L’editoriale di “Luce e Vita”: “Le parole (non) sono pietre Il manifesto di Assisi”
L’editoriale di “Luce e Vita” di questa settimana è firmato da Luigi Sparapano.
Si è svolto il 6 ottobre scorso ad Assisi il seminario Le parole non sono pietre sulla Carta di Assisi, manifesto del giornalismo delle buone pratiche promosso da Articolo 21 e Sacro Convento di Assisi assieme a Federazione nazionale della stampa, Usigrai, Ordine dei giornalisti e Tavola della Pace.
Nella sua relazione, Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, ha illustrato i contenuti e il senso della Carta, un’alleanza tra quanti credono nell’accoglienza e nei principi della Costituzione. “Bisogna passare da indignazione all’azione – ha sottolineato Giulietti – La Carta di Assisi sarà strumento non solo dei giornalisti ma di chiunque operi nella comunicazione”.
Come giornale diocesano e ufficio comunicazioni sociali facciamo nostro questo decalogo; ne faremo oggetto di studio nel prossimo laboratorio degli animatori della comunicazione. Ma vogliamo esortare tutti coloro che, sui social, hanno modo di esprimere le proprie opinioni a far tesoro della loro libertà. Anche in una comunicazione spontanea, soprattutto nei commenti che seguono a post giornalistici o individuali, si consumano comportamenti inadeguati, si colpiscono persone e si scade non raramente nella volgarità che non fa onore a chi scrive, in primis, e che lede la dignità di chi ne è vittima. Non abbiamo bisogno di insultarci, di inveire, di guardare dal buco della serratura, di scorgere le pagliuzze nell’occhio altrui.
Anche la denuncia di oggettive (o presunti tali) ingiustizie deve passare attraverso il filtro della buona educazione, della salvaguardia della dignità della persona. Occorre sempre un discernimento e la facilità del mezzo non deve indurre alla facilità del giudizio. Aggiungerei che non tutto quello che frulla in mente è pubblicabile, non è assolutamente necessario dover condividere anche le parole e le immagini dei nostri affetti, non ci è richiesto, se non da un subdolo istinto narcisistico.
Quindi un appello a tutti e a ciascuno che sentiamo di dover fare sempre più nostro.