Formazione

Lezioni di legalità nel ricordo di Rosario Livatino, simbolo di giustizia e coraggio contro la mafia

“Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanti siamo stati credenti, ma credibili”. Sono queste alcune delle parole più note pronunciate da Rosario Angelo Livatino, il più giovane magistrato d’Italia assassinato a soli 38 anni dalla mafia siciliana. La sua storia è stata raccontata ai tedoniani dal sacerdote don Salvo Casà in un incontro denso di emozioni, in occasione della presenza a Ruvo della reliquia del Beato: una camicia intrisa di sangue indossata dal magistrato nel giorno del suo assassinio.
Livatino è stato un mirabile esempio di legalità e di dirittura morale, sempre coerente con gli ideali di giustizia, impegno civile e libertà, da lui incessantemente perseguiti durante la sua carriera nella terra di Agrigento, dilaniata dalla presenza di un alto tasso di criminalità organizzata, alle cui regole violente e omertose il giovane magistrato si è sempre opposto con coraggio e rigore morale.
Prezioso e ricco di senso l’intervento del Procuratore della Repubblica di Trani Renato Nitti che ha messo in scena la dichiarazione rivisitata di un pentito di mafia, rilasciata nel 2016 presso la questura di Bari, per offrire alle studentesse e agli studenti uno spaccato di vita vera, privo di retorica, teso a dimostrare quanto la Mafia e la criminalità siano insinuate e radicate nella società anche in piccoli atti di disinteresse, nelle forme di silenzio o di omertà di fronte alle ingiustizie, piccole o grandi che siano.
Nell’invito finale rivolto alle ragazze e ai ragazzi a “fare della propria vita un capolavoro”, a farsi carico della responsabilità delle proprie scelte, a non smettere mai di studiare e informarsi, ad avere il coraggio di esprimere sempre la propria opinione e, se necessario, il proprio dissenso, è racchiusa la lezione più autentica della cultura della legalità che proprio nella scuola deve trovare il suo terreno più fertile, nell’esercizio della cittadinanza attiva, nella cura e nell’ascolto dell’altro,per crescere davvero come Comunità educante.

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