Libri che salvano l’arte: presentato volume su “Sant’Angelo”. Di Palo: «Nelle chiese ruvesi tesori poco conosciuti»
Saranno destinati alla ristrutturazione dell’altare di Sant’Antonio o – nel caso non si raccolga la somma necessaria per tale operazione – al restauro di alcuni dipinti siti nella chiesa di San Michele Arcangelo, a Ruvo di Puglia, i proventi della vendita del libro “Mi-Ka-El – Chi è come Dio? La chiesa di San Michele Arcangelo a Ruvo di Puglia” (Adda Editore) scritto da Mario Di Puppo, Francesco Di Palo e Angelo Tedone.
Rigore scientifico e passione per la storia della città percorrono le 250 pagine del volume, corredate di un ricco quanto sontuoso apparato fotografico e documentale, in cui è narrata, con stile divulgativo, la storia della chiesa dedicata all’Arcangelo.
Il lavoro, che fa parte della linea editoriale “Leggi la Puglia” del Consiglio Regionale pugliese, è stato presentato lunedì 20 agosto nel corso dell’apertura straordinaria del Museo Jatta promossa dal Mibac e realizzata dal Polo Museale della Puglia. La presentazione presso il Museo di Piazza Bovio è la seconda data del ciclo di incontri dedicato alla diffusione dell’opera, nell’ambito di un progetto, a cura della Pro Loco di Ruvo di Puglia in collaborazione con il Consiglio Regionale, che valorizza tradizioni e cultura del territorio, come ha sottolinato il presidente Unpli Rocco Lauciello.
Il convegno, moderato vivacemente da Francesco Picca, direttore della Casa della Cultura e della Pinacoteca Comunale, è stato introdotto da una lezione di mitologia e arte nei secoli nella quale Mimma Gattulli, segretaria generale del Consiglio Regionale della Puglia, con inediti accostamenti tra il Vaso di Talos e il Narciso di Caravaggio, tra San Michele Arcangelo ed Eracle, ha legato audacemente divinità, eroi a santi, angeli e artisti attraverso il mito in cui si inserirebbe, peraltro, la nascita del complesso di San Michele Arcangelo, fondato – secondo la leggenda – da San Giovanni II, vescovo ruvese, che partecipò ai riti e ai miracoli micaelici nella Grotta del Santuario sul Gargano.
Dello sviluppo del complesso micaelico ruvese si legge nel saggio di Mario Di Puppo che parte dalla figura di San Giovanni II, della cui effigie rimane un lacerto sull’affresco laterale del transetto della Cattedrale di Ruvo di Puglia, e giunge ai fasti barocchi del tempio attuale.
Di Puppo ha consultato 787 volumi conservati nell’Archivio di Stato a Trani e ha analizzato i Protocolli notarili che partono dal 1500 al 1799: testimonianza di tale lavoro sono le 316 note bibliografiche dell’autore che consentono a cultori della materia e a ricercatori universitari di risalire direttamente e agevolmente ai documenti. Il giovane architetto e ricercatore, che si è avvalso anche di apparecchiature sofisticate come il laser scanner per il suo contributo, ha parlato, facendo analisi comparative con edifici sacri del circondario, dell’evoluzione del tempio dalla edificazione dello stesso, nel 1449, voluta dagli Orsini sino a quella della prima metà del Settecento a cura dei Frati Minori Osservanti, su progettazione dell’ingegnere Saverio Fatone de Salustrio e con il contributo dello stuccatore Giacinto Gentile. Di Puppo si è soffermato soprattutto sulla bellezza ed eleganza delle cappelle commissionate dalle famiglie di nobili e notabili della comunità ruvese che intendevano definire, anche attraverso l’arte , la rilevanza del proprio potere.
E proprio i complessi rapporti tra potere temporale e religioso del luogo sono approfonditi nel saggio di Francesco Di Palo che individua in essi la forza propulsiva all’edificazione della nuova chiesa dei Minori Osservanti. La volontà di affermare il prestigio di un casato e dell’ordine francescano si manifesta nella commissione di affreschi – si pensi al ciclo francescano nel convento attiguo alla chiesa e attribuito a Michelangelo Capotorti da Di Palo per le analogie col ciclo francescano del Convento di San Bernardino a Molfetta firmato dallo stesso – e di sculture come le opere dell’andriese Brudaglio. La volontà di affermare il potere e del prestigio di un casato si esprime anche nel possesso di sacre reliquie, acquistate da pellegrini provenienti dalla Terra Santa o da misteriosi mercanti in grado di dimostrarne l’autenticità con certificati. Il contributo di Di Palo ha aperto anche una finestra sulla possibilità di rendere fruibili al pubblico preziosi reperti di arte sacra conservati nelle teche delle chiese ruvesi come, per esempio, il ricco ostensorio del XVIII secolo, conservato in Cattedrale, portato nelle più solenni processioni.
Nel suo saggio, infine, Angelo Tedone opera un focus sul culto a Sant’Antonio da Padova che spazia dall’analisi sulla ricca iconografia nelle chiese ruvesi alla narrazione di miracoli e grazie con un’attenzione alla ricca aneddotica che circonda la devozione al Santo come nel caso della edificazione della chiesa degli immigrati italiani a Buffalo (New York) dedicata al Patavino.
Le conclusioni sono state affidate a un’entusiasta Elena Silvana Saponaro, direttrice del Museo Jatta, da sempre convinta che gli spazi museali debbano accogliere eventi culturali, fruibili da tutti, tesi alla valorizzazione e diffusione della storia e della cultura di un territorio.
Il volume “Mi-Ka-El – Chi è come Dio? La chiesa di San Michele Arcangelo a Ruvo di Puglia” è disponibile presso l’Infopoint di Ruvo di Puglia (via Veneto 44-48).