Religione

L'editoriale di "Luce e Vita: "Adotta un ragazzo…qualche considerazione"

L’editoriale di “Luce e Vita” è firmato da Susanna De Candia e parla delle relazioni interpersonali impoverite dai social network, a proposito del portale “adottaunragazzo.it”.
“Il sito Adottaunragazzo.it, attualmente pubblicizzato sulle nostre reti televisive, è un social network francese di incontri, attivo già da quattro anni (un francese su dieci è registrato, per un totale di 5,7 milioni di iscritti); in Italia conta sei mila iscritti, nel giro di un mese circa.
Chi si iscrive diventa “prodotto” (se si tratta di uomini) o “cliente” (nel caso di una donna). Gli uomini compilano una sorta di scheda tecnica, che le donne valutano, selezionano e mettono nel carrello; sono le donne che cominciano una chat con il “prodotto” che più le interessa ed è tutto anonimo, ovviamente.
Le considerazioni in merito all’ideazione di questo social sono molteplici, ma procediamo con ordine.
Partiamo dal nome del social network: Adottaunragazzo. Di primo impatto il termine “adotta” non farebbe pensare a nulla di meschino, ma quando si scopre a quale meccanismo fa realmente riferimento, l’uso di quel verbo diventa assurdo, per quanto moralmente (e forse pubblicitariamente) più accettabile, soprattutto se lo spot passa sulle reti nazionali. Eppure, l’adozione è una cosa seria, il cui significato viene svilito e svuotato in questa scelta lessicale.
I termini “prodotto” e “cliente” rispettivamente per “uomo” e “donna”. Commercializziamo anche le relazioni? Qui non si tratta di permettere alla donna di esercitare il proprio “potere d’acquisto”, ma consentire a esseri umani di mercificarsi o, come qualcuno scrive nei forum in rete, “cosificarsi”, che è anche peggio. Poi parliamo di dignità. Sappiamo reclamarla quando ci conviene, ma siamo i primi a svenderla e a spogliarcene quando di mezzo ci sono possibilità di intrallazzo sessuale (altro che amoroso). C’è da chiedersi dov’è finita la virilità degli uomini, che accettano di compilare una “scheda tecnica” su se stessi per mettersi in vetrina. E davvero si crede di poter ribaltare l’idea della donna-preda, solo permettendole di poter attivare per prima la chat? Sembra piuttosto un gioco di ruolo che chissà se realmente diverte chi accetta le regole o nasconde dietro la leggerezza dei nuovi mezzi di comunicazione una tristezza esistenziale di fondo.
Le richieste delle donne sono assurde e ridicole: cercano uomini seri (su un social network anonimo!), virili ma sensibili, generosi e simpatici. Moltissime cercano relazioni durature. Come se dietro uno schermo non fosse così semplice inventarsi un’identità così vicina alla richiesta da allontanarsi quasi del tutto dalla sincerità. Per non parlare del fatto che abbiamo tanto svilito luoghi e occasioni di relazione ed incontro (vedi i nostri gruppi associativi e parrocchiali) dove maturavano e crescevano rapporti seri e adesso non sappiamo più dove e come ricrearli.
Gli iscritti al sito in Italia hanno un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, la fascia giovane e prorompente, quella “matura”, capace di costruire legami stabili. 
Allora forse c’è più di un problema di fondo: cosa spinge tanta gente a ricercare approcci virtuali? Mancanza di tempo, delirio di possibilità di conoscenze variegate, facilità a rimuovere o ignorare “elementi” poco interessanti o molesti? Diminuzione dell’importanza dei rapporti umani, che – si sa – richiedono tempo per nascere e svilupparsi (oltre che costanza, impegno e rischio)? È davvero possibile scegliere qualcuno da conoscere come se stessimo sfogliando un catalogo di accessori? Che ruolo ha l’amore nella vita di chi si iscrive a questi social, ma, prim’ancora, che considerazione si ha di se stessi una volta che si entra nel gioco? Possibile che persino le nostre relazioni debbano volatilizzarsi o sostanziarsi di virtualità? Esistono modelli educativi in grado di ridurre la diffusione di queste pratiche? Possibile che la solitudine sia arrivata a tali livelli?
Siamo in un momento storico in cui tutto sembra lecito (di certo la Tv e le sue offerte non aiutano), le possibilità di contatto sono davvero infinite e c’è un bisogno di evasione alla base di tante scelte (relazionali e non), per cui i confini del giusto/non giusto sono fin troppo incerti. Senza considerare le possibilità di guadagno economico in tutto questo giro di “adozioni”.
Ma l’idea alla base di Adottaunragazzo è anche peggio degli speed date (dove perlomeno ci si guarda in faccia) o di chi frequentava disco pub per “rimorchiare” o di “Uomini e donne” (che al confronto è più “umano”). I cocktail offerti sono roba sorpassata, i bigliettini dei camerieri con il proprio numero di cellulare reperti preistorici. «E va bene così: senza parole…» cantava Vasco Rossi. Ma forse è ancora possibile spendere qualche parola in merito, ci proviamo con quelle di James Joyce: «La vita è come un’eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii»… e di persona, hai più possibilità di capire e farti capire. Donne e uomini, usate il cervello, se il cuore vi sembra troppo da favola Disney”.

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