L'editoriale di "Luce e Vita": Condividere il sogno di Francesco per attuarlo
L’editoriale di “Luce e Vita” è firmato di Onofrio Losito.
É passato piuttosto sotto silenzio il discorso che Papa Francesco ha tenuto parlando ai leader europei arrivati in Vaticano per assistere alla cerimonia del Premio Internazionale Carlo Magno, che gli è stato conferito per il suo “impegno a favore della pace, della comprensione e della misericordia in una società europea di valori”.
Parlando dell’identità Europea papa Francesco ha sottolineato come essa è, ed è sempre stata, un’identità dinamica e multiculturale, in aperto contrasto con le diverse politiche nazionali di chiusura delle frontiere per paura del diverso. Di qui il sogno di Papa Francesco di uno slancio nuovo e coraggioso, per una “rinascita” del “sogno” europeo, da attuarsi attraverso un nuovo umanesimo fondato sulla capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare. Occorre ripensare ad un’Europa giovane, “capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita”. Un’Europa dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile. Un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti”.
Un sogno che può essere reso possibile attraverso una cultura del dialogo che permetta di ricostruire il tessuto sociale, attraverso un “apprendistato”, che ci aiuti a riconoscere l’altro come un interlocutore valido; come un soggetto da ascoltare, da considerare e apprezzare.
In quest’esercizio dialogico nessuno può limitarsi ad essere spettatore né mero osservatore. Tutti devono essere parte attiva nella costruzione di una società integrata e riconciliata. Questa cultura è possibile se tutti partecipiamo alla sua elaborazione e costruzione. Tutto questo esige “la ricerca di nuovi modelli economici più inclusivi ed equi, non orientati al servizio di pochi, ma al beneficio della gente e della società”. Occorre passare da un’economia che punta al reddito e al profitto in base alla speculazione e al prestito a interesse, ad una economia sociale che investa sulle persone creando posti di lavoro e qualificazione.
Questo discorso pronunciato pochi giorni prima delle dimissioni del Sindaco di Molfetta, mostra quanto lontani si è nell’esercizio e nella ricerca di questa cultura del dialogo. Senza entrare nel merito delle vicende, peraltro abbondantemente rese note dalla stampa locale, emerge come tali dimissioni siano il frutto di una oggettiva difficolta a fare sintesi di atti e percorsi politici condivisi per il raggiungimento del bene comune della Città da parte della maggioranza di governo. Assenza di sintesi che cela segni evidenti del prevalere degli interessi personali su quelli collettivi.
Purtroppo, come spesso accade, la gran parte dei cittadini resta inerme non comprendendo tutti i complessi e lunghi passaggi che portano alla crisi di una amministrazione. Ne discende una sconfitta per la credibilità della stessa politica che stenta a decollare per razzolarsi in miopi giochi di interesse.
Compito della Chiesa e dei Cristiani è quello di andare incontro alle sconfitte, sofferenze e ferite dell’uomo, portando nel mondo la presenza forte e semplice di Gesù ed abitando tra gli uomini. Presenza che si realizza solo attraverso uomini e donne che, vivano il Vangelo senza cercare altro. Testimoni autentici cioè, radicati nel tessuto sociale e politico capaci di ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici della citta, della nazione e dell’Europa, così come auspicato nel sogno di Papa Francesco.