L'EDITORIALE DI "LUCE E VITA": "Un sussulto di umanità"
L’editoriale di “Luce e Vita” di questa settimana è firmato da Anna Salvemini e Alessandro Binetti.
In tempi in cui il virtuale si sovrappone al reale fino a soppiantarlo e in cui la distanza della non relazione sembra avere la meglio sulla prossimità, anche la Vita rischia di perdere i suoi connotati propri e irrinunciabili che ne fanno un elemento decisivo dell’incontro e della relazione con l’altro dal suo concepimento sino al tramonto.
Pertanto il legame fra Misericordia e Vita non viene spontaneo.
In una umanità ferita e che porta ferite profonde, tale binomio, oggi più che, mai trova una rinnovata attualità proprio nel farsi memoria dell’essenziale, e di un essenziale che rischia di perdersi: il fatto cioè che la misericordia si traduce nell’incontro di volti, nel concreto discernimento dei bisogni del corpo e dell’anima, nella storia quotidiana, nei gesti, nelle parole, nella capacità di relazione, di ascolto e attenzione, nel prendersi cura di sé e dell’altro.
In questi tempi difficili, richiamare l’attenzione su tale binomio significa cogliere l’arte dell’incontro, come arte della relazione, come arte del vivere, ma significa soprattutto sollecitare un sussulto di umanità per non permettere al cinismo, alla barbarie e all’indifferenza di avere la meglio.
Diventiamo sogno di Dio quando applichiamo la Misericordia che non sia intellettuale, parolaia, ma che operi nel concreto, senza divenire sdolcinati, accondiscendenti, ipocriti, bensì che si tramuti in attenzione personale, sociale, politica, nella relazione con sé stessi, con l’altro, in famiglia, nelle relazioni fra gli Stati, in politiche sociali e familiari più attente ai bisogni degli ultimi.
In tal caso, “il sogno di Dio diventa metodo quando si impara a custodire la vita dal concepimento al suo naturale termine” (dal Messaggio, 10-11).
Non è facile. Non è spontaneo. Non prendiamoci in giro. In alcuni casi non è il risultato della nostra predisposizione umana, dei nostri calcoli e della nostra.. “etica del bilancino”.
Siamo come il fratello maggiore della Parabola del Padre misericordioso: ancora non ci sembra giusto quel banchetto per colui che ha sbagliato.
Ma “contagiare di Misericordia significa affermare che è la misericordia il nuovo nome della Pace” (dal Messaggio, 11-12) perché se tu la vivi si diffonde un effetto benefico sulla tua famiglia, sulla tua vita professionale, e così via, simile ad onde che vanno lontano.
La misericordia può far rifiorire la Vita solo se si tramuta in un abbraccio, in un arrendersi al divino, al trascendente, come quando si riceve un dono inaspettato, che non si merita.
Ma d’altronde non si può pensare ad una misericordia senza correzione fraterna, in nome di un insopportabile e sterile buonismo; ci si può sforzare nella correzione reciproca che non giudica, non rinfaccia gli errori e che non sia, al contrario, frutto di un insopportabile e sterile rigorismo. Infatti, ha ricordato Papa Francesco, «giustizia e misericordia non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà perché la misericordia è la giustizia più grande” e ti ricorda che tu sei parte di questa Vita e che la Vita è Conoscenza, Compassione, Amore.
“Alla sera della Vita, saremo giudicati sull’Amore” (S. Giovanni della Croce).