Lettera aperta di Vito Scarongella: “Distributori di carburante, settore dimenticato dal Governo”
Riceviamo e pubblichiamo:
Sono Vito Scarongella (il secondo da sinistra nella foto in copertina, scattata prima che entrassero in vigore i DPCM del Governo, ndr) di Ruvo di Puglia, il 21-11-2020 festeggeremo cinque anni di attività, purtroppo ai tempi del Coronavirus. Gestisco un punto vendita carburanti con annesso bar, tabacchi, ricevitoria e piccolo ristoro sulla ex statale 98, attuale S.P. 231 Bari-Foggia.
Abbiamo rilevato quest’attività nel 2015, mentre seguivo il quinto anno delle superiori, ma per gli orari e la notevole intensità del lavoro non sono riuscito a frequente neanche i corsi serali ai quali mi ero iscritto. Ci credevo parecchio in questo progetto, alla fine si è rilevato riuscito. Questo doveva essere l’anno di qualche soddisfazione personale, dopo tutti i pagamenti per l’apertura. Quest’attività è stata la mia vita, sono qui dalle 13 alle 14 ore al giorno: mentre i miei coetanei il sabato pomeriggio si dedicavano all’aperitivo io magari ero in ufficio a fatturare la settimana passata. Spesso pranzo in piedi, non c’è tempo per spostarsi neanche di dieci minuti. Questo lavoro mi ha formato il carattere e la personalità, non c’è dubbio. I primi rapporti con i dipendenti, le prime tasse, il primo contatto con il lavoro vero e proprio, diciamo che sono partito già al massimo.
Abbiamo subito due furti, tanti tentati, clienti insoluti, pianti e risate; e ora la seconda ondata di Coronavirus!! Nel bar la determinazione di questi anni si sta trasformando in disperazione, la gente non accetta il fatto di bere il caffe all’esterno, nonostante tutte le precauzioni. Il lavoro in generale è calato di oltre il 50%, se si vendevano 50 panini al giorno in media, oggi, in alcuni casi massimo 10. Aspettiamo con ansia il ritorno alla normalità per poter mostrare il sorriso a tutti i clienti. Sempre ottimisti, se non lo siamo noi giovani…
Cinque anni di successi, e di difficoltà. Siamo cinque collaboratori attualmente al lavoro su questo punto vendita e in futuro ho grandi progetti per ampliare i servizi e di conseguenza il personale… ma in questa situazione lo stato d’animo vi fa rimanere con le mani legate in balià di non si sa cosa. Non ho dubbi, passeremo anche questa, in questi anni abbiamo messo solide basi, e sicuramente non ci spaventa combattere per raggiungere i nostri obbiettivi. Non è mai facile avviare un’attività, soprattutto se con molti servizi come la nostra e su questo territorio, ma non ho mai pensato di abbandonare la nostra terra nè tanto meno me ne pento anzi, ripeto, voglio ancora investire, perché credo in quello che faccio e amo il nostro Sud.
Per la questione carburanti invece, che rappresenta in Italia ancora oggi un settore strategico sia per gli addetti diretti che per lo Stato con le sue entrate erariali, questo è avvantaggiato dal fatto che in Italia la merce si sposta ancora molto su gomma, circa 85%, a fronte del 70% della media europea. Io giovane gestore di carburanti, come già detto, ho inziato a 19 anni, non ho ereditato questa attività, e sapevo per certo che da quel momento in poi mi sarei rimboccato le maniche e avrei lavorato a testa bassa, ma non potevo immaginare che uno stato non avrebbe minimamente tutelato il mio lavoro, vista l’importanza che ricopre per l’economia nazionale. Vi riporto dei dati: in Italia siamo quasi 24.000 punti vendita (Fonte UTF) e più di 30.000 addetti diretti (Fonte ISTAT 2017), il settore carburanti contribuisce ogni anno a generare quasi il 4% del prodotto interno lordo, incassiamo 26 miliardi di accise a cui si deve aggiungere l’imposta sul valore aggiunto.
Con questa premessa non chiedo che lo stato sostenga il mio reddito fino alla pensione, ma semplicemente io e i miei 30mila colleghi ci sentiamo penalizzati su vari fronti, illegalità diffusa, ricavi molto bassi (0.027 pro litro), compagnie non più petrolifere ma che guardano solo al profitto spremendo il gestore fino all’ultimo centesimo. Il 2020, con tutte le sue difficoltà è stato il colpo di grazia e ulteriore conferma della nostra invisibilità agli occhi dello stato. Per me e i miei colleghi neanche una parola è stata spesa nel Decreto Ristori della scorsa settimana. Pertanto chiediamo l’intervento dello Stato per poter tutelare i rapporti economici tra gestore e “compagnia” e di poter accedere agli aiuti previsti, avendo subito ingenti perdite di fatturato (35% rete ordinaria e 70% rete autostradale), per effetto della limitazione alla circolazione, all’attività scolastica in presenza e al lavoro in smart working. Con un piccolo sforzo potreste aiutare 30mila addetti a ritrovare la serenità, a rimettere in moto la macchina che contribuisce garantire la mobilità ai cittadini Italiani. Un pensiero anche a chi intono a un punto vendita di carburante al dettaglio ha creato il suo lavoro, venditore di lubrificanti, profumi, accessori auto…
Non facciamo sparire la figura del gestore di carburanti, figura indispensabile in quel punto vendita in città o in sperduta campagna, che saprà come accoglierci, saprà già “quanto” mettere, darci ricovero e tanto altro. Grazie.