, le loro preoccupazioni. Prima di trasmettere il sapere abbiamo cercato di infondere loro coraggio e tranquillità, pur essendo noi stessi fortemente turbati dalle immagini di dolore e morte che trasparivano dalle tv”.

Non solo i docenti, ma anche la Direttrice è intervenuta più volte per assicurarsi che tutto andasse per il meglio e che nessun alunno rimanesse indietro rispetto agli altri. “Non sono mancati casi, soprattutto nei primi giorni, in cui alcuni ragazzi erano del tutto bloccati per via della situazione totalmente nuova che si trovavano ad affrontare. – ci ha racconta la stessa – Mi sono ritrovata a dover litigare telefonicamente con alcuni di loro pur di ottenere una reazione, qualcosa che riuscisse a far loro superare quel blocco provocato dalla quarantena e da tutto ciò che da essa derivava. Abbiamo rassicurato quanti di loro erano preoccupati per i familiari lontani da casa e bloccati in altre Regioni, pur avendo noi stessi affetti lontani. Non è stato assolutamente semplice,ognuno di noi, però, ha cercato sempre di dare il massimo”.

Ben presto i docenti si sono accorti, però, che a causa della straordinaria situazione legata all’emergenza sanitaria, la concentrazione dei loro studenti era molto altalenante. “Molti ragazzi erano scossi per quello che stavano vivendo e mostravano difficoltà a concentrarsi. Così – ci ha raccontato la Prof.ssa Paparella – anche noi siamo stati costretti a reinventarci. Abbiamo pensato di dar loro un modo per esprimere la loro creatività e i pensieri che in quel momento attanagliavano la loro mente. La collega di Storia dell’Arte ha proposto ai ragazzi di reinterpretare alcune delle più famose opere artistiche, come “L’urlo di Edvard Much”, adattandole al periodo della pandemia. Per quel che concerne, invece, la mia materia di insegnamento, ovvero la lingua italiana – ha continuato la stessa – ho proposto ai miei alunni di mettersi nei panni di Zeno e affidarsi alle cure dello psicoanalista, Dottor S, confidando alle pagine di un diario il loro modo di affrontare le lunghe giornate di quarantena senza scuola, senza amici e sempre in casa”.

La risposta dei ragazzi non si è fatta attendere. Le opere dagli stessi reinterpretate durante il lockdown sono stata affisse, qualche mese dopo, nella bacheca posta all’entrata del Liceo dove, tutt’oggi, continuano a richiamare l’attenzione di tutti i visitatori, quasi a voler cristallizzare quei lunghi mesi tristi con la speranza che nulla di tutto ciò possa mai ripetersi.

Ma vuole sapere qual è il vero dramma di questa situazione dottore? – si legge in uno degli elaborati più apprezzati dalla Prof.ssa Paparella – Restare fermi, restare fermi è un grosso guaio. Adesso lei si chiederà il perchè di questa mia constatazione ed io potrei tranquillamente risponderle che lo stare fermi potrebbe compromettere la nostra voglia di fare, di produrre, di creare, ma le mentire e non sarebbe quello il vero problema: restare fermi è un grosso guaio perché si ha più tempo per pensare. Quando ci ritroviamo chiusi in una stanza, soli con noi stessi, i nostri pensieri si ingigantiscono e iniziano a martellarci e a rimbombarci ossessivamente in testa. Ogni emozione, ogni sensazione, ogni pensiero sembra essere più vivo e opprimente, quasi insopportabile”.

Dopo la tempesta, però, torna sempre il sereno. E così, dopo non poche difficoltà, docenti, alunni e Direttrice si sono finalmente ritrovati in aula per lo svolgimento degli esami di Stato.

E’ stata dura – ci ha confessato la Direttrice – ma non ci siamo mai arresi. Siamo stati determinati e, quando ormai non ci sperava più nessuno, abbiamo ricevuto alle ore 22:00 la tanto agognata email con la quale ci veniva comunicato che i nostri ragazzi, seppur con qualche giorno di ritardo, avrebbero potuto sostenere l’esame in presenza. esattamente come tutti gli altri maturandi 2020. E’ stato un risultato importante per noi, specie perché quest’anno c’erano anche diversi studenti-lavoratori che attendevano di conseguire il diploma. E’ stata una gioia immensa, un’emozione che ha ripagato, in qualche modo, tutto il lavoro svolto sino a quel momento. Lo meritavano i ragazzi e lo meritavamo noi. E’ la chiusura di un cerchio che doveva necessariamente essere vissuto”.

Forte emozione traspare anche della parole della Prof.ssa Paparella. “Abbiamo vissuto momenti di ansia e di profondo sconforto che ci porteremo sempre dietro – ci ha confessato – tuttavia, veder tornare i nostri ragazzi a scuola ci ha riempito di gioia. Ci siamo emozionati perché, nonostante quanto di brutto accaduto nei mesi precedenti, seppur distanziati e con le mascherine, eravamo lì a goderci l’atto finale di questo lungo e meraviglioso viaggio”.

