L'EDITORIALE DI "LUCE E VITA": "UMILTA' E CARITA' NELLA TRADIZIONE DEL PRESEPE
L’editoriale di questa settimana di “Luce e Vita” si intitola “Umiltà e carità nella tradizione del presepe” ed è firmato da Vincenzo Sparapano.
Umiltà e Carità: sono i valori che tutti i battezzati sono chiamati a vivere nello spirito dell’Avvento di Nostro Salvatore Gesù Cristo. Sono valori che facilmente si possono cogliere contemplando un semplice presepe e che formano i capisaldi della formazione umano-spirituale di qualsiasi cristiano in cammino e, perché no, anche dei giovani in discernimento affidati al Seminario Minore della nostra diocesi. Ogni anno i ragazzi e giovani del seminario mettono a disposizione il loro tempo per realizzare il presepe di comunità. Quest’anno, nella realizzazione del presepe, abbiamo accolto l’aiuto dell’Associazione Italiana “Amici del presepio” con sede in Giovinazzo: un’associazione che ha lo scopo di mantenere viva la tradizione del presepio, soprattutto promuoverlo e diffonderlo elevandone l’aspetto qualitativo-valoriale studiandone ed evidenziandone gli aspetti storici, religiosi, artistici, tecnici ed etnografici. Per cui questa associazione, oltre ad aiutare i nostri giovani a realizzare il presepe di comunità, ha allestito un’esposizione di presepi nel nostro seminario diocesano che è aperta al pubblico e visitabile dal 5 Dicembre 2016 al 22 Gennaio 2017.
Fare il presepe da parte dei Cristiani non è soltanto un rito consuetudinario fine a se stesso, ma in sé ha dei valori che gli sono propri. Gli occhi degli osservatori che contemplano una natività ricevono dei messaggi di grande portata. In realtà ogni elemento del presepe risulta essere significativo benché narra qualcosa: sia esso un valore o una storia.
A nostro avviso due sono i valori più importanti che il presepe trasmette in virtù dello stretto nesso che lega l’elemento artistico al mistero dell’incarnazione.
Innanzitutto l’umiltà. Si contempla il nostro Salvatore, il Re-Messia, non collocato in un palazzo reale di pregiata e lussuosa fattura, bensì in una “spartana” e umilissima mangiatoia. Il senso comune non accetterebbe affatto che il Figlio del Padre Onnipotente nascesse in questo “squallido” luogo. Invece il Vangelo ci dice che è avvenuto proprio questo. In realtà ciò stride con il modo di pensare del “mondo”, perché per quest’ultimo le persone notorie devono avere uno stile di vita adatto al successo: auto di lusso, palazzi sfarzosi, notevole dose di boria, accessibili soltanto alle alte cariche o mediante “migliaia di richieste firmate”, magari anche con uno sguardo altezzoso per rimarcare costantemente la linea di demarcazione che divide il soggetto da tutti gli altri. Per il “bambinello” non è così perché chi si fa “ultimo”, chi si fa quanto e come un bambino è degno del Regno dei Cieli.
La carità è l’altro valore cristiano che il presepe, nel dinamismo del mistero dell’incarnazione, trasmette all’uomo. La carità traspare dalla scena dei magi che portano ed offrono i doni a Gesù e soprattutto dalla motivazione che sottostà a tutta la scena della natività, ovvero dalla motivazione che ha spinto il Padre a mandare il Figlio sulla terra come «Pane vivo disceso dal cielo»: Gesù nasce uomo sperimentandone tutta la fragilità fino alla sofferenza e alla morte per risanare l’uomo stesso e renderlo degno di essere intimamente accolto nel suo corpo. Gesù nasce per essere “spezzato” e “condiviso” per portare l’umanità alla vita eterna.
Un gesto arduo quello di Gesù, ma che ci insegna a vivere da Cristiani, perché il credente in Cristo è chiamato, nella sua condizione di vita, ad offrirsi per l’altro, a donarsi e a lasciarsi consumare seminando germi di vita eterna.