LEONARDO LAUCIELLO: LA FUGA DI UN CERVELLO RUVESE E LA SUA ESPERIENZA COL CANCRO
La storia di Leonardo Lauciello è la trama di un vissuto comune a molti. Quanto meno nel principio.
Succede assai di frequente, infatti, che i sogni, le ambizioni di un giovane diplomato siano talmente ingombranti da dover prendere rotte lontane dal porto sicuro che la famiglia, la casa, gli amici, il quartiere, il paese d’origine hanno rappresentato fino a quel momento.
È un po’ ricominciare da zero, con tutta la strizza che quel nuovo calcio d’inizio inevitabilmente si tira appresso.
Perché quando metti un semino nel terreno, sai per certo che gemmerà?
Bella domanda!
E così, inseguendo le sue chimere e con quella fottuta paura che tutto potesse finire in una bolla di sapone, Leonardo gioca d’azzardo sul suo futuro. Si lascia Ruvo alle spalle e ricomincia tutto da zero. Casa nuova. Amici nuovi. Quartiere nuovo. Città nuova. Vita nuova, completamente nuova.
È a Bologna che, come un segugio dal fiuto infallibile, il sognatore vi annusa il terreno fertile dove sotterrare fiducioso quel semino carico di aspettative.
L’università, non senza sacrifici, gli spalanca sin da subito prospettive nuove, vivaci e culturalmente stimolanti.
La laurea in Bio Tecnologie non si fa attendere. Il treno, con le sue 40 fermate intermedie, arriva in stazione con la precisione di un orologio svizzero. A 24 anni Leonardo è già dottore, con all’attivo pure un’importante esperienza maturata all’estero. Ginevra, infatti, lo accoglie nel periodo di stesura della tesi dove svolge ricerca sulle malattie infettive.
Che fortuna. Quel semino ha gemmato. La pianta cresce rigogliosa e con la laurea sbocciano precoci per il neo dottore possibilità formative fuori porta di tutto rispetto: un Dottorato di ricerca nell’ormai familiare Ginevra.
Ma per quanto affascinato dalla ricerca, Leonardo non punta al mondo universitario. Nel suo mirino ambizioso v’è l’azienda.
Ecco che allora, contestualmente al post doc in università, consegue una specializzazione in Business Development e subito si affaccia la possibilità di uno stage di sei mesi in un’azienda di Losanna cui, purtroppo, non segue l’assunzione.
Nulla è perduto, però! Chi dice che quando “Si chiude una porta, si apre un portone” racconta una santa verità. Non passa molto tempo, infatti, che per Leonardo si spalancano le porte della multinazionale F. Hoffmann – La Roche di Basilea nella quale trova finalmente realizzazione.
Non è più direttamente al bancone a fare esperimenti, ma occupandosi di aree terapeutiche molto ampie che vanno dall’immunologia alle malattie infettive, dall’oncologia alle malattie rare, gli si richiede anche la conoscenza di tanta letteratura scientifica.
Leonardo è felice. Integrato. Il parlare in modo fluente l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo e l’italiano, ovviamente, gli consente di inserirsi in una fitta rete lavorativa e amicale che lo appaga alla grande.
E poi pratica yoga, tiene corsi di fitness in palestra. È iperattivo.
Una storia a lieto fine diremmo tutti. Chi non invidierebbe il suo percorso? A 35 anni stringe nel palmo della sua mano quella manciata di sogni belli per cui è valsa la pena ricominciare da zero.
Ma quando meno te l’aspetti, quando sei lì con l’indice a sfiorare finalmente il cielo, quando ti senti onnipotente, forte, nel fiore dei tuoi anni e delle tue chimere, una scure minacciosa piomba improvvisa sulla sua vita e crollano tutte le certezze come se per anni avessi costruito il tuo bel castello sulla sabbia.
È una minaccia dal nome impronunciabile, che, per le conoscenze acquisite negli anni, te ne riconosci addosso i tratti. Dietro, lo spettro di una malattia che fa spavento persino pronunciare: il CANCRO.
“Non voglio cambiare piani per te” sembra urlare Leonardo a quel mostro che lo vuole mettere al tappeto. Con gli effetti della chemio in corpo, va al lavoro, in palestra, non cambia di una virgola la sua routine. I capelli ricresceranno. Le ferite si cicatrizzeranno. Il sorriso sarà di nuovo autentico. Ne è convinto Leonardo.
Ma, poi, di fronte alla durezza della malattia, crolla. Le attività quotidiane si fermano e con la rivelazione sui social del momento difficile che vive cerca conforto in una virtualità che gli si manifesta umana.
Concluse le terapie, il sole è tornato a spendere. Il cielo di nuovo azzurro e la pianta presto porterà nuovi frutti.
Dopo chemio e radio, Leonardo racconta così sui social la sua esperienza:
“Dopo circa sei mesi dalla diagnosi di cancro, oggi i trattamenti, il dolore, il cattivo umore, sono finalmente finiti! Ma questi sei mesi hanno anche significato tanto bene, tanto sostegno, tanti bei ricordi di persone che sono state con me nei momenti più bui, e tanto amore – compreso trovare l’AMORE. Non ricorderò questi mesi come il peggior momento della mia vita, ma come il tempo che ho dovuto rallentare durante il mio viaggio in macchina e mi sono ritrovato a guardare il bellissimo paesaggio della vita”.