C’è qualcosa che è mancato, però, a questo felice epilogo? Si, Direttrice e Professori non hanno dubbi. “E’ stato strano, il giorno dell’esame, non poter accompagnare in aula i nostri ragazzi con una mano sulla spalla ad infonder loro sicurezza e coraggio, è mancato terribilmente l’abbraccio conclusivo, la stretta di mano alla commissione. Tuttavia – ci hanno raccontato – non è andato tutto perso. A parlare, infatti, sono stati i nostri occhi ricchi di emozione, i sorrisi che si percepivano anche sotto quelle mascherine che abbiamo imparato ad indossare in questi mesi. Abbiamo accompagnato i ragazzi in questo lungo percorso, sono entrati ragazzini e adesso ne escono adulti. Era necessario vivere quel momento conclusivo per noi e, soprattutto, per loro.

Infine, con una lettera affissa sulla porta dell’aula in cui si sono tenuti gli esami, che in parte si riporta di seguito, la Direttrice Gina Minafra ha voluto accogliere, con parole ricche di affetto, i “suoi” maturandi 2020.

Vi diranno che siete fortunati per questi esami. Niente scritto di matematica, di latino, di lingue…In realtà credo vi abbiano rubato un pezzo di Vita. Quattro mesi relegati d’avanti un PC a sorbirvi una non scuola, ad accontentarvi di amicizie a distanza, a non assistere alle incazzature dell’amico piccioso. Vi hanno rubato gli sguardi tra i banchi, le sghignazzate quando il lacché di turno si esercita con il prof, vi hanno rubato la complicità tra di Voi, l’odore della scuola, il silenzio prima delle interrogazioni , la campanella “salvavita”. Vi hanno rubato l’ultima campanella. Quella che vi avrebbe fatti esultare di gioia e e piangere di ansia, quella che vi avrebbe fatto abbracciare forte forte, quella che avrebbe dato il via libera allo stappo delle bottigliette d’acqua conservate furbamente nello zaino fuori dalla scuola per “rinfrescarvi”. Vi hanno rubato le ultime raccomandazioni dei Vostri Prof che vi hanno supportati e ancor più sopportati in questi anni. Vi hanno rubato il loro sguardo truce e amorevole a seconda del vostro stato d’animo…Non è vero che siete fortunati. Non lo siete affatto. Voi siete gli EROI di questo 2020. Siete la RESISTENZA e allo stesso tempo la RESILIENZA.”

Un esame di maturità iniziato ben prima del 9 luglio, con diverse prove da superare già dai primi giorni di marzo. “Voi siete gli Eroi del 2020 – si legge nella lettera – Il voto di questi esami forse non vi ripagherà di tutti questi sforzi. Sareste tutti da 100 con bacio accademico. Con la mascherina o senza, ma lo meritate forte forte questo bacio. Come il bacio che darebbe ogni mamma. Comunque andrà dopo questa maturità comincia la vostra vita da adulti. Non avrete più i Prof. Che vi faranno da faro nello studio. Vi è stato rubato tanto, tanto in questo mesi. Vi è stato rubato il tempo. Usatelo ora come si usa l’elastico della fionda. Usatelo per amplificare l’amore che provate per le persone che avete dovuto tenere lontano”.

Infine, un invito a coltivare quella fame per il sapere, facendo dello studio, unico e vero baluardo di libertà, una priorità assoluta, in modo da poter affrontare al meglio ogni evenienza.

Forse oggi non vi rendete conto – conclude la Direttrice – ma è lì, nello studio, nel sapere la chiave di svolta nella vita. Quella fatta di successo in tutti gli ambiti. E’ il sapere che dà la conoscenza e con quella potete affrontare tutto. Potete affrontare il mondo che lì fuori vi attende, senza prof pronti a tendervi una mano… Ponetevi lo studio come priorità nella vita. Nella vita non si smette mai di imparare, è vero, ma è anche vero che con un buon bagaglio di esperienze e cultura si può affrontare tutto. Solo lo studio vi rende liberi, ecco perché deve essere la vostra partenza, la vostra priorità. La libertà è un valore, un bene inalienabile e solo con la conoscenza potrete custodirla e difenderla”.

Un pensiero su “LICEO LINGUISTICO D’AREZZO, IL RACCONTO DELLA MATURITA’ DOPO IL LOCKDOWN NELLE PAROLE DELLA DIRETTRICE GINA MINAFRA E DELLA PROFESSORESSA RITA PAPARELLA

  • Evasio Gallo

    Complimenti a tutti gli insegnanti e studenti per il risultato ottenuto dopo mille difficoltà, in particolare alla direttrice Minafra che ha saputo gestire senza mai mollare, per portare a termine un ciclo di studi per i suoi studenti.

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