L'EDITORIALE DELLO SPECIALE DI "LUCE E VITA": "L'Amore non potrà finire"
Intenso editoriale di “Luce E Vita” a firma di Luigi Sparapano, pubblicato in occasione della cerimonia funebre di Mons. Amato.
«E chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica».
Facciamo nostre le parole di Paolo VI, pronunciate in occasione della morte di Aldo Moro, per dare voce al nostro stato d’animo, oggi. Abbiamo intensificato la nostra preghiera, ci siamo affidati agli amici che abbiamo in cielo, alla Vergine Maria; abbiamo stretto ancor di più i nostri legami, ci siamo aggrappati a ogni barlume di speranza per la salute di don Mimmo Amato, di questo prete buono, saggio, disponibile e amico. «E tu non hai esaudito la nostra supplica».
«Ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la vita. Per lui, per lui».
I misteri imperscrutabili di Dio chiedono silenzio ed accoglienza.
Tu stesso, carissimo don Mimmo, ci hai detto e scritto che “dagli avvenimenti l’uomo non può prescindere, anzi deve lasciarsi istrui-re senza avere la pretesa di istruire Dio e dire come Egli dovrebbe governare il mondo”.
Crediamo in un progetto di vita temporale entro il quale spendiamo e raccogliamo quanto di meglio è dentro e fuori di noi. Possiamo seguirne l’ispirazione, assecondarne le sfumature, a volte cambiarne il percorso, ma conoscerne la scadenza no. E quel tempo che ci sembra tolto, in realtà è reso alla vita. Serve a restituire onore e bellezza a quanto un individuo ha fatto di sé e per gli altri. Onore e bellezza che possiamo ampiamente restituire a quanto hai fatto di te e per noi, laici di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi e laici sparsi in Italia che hanno incrociato il tuo volto e la tua parola.
Eccoci qua, don Mimmo, a porgerti un saluto che, con tono e parole diverse, avremmo voluto riservare per altra circostanza che tutti aspettavamo e avevamo motivo di aspettare. Il tuo lungo trentennio sacerdotale si è composto di tante sfaccettature che delineano il volto di un prete, totalmente prete, profondamente prete.
E proprio perché tale, sei stato capace di sollecitare, riconoscere, accompagnare, valorizzare e spronare la nostra vocazione di laici. Non è il caso di richiamare in questo momento quale impulso tu abbia dato al laicato della diocesi, soprattutto nella fase di unificazione ai tempi di don Tonino, lavorando più direttamente come assistente dell’Azione Cattolica, presente in ogni circostanza, prefigurando scenari, caldeggiando la disponibilità all’impegno, alla responsabilità, alla maturazione di una vocazione – quella laicale – che non è minore. Da parroco, poi, hai accolto e valorizzato l’esperienza scautistica quale proposta di maturazione umana e cristiana anche per quanti non vivono nello stretto giro delle nostre parrocchie. Poi l’impulso dato alle confraternite, all’associazione degli imprenditori, ai laici dell’Ordine del S. Sepolcro, all’Opera Pia…
E così la preoccupazione per un impegno sociale dei laici, l’autonomia delle scelte politiche, la passione per i temi forti che hai saputo alimentare anche attraverso le pagine di Luce e Vita. Già, Luce e Vita, questa grande eredità che hai ricevuto da Mons. Negro e portato avanti con competenza per 17 anni, facendone un laboratorio di pensiero qualificato, che non hai mai mancato di sostenere ed apprezzare anche in questi ultimi anni.
Ti sei preoccupato di tenere vivo il senso autentico del Concilio e della sua visione di laicità, mettendoci in guardia da un subdolo, latente e comodo rischio di neoclericalismo. Ti sei arrabbiato, ed eri simpaticamente coreografico nelle tue agitazioni, quando intravedevi fughe in avanti o battute d’arresto.
In ogni circostanza, per ogni dubbio, per ogni perplessità, siamo venuti da te, certi della tua singolare capacità di mediazione e di azione.
E verremo ancora ad attingere al tuo pensiero, racchiuso nei tuoi scritti.
Ora, proprio da laici, che vivono il lavoro, la famiglia, gli affetti, rivolgiamo un pensiero delicato e una carezza affettuosa ai tuoi cari, e ancor più intensamente alla tua cara mamma Rosa, che sentiamo anche un po’ nostra, e che con papà Vincenzo ti ha concepito quasi 55 anni fa’, ti ha partorito nel dolore, ti ha generato alla vita e accompagnato al sacerdozio, orgogliosa di te, e ora ti riconsegna prematuramente al Padre dei cieli. Preòccupati di lei, allevia il suo dolore, asciuga il suo pianto e poi, conforta anche il nostro pianto, in attesa di ritrovarci per un incontro di festa.