Attualità

Lettera aperta di un lettore: “Ai tempi del coprifuoco, quella notte di S Silvestro, in piazza Castello”

Lettera aperta di un cittadino ruvese dal titolo “Ai tempi del coprifuoco, quella notte di S Silvestro, in piazza Castello” che racconta quanto accaduto poco dopo la mezzanotte in Piazza.

Piazza Castello.

Nei pressi del ”cuore” della città.

Ai tempi del Coronavirus. Ai tempi del coprifuoco. Il Paese è tutta zona rossa in questi giorni di festa…
Si avvicina la mezzanotte che ci porterà al nuovo anno. Ma già da subito si scatena l’inferno. Gruppi di balordi e giovani senza mascherina, per un’ora abbondante, accendono bombe carta, fuochi d’artificio. Si fa fuoco, si impazza con forza e baldanza… La piazza che, oltre alla progettata,anonima, bruttezza, è una selvaggia cassa di risonanza, è attraversata da scorribande di gruppi di giovani e ragazzi che,correndo, fanno a gara a chi è più bravo a far detonare grossi petardi sempre più violenti. E si ha paura. Si osserva straniti quanto sta accadendo e si cerca una pattuglia di vigili, carabinieri, un qualcuno, insomma, che possa far rispettare una certa sicurezza pubblica, e le disposizioni del Decreto Natale, o figurare, quanto meno, con la sua presenza, da possibile deterrente. Niente! Si prova, allora, a telefonare alla stazione dei vigili urbani. Niente! A quella dei carabinieri… che rimanda al numero di emergenza… Ma anche qui nessuna risposta…Si prova più volte… La piazza è totalmente sguarnita, inerme di fronte a quella follia.. Si dice,anche, che  qualche pattuglia gironzoli per il paese. Ma sarebbe scarsa e totalmente insufficiente senza anche un un articolato e più ampio personale di servizio, senza intelligenti presidi! Insomma senza un efficace,ampio,strategico coordinamento tra le forze, senza una preventiva istituzionale cabina di regia per la città! Che manca! Solo a guerra quasi finita sopraggiungono in piazza tre,quattro vetture della Metronotte che, però, si fa presente, è e funziona come un istituto di vigilanza srl, soggetto privato, che, non investita di alcuna forza pubblica, non può intervenire più di tanto. Sono loro, con la loro generosità, con la loro presenza, istituzionalmente non dovuta, a mettere in fuga qualche balordo. Sono, in un certo senso, loro gli eroi di questo tragico e assurdo S.Silvestro.
Siamo ai tempi del Coronavirus. Ai tempi del coprifuoco. Dei distanziamenti sociali. Ai tempi delle mascherine. Delle emergenze. Il Paese è tutta zona rossa e si muore che è una ”bellezza”.
Si dirà, ora, che ”si” sapeva che sarebbe successo, e ”si” doveva e ”si” poteva prevenire con un opportuno,coerente piano. Sempre la solita impersonale saggezza dei ”si ” del giorno dopo…
Ma, allora,alcune domande sono d’obbligo.
A chi sarebbe spettata la responsabilità di garantire, in qualche modo, e almeno per le zone della città più frequentate ed esposte alle facili scorribande (e piazza Castello lo è, cavolo se non lo è!), quel minimo di sicurezza e di ordine pubblico?
Chi avrebbe dovuto far rispettare le disposizioni nazionali ai tempi del coprifuoco (dalle ore 22 del 31 dicembre alle ore 7.00 del 01 gennaio), ai tempi delle zone rosse? Avrebbero dovuto forse, per magici automatismi, essere semplicemente i cittadini da sè, una società tutta che, spesso, conformisticamente, appare, nei più, chiusa in sé stessa, stantia, sorda alla legalità,culturalmente e umanamente ”disattenta” e pavida? O non avrebbero dovuto essere, soprattutto e in primo luogo, le locali istituzioni?
E perché,allora, non provvedere, da subito, a un opportuno,”intelligente”, strategico, ampio e tempestivo piano di coordinamento tra le forze dell’ordine e di sicurezza (e non solo)…?
O non provvedere, per esempio, con opportune disposizioni e ordinanze, alla chiusura di alcune o altre ”sensibili” vie o piazze del paese, a cominciare dal ”cuore” della città, dalla nostra piazza principale, che più di ogni luogo, per la sua vuota ampiezza, per il suo osceno,anonimo grigiore, per le sue molteplici linee di fuga, si presta ad essere un facile luogo di impunite scorrerie? Non si può pensare che questa piazza, per la sua progettata, scandalosa configurazione, per il suo essere stata pensata come un ”naturale” non-luogo, senz’anima, sia deputata a diventare sempre più un funzionale sfiatatoio, una specie di sentina della città, un’altra periferia.
O forse,ancora, si sperava o si pensava che le disposizioni nazionali, il senso civico, il timore di possibili multe o quant’altro, potessero agire da forti deterrenti alle azioni più sconsiderate di alcuni nostri cittadini?
 Sono domande stanche e retoriche, queste….
Personalmente rifiuterò, per me, l’espressione ”sono indignato!”(fin troppo abusata, questa espressione, da un diffuso modo di dire sempre più vuoto,fatuo,insipido,accomodante).
Dirò, invece: sono vilipeso e ferito come cittadino…
Perciò:
Incazzato!
Arrabbiato!
Offeso!
Umiliato!
Impotente!
Infinitamente triste come cittadino…
Chiedo scusa, perciò, per i balordi, per tutte le inadempienze, per il non vedere e il non sentire, per il non parlare, per il non denunciare precise responsabilità da parte, soprattutto, di chi può e dovrebbe, per le nostre diffuse,quotidiane, acquiescenze e viltà, per i nostri conformismi e compromessi partigiani, per il nostro essere costantemente, moralmente rintanati.
Chiedo scusa a chi è stato solo quella notte e ha avuto paura, solo nella vita che sente come oscura minaccia e acuta offesa.
Chiedo scusa a chi, con quella persona che mai più sarà, ha perso tutto…
Chiedo scusa alle tante vittime…
Chiedo scusa a chi non c’è più… a chi non ce l’ha fatta…
E’ tardi.
 Facciamo ora un po’ di silenzio, per favore.
N. C.
cittadino

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