E’ Mons. Cornacchia a firmare l’editoriale in occasione del numero natalizio del settimanale “Luce e Vita”.
«Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita». (Leone Magno, papa Disc. 1 per il Natale, 1-3)
Carissimi,
faccio mie le parole di San Leone Magno per farmi vicino a ciascuno di voi e sussurrare, con animo lieto, il mio augurio di pace in questo tempo in cui gioiamo per la nascita di Gesù, colui che viene per mostrare al mondo il volto di Dio Padre. Se ci pensiamo è proprio Lui, il Signore, a rispondere di persona all’eterna domanda dell’uomo: “Dov’è Dio?”. Una domanda che sale dalla terra al cielo soprattutto quando sperimentiamo una sua apparente assenza in quelle circostanze tragiche che costellano la storia e la geografia dei nostri vissuti.
Nell’anno che si conclude non sono mancate, infatti, situazioni di dolore che hanno ferito le nostre città e la comunità più ampia: penso alla tragedia ferroviaria sulla Corato-Andria e al grave prezzo di vite umane, al terremoto in Centro Italia, agli attentati che si propagano in Europa e nel mondo, alle vite umane che continuano ad essere sepolte nel mare nostrum, o ancora alla terribile situazione di guerra in Siria e nelle altre zone del mondo, poco registrate dalla cronaca… Per non parlare delle tragedie piccole e grandi che si consumano nelle famiglie, della povertà e della carenza di lavoro che mette spalle a muro sempre più persone…
Difficile dire, come Leone Magno, in queste circostanze che “Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne”. Eppure proprio in questi momenti occorre una forte testimonianza di noi, testimoni di Gesù Cristo, nato-morto-risorto, per far sì che “nessuno sia escluso da questa felicità”. Tocca proprio a noi, Cristiani, mostrare che «Dio, quello vero, c’è!», che quel volto misericordioso si manifesta nei tratti delicati del Bimbo di Betlemme come in quello sfigurato del Crocifisso-Risorto di Gerusalemme; nelle belle raffigurazioni dei presepi – il cui valore artistico, simbolico ed evocativo resta sempre attuale – ma ancor di più nel volto di ciascuno di noi, soprattutto di chi è più provato dalla vita. Lo ricorda anche Papa Francesco nell’incipit del messaggio per la 50a Giornata della Pace: «Auguro pace ad ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinché l’immagine e la somiglianza di Dio in ogni persona ci consentano di riconoscerci a vicenda come doni sacri dotati di una dignità immensa. Soprattutto nelle situazioni di conflitto, rispettiamo questa “dignità più profonda” e facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita».
Carissimi, è il primo Natale che ho la gioia di vivere tra voi e, accanto alle fatiche delle nostre famiglie, delle comunità parrocchiali e delle città, ho sperimentato la gioia di vedere anche la ricchezza di generosità, di accoglienza, di disponibilità, di autentica fede che anima tanto le singole persone – clero, religiosi, laici – quanto le comunità intere. Di questa testimonianza sono grato a tutti e a ciascuno perché mi fa sentire ogni giorno ben accolto, confortato e coadiuvato nel mio ministero di Pastore.
Rivolgo il mio augurio fraterno agli ammalati, agli anziani, ai carcerati, a quanti talvolta smarriscono il senso della vita. Auguri alle Autorità civili per un servizio sempre disinteressato a servizio del bene comune.
L’augurio che faccio a questa Comunità cristiana è che insieme riusciamo a mostrare il volto di Dio, soprattutto quel volto misericordioso che nell’anno giubilare appena concluso abbiamo potuto meglio contemplare. Gli “Auguri scomodi” che don Tonino ci porgeva quand’era qui tra noi, non possono rimanere un aforisma per belle citazioni, magari rivolte ad altri, quanto piuttosto una provocazione a ciascuno perché converta il proprio stile di vita, improntandolo alla sobrietà, libero da condizionamenti e da perbenismi che opacizzano il vero volto del Cristiano e della Chiesa e impediscono di guardare negli occhi l’altro, il vicino, il più bisognoso, per riconoscerne “la dignità immensa” e fare in modo che questa sia esaltata.
Auguri, allora, carissimi tutti!
Il Signore Gesù si è fatto piccolo per trovare un angolo, anche minimo, nel nostro cuore, per coabitare i nostri giorni. Tocca a ciascuno fargli spazio!
Buon Natale!
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