Religione

L’EDITORIALE DI “LUCE E VITA”: “148 MILIONI DI EURO GIOCATI TRA MOLFETTA RUVO GIOVINAZZO E TERLIZZI”

L’editoriale di “Luce e Vita” lancia una riflessione sui 148milioni di euro complessivamente giocati nelle città della diocesi.

Nello scorso mese di giugno l’Agenzia Dogane Monopoli ha pubblicato i risultati relativi alla Ripartizione del Giocato, dell’Erario e delle Vincite per tipo di gioco e canale di Vendita in tutti i Comuni italiani. L’indagine ha riguardato una gamma molto ampia di gioco-scommesse, dai più comuni Lotto e SuperEnalotto alle scommesse ippiche in agenzia, al’ippica nazionale, le scommesse sportive a quota fissa, al VLT (Video Lottery Terminal), al Winforlife, il Comma 7 (biliardo, flipper e apparecchi similari), AWP (apparecchi elettronici che erogano vincite in denaro), le lotterie istantanee, l’Eurojackpot.., i concorsi pronostici sportivi fino ad arrivare alle lotterie tradizionali, in base alle attività presenti sul territorio del singolo comune interessato.
I risultati emersi dall’analisi dei Comuni della nostra diocesi sono più che allarmanti. Evidenziano in modo inequivocabile la presenza di un cancro, quello del gioco e delle scommesse, purtroppo ben radicato, le cui metastasi si sono propagate capillarmente e silenziosamente nel nostro tessuto sociale.
Sono i dati a far scaturire questa riflessione (tenendo conto del diverso numero di abitanti). Molfetta è in testa alla classifica delle scommesse con i suoi € 70.050.877,87complessivi investiti nelle giocate e ben 8.007.229,38 destinati a rimpinguare l’Agenzia ereariale. A seguire il Comune di Terlizzi con i suoi € 32.239.335,23 di giocate di cui ben 4.094940,52 destinati all’Erario. Ancora, Ruvo di Puglia con i suoi € 25.591.663,84 di giocate di cui € 3.249.549,85 da destinare all’Erario. Infine il Comune di Giovinazzo con i suoi € 18.209.967,13 di cui 2.173.528,55 da destinare alla Agenzia erariale.
Se si considerano questi valori alla luce della quantità di tempo spesa per compiere ogni singolo gioco, il dato diventa ancor più impressionante.
Una ulteriore considerazione merita l’analisi del Giocato poichè dalla somma totale si deve detrarre, oltre alla ritenuta di base per l’Erario, una ulteriore trattenuta sulla vincita (elevata dal 6% di poco tempo fa al 10%) e la percentuale destinata agli esercenti per l’aggio, ossia il loro guadagno per l’installazione delle macchine, le spese di gestione etc…
Gli interventi per contrastare questo fenomeno, ormai divenuto una vera e propria piaga sociale in tutto il territorio nazionale, sono stabiliti in primis dall’Autorità stessa che attraverso una serie di normative statali e regionali, regola l’installazione di apparecchiature o la vendita di coupons nei luoghi pubblici, soprattutto nei pressi di edifici scolastici al fine di tutelare il più possibile i minori. Un caso sintomatico si è verificato in uno dei nostri Comuni dove una mamma, allarmata da strani atteggiamenti del proprio figlio, lo ha scoperto a giocare subito dopo l’uscita della scuola, nei locali da gioco situati troppo vicini all’Istituto scolastico. Di qui la segnalazione alle autorità competenti per l’infrazione delle normative vigenti da parte dell’esercente. A tal proposito, occorre aggiungere che si sta diffondendo una campagna di sensibilizzazione dei mass media, rivolta proprio ai gestori di queste apparecchiature e giochi in senso lato, al fine di contrastare in termini concreti questo fenomeno.
Coloro i quali finiscono nel vortice della ludopatia sono spesso disoccupati, precari, padri, madri perfino, in cerca di occupazione, nel disperato tentativo di sbarcare il lunario attaverso investimenti alla loro portata, ma che finiscono invece per impoverirsi ancora di più. Di qui si innesca un rapido meccanismo di assuefazione che finisce per mettere in crisi e annientare l’intero nucleo familiare. Grande, infatti, è la percentuale di divorzi e di separazioni tra i ludopatici, quando non si arriva a un atto legale vero e proprio, con gravi effetti sulla vita familiare. Instabilità affettiva, mancanza di serenità, povertà economica, isolamento sociale, logorano le dinamiche familiari, danneggiando inesorabilmente i rapporti coniugali e la crescita sana dei figli, privati della gioia di vivere “in famiglia”. Spazio per i rapporti umani, per affrontare le problematiche della routine scolastica e non, non ce n’è più. La famiglia con tutto ciò che di bello rappresenta naufraga.Tutto è assorbito dalla smania del gioco che come un morbo tutto distrugge.
Pertanto i danni subiti dallo Stato sono ingenti sia dal punto di vista sociale che economico. Innanzitutto, il fallimento familiare, le problematiche relative a separazioni, ai problemi comportano una sensibile perdita da un punto di vista sociale, in termini di benessere e di qualità di vita. Proiettate nel futuro, queste problematiche diminuiscono la potenzialità di formare cittadini attivi e responsabili, capaci di operare in una società sempre più dinamica e competitiva. Inoltre, i costi riguardanti la cura di chi decide di curarsi da questa patologia sono davvero onerosi, poichè richiedono l’intervento di un pool di esperti specializzato. Alla fine i costi che lo Stato deve sopportare per risanare questa piaga sono superiori alle sue entrate.
Come risolvere questo problema? Una possibile soluzione la suggerisce un esercente della Campania (narrata nella trasmissione A sua immagine Rai1).
Questo esercente ha rinunciato ad ospitare le apparecchiature per il gioco, a seguito di un episodio accaduto sotto i suoi occhi in una giornata qualunque. Riferisce infatti di aver visto un papà negare al figlioletto un cornetto per la colazione pur di non rinunciare alla giocata della sua slot machine. Lo sguardo di quel bambino si è rivelato per lui più eloquente di mille prediche: è stato per lui un richiamo diretto alla sua coscienza fino ad allora cieca, avvolta nella spirale di un guadagno facile e cospicuo. Gli occhi di quel bambino hanno gridato il diritto ad avere un papà capace di tenerezza, di coccole, di attenzione nei suoi confronti, spariti chissà quando o forse mai ricevuti! In quell’attimo epifanico, la svolta! Il desiderio di cambiare, il coraggio di “rientrare in sè” per dare un giusto senso alle cose e alle persone, abbandonando quell’attività certamente redditizia, ma a spese di vite umane. Si è trattato per lui di rinunciare sì, ma per far spazio a qualcosa di più grande e di più bello rappresentato dal riconoscimento della grandezza della dignità e del valore di ogni persona, soprattutto dei più piccoli.
Possa la sua esperienza costituire un esempio da imitare sempre di più, che permetta a tanti poveri disperati di riqualificarsi nella loro dignità di uomini liberi, di padri, di madri, di figli riammessi a vivere una esistenza non surrogata, ma autentica, vissuta in tutte le sue forme ed espressioni.

 

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