L’editoriale di “Luce e Vita”: “Ricominciamo a fare scuola”
Senza troppi convenevoli, settembre ha bruscamente fatto irruzione nelle nostre vite, presentandosi come un leggero e innocuo abbassamento di temperatura, tale da farci alzare il lenzuolo sopra al naso.
Abbiamo rimandato tutto a settembre e ora che è qui non sappiamo come gestire quella serie di insicurezze messe da parte per tutta l’estate, decidendo di dimenticare il lockdown a ritmo di reggaeton. Perché questo è sempre stato il mese delle certezze, del ritorno alla solita e noiosa routine di sempre, dell’inizio dell’anno scolastico fatto di impegni e studio. Ma questa volta è un rientro anomalo.
In TV diverse sono le proposte: il Ministro Azzolina vuole garantire spostamenti più veloci adottando banchi con le rotelle; il Comitato Tecnico Scientifico afferma che la mascherina non è necessaria se mantenuta la distanza di sicurezza, ma poi precisa che la mascherina potrà essere imposta dall’autorità sanitaria in base al trend epidemiologico; Andrea Gibelli (Associazione Trasporti) chiede che i pullman abbiano il 75% della capienza e non più il 50% perché non è possibile attingere a così tanti mezzi di trasporto pur di garantire la distanza. E ancora «I ragazzi entreranno ad orari scaglionati», «Verrà misurata loro la temperatura e in caso di febbre verranno isolati», «Stiamo provvedendo ad una nuova applicazione per fronteggiare un’ipotetica nuova emergenza, così da poter continuare con la didattica a distanza».
Nessuno sa davvero come muoversi, pare di essere in una bisca, pronti a scommettere tutto quello che abbiamo. Eppure la scuola deve ricominciare, come ogni settembre. È così faticoso riprendere la penna in mano: le lettere escono a tratti, con una calligrafia strana, da prima elementare; tutte quelle versioni di latino e quegli esercizi di matematica chiedono di essere svolti, ma il massimo che si può fare è aprire i libri e fissare il muro nel tentativo di autoconvincersi a studiare, questa volta per davvero.
Non tutti gli studenti reagiscono allo stesso modo sapendo che a breve ritorneranno tra i banchi di scuola. Qualcuno è ancora nella fase di negazione, qualcun altro si è fatto prendere dall’ansia di studiare, qualcun altro ancora non vede l’ora di vivere una parvenza di quotidianità con i soliti compagni e professori. Ci sono ragazzi preoccupati di recuperare il programma non svolto nei mesi che vanno da marzo a giugno e c’è chi non sa come (e se) recupererà le insufficienze prese l’anno scorso. I meno coscienziosi si augurano nuovamente la didattica a distanza, il lockdown, non comprendendo che significherebbe mettere definitivamente in ginocchio l’Italia, che già a stento cerca di rimettersi.
Anche il MSAC non si ferma: si ripropongono quegli appuntamenti che sono pilastri del movimento, integrando iniziative che mirano alla formazione di studenti forti, appassionati, coscienziosi ed entusiasti.
Noi non abbiamo paura di settembre, anzi, non vediamo l’ora di ricominciare a far scuola!
équipe diocesana
Movimento Studenti di AC