L’EDITORIALE DI “LUCE E VITA”: “TRA IL BENE E IL MEGLIO SCEGLIERE L’OTTIMO”
L’editoriale di “Luce e Vita” di questa settimana è firmato da don Vincenzo Sparapano, rettore del Seminario diocesano.
Soprattutto i più grandicelli sono stati abituati, certamente nel passato, a vedere per strada una numerosissima fila di giovani con un abito tutto nero, chiamato talare, che come i soldatini di piombo passeggiavano lungo le strade di Molfetta, soprattutto nei pressi del porto e il viale Pio XI. Erano dei giovani che stavano valutando la possibile scelta di consacrare la propria vita a Cristo e alla Chiesa. La maggior parte di essi portava a compimento la formazione diventando presbitero, in parole più povere: il prete. Ma, come tutte le cose belle, prima o poi finiscono. Certo un numero rilevante di sacerdoti creava sicurezza, ogni chiesa aveva il suo sacerdote. Ma le cose nel mondo cambiano e anche le vocazioni sono influenzate dai cambiamenti. I seminari oggi sono sempre meno popolati e dunque i preti diminuiscono. E forse diminuiscono anche i matrimoni, ma anche i religiosi e così tutte quelle scelte mature e adulte che permettono di spendersi interamente per qualcuno. Mentre tanti seminari diventano case per campiscuola, strutture polivalenti, bed&breakfasts per mancanza di giovani che vogliono mettersi in cammino, a Molfetta in Piazza Garibaldi c’è un Seminario Minore dove si stanno formando nove ragazzi adolescenti in cerca della propria gioia di vita. Un seminario minore nella nostra Diocesi? Ma è fantastico! Direi merce rara oggi. Ma ciò che è raro va valorizzato, coltivato, promosso. È facile dire «tanto i seminari minori li stanno chiudendo, è inutile spendere energie». L’aria di disfattismo non permette di promuovere la nostra comunità. Occorre spirito di entusiasmo, voglia di iniziativa, sogni ad occhi aperti. La storia della comunità la possiamo fare noi e non soltanto essere spettatori di un film il cui nastro viene meccanicamente girato.
La giornata del Seminario, che si tiene il 20 Gennaio, serve proprio a questo: a dare voce alla nostra comunità che chiede attenzione, cura e tanta voglia di crescere. In questo giorno i seminaristi offrono, nelle parrocchie di origine, una loro frizzante testimonianza sulla esperienza di giovani in cammino. In tutta la diocesi si prega per loro durante le celebrazioni eucaristiche nelle quali si raccolgono dei fondi per sostenere le iniziative dedicate ai seminaristi e per creare sempre più un ambiente fisico più accogliente e a misura di ragazzo. Sono convinto che voi lettori sarete generosi nel sostenerci a vario titolo. Investiamo insieme sul futuro della nostra Chiesa, siate corresponsabili di una sfida che chiede ad ognuno di voi di sognare e sperare che le guide nelle nostre comunità cristiane non vengano mai meno.
Il 27 gennaio invece, con la nostra frizzante comunità, ci recheremo nella Parrocchia Santa Lucia in Ruvo per celebrare con il nostro Vescovo la Messa comunitaria alle ore 10.00. Volete conoscere la nostra comunità? Non sapete chi sono i seminaristi? Non avete idea di cosa sia un cammino vocazionale? Allora cosa aspettate? Vorrà dire che ci incontreremo in quella mattina! I nostri ragazzi non vedono l’ora di presentarvi questa nostra grande famiglia che si chiama Seminario, attraverso uno stand che creativamente stanno preparando e che mostreranno al termine di un breve countdown.
Sicuramente la nostra comunità è in piedi grazie a tante persone che hanno creduto nell’importanza del seminario: amici del seminario, sacerdoti, educatori, insomma persone che a vario titolo ci hanno aiutato e che continuano a sperare in noi. Ma credo che ci sia una persona in particolare che merita un ringraziamento speciale: è il nostro Vescovo, che ripone pienamente fiducia nel nostro seminario. Prova schiacciante ne è il fatto che spesse volte ci sorprende venendo in seminario per un saluto, per chiedere come stanno i seminaristi, per raccogliere qualche arancia e, perché no, anche per fare una partitella a scacchi! La lettera pastorale che ha scritto per questo anno lascia pensare ad un pastore che ha a cuore la nostra comunità nella quale si opera – attenzione alla parola “strana” – il discernimento spirituale e vocazionale. Il Vescovo lo definisce «un’arte indispensabile per fare scelte giuste nella propria vita». È proprio questa la traccia formativa che in quest’anno guida i nostri ragazzi in cammino: l’ascolto che permette di leggere in modo profondo l’autentico significato della vita e che porta a compiere delle scelte. Sì, avete capito bene, scelte! Oggi questa parola fa facilmente terrorizzare i giovani del nostro tempo, infatti la decrescita di matrimoni e numero di seminaristi può essere il sintomo di una carenza di coraggio nello scegliere. Ma davvero questo è il mio partner? Davvero l’ordinazione può rendere la mia vita piena? E se poi mi trovo male? Meglio provare prima, no? Per quanto tempo? Ecco le domande che mettono le manette alle mani e ai piedi di una vita che non riesce a spiccare il volo e dunque a non decidersi per una scelta di non ritorno che condiziona per sempre l’esistenza individuale. Ma torniamo a leggere le righe scritte dal vescovo nel formato opuscolo tascabile con la copertina rosso bordeaux: Mons. Cornacchia, a proposito di scelte dice «a prima vista potrebbe sembrare utile scegliere, tra due cose, la migliore. Siccome, però, ciò che è buono oggi potrebbe non esserlo più domani, tra il bene e il meglio bisogna scegliere l’ottimo». Dunque scegliere l’ottimo significa avere come criterio non il successo, la notorietà, la fama, il potere, ma l’amore. Una scelta fatta per amore è degna di essere chiamata scelta ottima, una scelta che identifica la propria vita come un dono da consegnare all’a/Altro.
Come dite? Mi state chiedendo se io abbia fatto una scelta ottima? Se la mia vita è un dono? Chiedetelo ai seminaristi in questi giorni. Loro vi saprebbero rispondere. Io vi dico soltanto che i nove seminaristi in questa stagione della mia esistenza sono la ragione della mia vita.