Cultura

Le splendide “parole di vita” di Roberto Vecchioni agli studenti del Liceo Scientifico di Ruvo di Puglia

“La parola è l’invenzione più grande. E gli antichi Greci, con gli accenti circonflessi, conferivano alla loro lingua musicalità. Essi cantavano, non parlavano. Ogni parola dava senso alle cose. E succede ancora, magari non ce ne rendiamo conto”

L’incontro di questa mattina tra gli studenti del Liceo Scientifico e Linguistico “Orazio Tedone” di Ruvo di Puglia e Roberto Vecchioni, è stata la celebrazione del linguaggio, delle parole che sono “tutto”.

“Questo è un grande giorno per il Liceo!” ha detto la preside Domenica Loiudice, un giorno che è sempre grande, particolare per il “prof.” cantautore, come lui ha precisato, sorridente, affabile, ironico e ben protetto dal suo fedelissimo “entourage” che difficilmente consentiva di avvicinarsi a lui.

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Sul palco, dopo l’intensa lettura di alcuni passi fatta dalla studentessa Silvia Iannone, Vecchioni ha parlato del suo libro “Il mercante di luce”, edito da Einaudi, ha letto alcuni passi, in modo singolare, attraverso la celebrazione della parola che è un mito, l’evento perfetto, accaduto una sola volta e sempre imitato attraverso il compimento di azioni che sono i riti. La Bellezza, la Creazione sono miti che noi replichiamo ogni giorno con le nostre azioni. Quando parliamo, noi diamo senso alle nostre azioni, ecco perché la parola è un macrocosmo.

E la parola, la Bellezza che per Vecchioni è quella dell’antica Grecia, con i suoi filosofi, i suoi tragediografi, i suoi miti è lo strumento di salvezza  che il protagonista del suo romanzo, il professor Stefano Quondam, dona a suo figlio Marco, di diciassette anni e malato di progeria. Marco e Stefano troveranno nella cultura classica, in Euripide, Sofocle, Anacreonte, la loro salvezza perché  non è possibile che “gli uccelli cantino quando passa la tempesta, e gli uomini non sappiano nemmeno esser felici del sole che gli resta”.

Con la parola si domina il tempo – e in questo i Greci erano molto bravi, perché del tempo avevano il “sentimento” – non ci si lascia schiacciare dal “sogno disperato tra il silenzio e il tuono” che è la vita. Perché la felicità è come un fiume, scorre. Quello che abbiamo perso, possiamo ritrovarlo in una nuova forma, nel futuro.

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Roberto Vecchioni, novello “aedo” come lo ha chiamato la professoressa Rosanna Pellegrini, referente del Progetto Lettura del Liceo, ha regalato una splendida lezione, esaltando il valore della cultura che è patrimonio di tutti e non di pochi. “La scuola non deve essere un opificio di voti, ma deve coltivare le menti, gli spiriti e i cuori. E questo deve avvenire sempre, anche lontano dai banchi su cui io stesso sono nato.”

Vecchioni risponde affabilmente alle domande di alcuni studenti e ringrazia l’artista Daniela Raffaele, in arte Clitorosso, per una tela della collezione “Città liquide” data in dono.

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Poi il “prof. cantautore” saluta tutti  dopo aver cantato la splendida canzone “Sogna, ragazzo, sogna” la cui ultima strofa deve essere scritta da tutti, specialmente dai ragazzi.

Questo è un compito che tutti devono svolgere a casa e nella vita.

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