Religione

L’EDITORIALE DI “LUCE E VITA”: “LA DONNA NELLA CHIESA DI OGGI”

L’editoriale di questa domenica del settimanale diocesano “Luce e Vita” è firmato da sr. Mary Melone – Istituto Francescane Angeline Rettore Pontificia Università Antonianum.

Nella Chiesa si assiste oggi ad un innegabile impegno per promuovere il riconoscimento dell’apporto delle donne alla costruzione quotidiana del vissuto ecclesiale. A tale riconoscimento si associa sempre più autorevolmente la richiesta di garantire ad esse anche un vero e proprio ruolo di responsabilità. Su questa linea è impegnato anzitutto papa Francesco, che fin dall’inizio del suo pontificato non ha esitato a proclamare con una innegabile forza la necessità di «allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa» (EG 103).
La sua posizione si pone in continuità con il magistero precedente: Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris presentò l’accesso delle donne alla vita pubblica come un vero e proprio segno dei tempi. Così pure il Concilio Vaticano II assicurò i presupposti di un rinnovamento profondo dell’atteggiamento ecclesiale verso le donne riconoscendo la soggettualitá e la ministerialitá dei fedeli laici come essenziale per la missione della Chiesa.
Un ulteriore passo in avanti fu compiuto nel 1988 dalla lettera apostolica Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II, in cui si trova la netta affermazione della pari dignità di uomo e donna che, proprio per la loro complementarietà, sono immagine della comunione trinitaria.
La considerazione della donna nella Chiesa chiama in causa sempre una determinata visione antropologica ed ecclesiologica, in cui il cristianesimo ha saputo introdurre un novum di incredibile portata. Se infatti l’AT è ancora fortemente condizionato da una considerazione discriminante della donna, posta comunque in una condizione di sottomissione religiosa, politica e morale nei confronti dell’uomo, la prassi di Gesù di Nazareth, al contrario, introduce un elemento di novità dirompente affermando di fatto l’assoluta uguaglianza tra uomo e donna e il rifiuto di ogni discriminazione, che si manifesta, tra l’altro, nella possibilità concessa anche ad alcune donne di seguirlo nella sua attività di rabbi itinerante.
L’affermazione dell’assoluta uguaglianza di tutti i cristiani e il superamento di ogni discriminazione tra i sessi si fa particolarmente evidente nel battesimo. A differenza dell’ebraismo, infatti, in cui l’iniziazione riguarda solo gli uomini, per i cristiani il battesimo è dono per tutti, come per tutti è anche il dono dello Spirito e la partecipazione al corpo e sangue di Cristo.
Questa innegabile emancipazione della donna assicurata dalla novità evangelica si radica evidentemente in una visione precisa dell’atto creativo di Dio, secondo quanto affermato in Gen 1,27: «maschio e femmina li creò, a immagine di Dio». Spiega ad esempio papa Francesco: «non solo l’uomo preso in sé è immagine di Dio, non solo la donna presa in sé è immagine di Dio, ma l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione… l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna» (Udienza generale del 15 aprile 2015).
Alla luce di queste feconde acquisizioni, ci si potrebbe legittimamente chiedere quali siano le prospettive concrete che si aprono oggi alle donne nella Chiesa. Bisogna tuttavia precisare, come presupposto di partenza, che le donne in realtà non attendono che qualcuno faccia loro spazio nella Chiesa, quasi per concessione…: le donne sono pienamente consapevoli di essere Chiesa tanto quanto gli uomini!
Ciò su cui tante donne oggi si interrogano più o meno silenziosamente è lo spazio lasciato alla loro responsabilità. Non sono i posti gerarchici di comando la meta agognata: questa in fondo sarebbe solo una finta parità. Ciò che si desidera realmente è una Chiesa in cui la voce delle donne sia considerata non con degnazione o con sommaria benevolenza, ma con attenzione, una Chiesa in cui le donne siano riconosciute soggetti di parola, perché la loro voce sia davvero rilevante per l’edificazione della Chiesa. Le donne nella Chiesa da sempre si fanno carico di molto lavoro in ambito pastorale, formativo, educativo, assistenziale; molte donne, soprattutto religiose, sono in prima linea in paesi dilaniati dalla guerra o da profonde ingiustizie sociali; a volte, in questi paesi, sono le religiose l’unica presenza della Chiesa nel territorio. Si potrebbe dire che nella Chiesa “in uscita” prefigurata dal Papa le donne sono già avanti, sono alle frontiere. Quanto incide questo enorme patrimonio pastorale nella riflessione della Chiesa, lì dove si prendono decisioni, dove si vuole riflettere sulla reale condizione della Chiesa?
Questi pochi cenni vogliono solo far intuire le grandi prospettive che si aprono dinanzi alla considerazione del rapporto donne e Chiesa. Si tratta, in altri termini, di camminare seriamente in direzione di una Chiesa sinodale e comunionale, dove a tutti i membri è assicurata corresponsabilità e partecipazione.
In questo cammino noi donne siamo certo più affaticate nel definire il nostro spazio, ma anche più fortunate perché dalla nostra parte c’è Maria che, non va dimenticato, è più importante di tutti gli apostoli!

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