Cultura

Le mille trasformazioni di Palazzo Avitaja concludono la rassegna “Evoluzioni”

Il vero protagonista della serata conclusiva di “Evoluzioni di esperienze, di spazi pubblici e di comunità” è stato Palazzo Avitaja, il Palazzo di città, il luogo in cui si decidono le sorti dei cittadini. Meta delle visite guidate organizzate dalla Pro Loco di Ruvo di Puglia, prima e poi rivestito, con Dualbit, di disegni di luce che lo hanno trasformato, distruggendolo, ricreandolo. Forse perché le trasformazioni sono, in fondo, evoluzioni?

Ieri, intanto,  sin dalle 18.30, è cominciata quella che si potrebbe definire “la fine dell’inizio” perché, come anticipato nella conferenza stampa del 28 settembre dal sindaco Pasquale Chieco e dall’Assessora alla Cultura Monica Filograno, “ora si può solo andare avanti, senza tornare indietro”.  

Chi si è lasciato guidare dagli operatori della Pro Loco, ha conosciuto la storia degli stupendi e misteriosi affreschi che decorano i soffitti e le pareti della Sala Giunta, dei severi busti di Domenico Cotugno e Giovanni Jatta che osservano i consigli comunali nella Sala Pertini e della Stanza del Primo Cittadino. Anche la  Torre dell’Orologio ha accolto un buon numero di visitatori che hanno potuto ammirare i tetti, le suppenne e le guglie delle chiese di Ruvo di Puglia.

Grande affluenza per il Museo del Libro, presso Palazzo Caputi, dai soffitti policromi, dagli stili diversi che dominano le teche in cui sono conservate le Cinquecentine e le Secentine.

In una Piazza Le Monache illuminata a festa in onore dei SS. Medici, si è svolto il mercatino dei prodotti locali, allestito da Confommercio di Ruvo di Puglia, che potevano essere anche degustati.

Ma il cuore della serata è stato, come anticipato, “Proiezioni – Playable Edition”, una performance di videomapping nella quale arte, tecnologia e musica elettro hanno proiettato in un’altra dimensione Piazza Matteotti e tutti i numerosi presenti, illuminati solo da una luce blu e rossa.

Il videomapping è una forma di proiezione “evoluta” su superfici reali, in genere edifici, di immagini in computer grafica, creando spettacolari effetti in 3D, che stupiscono il pubblico.

Ed è quello che è avvenuto ieri sera, quando Palazzo Avitaja, sede un tempo di un’Accademia Teatrale, “degli Incogniti”, attuale Palazzo di Città è diventato “attore”, interagendo con il pubblico e lasciandosi ammirare.

Fasci di luce che partivano dall’alto, sezioni che giravano a 360°, rami che lo imprigionavano, connessioni, reti. Finestre e portone di ingresso si staccavano, fluttuavano nell’aria e ritornavano al proprio posto. Geometrie, onde, molecole fino a quando si staglia il gigante Talos, uno dei simboli di Ruvo di Puglia. Perché Ruvo di Puglia si apre al nuovo ma senza disconoscere le proprie origini, la propria storia, la propria arte. Unica nota di colore, il drappo rosso con lo stemma comunale che scivola dall’alto e conclude questa performance realizzata da Dualbit, studio di design fondato due anni fa dal ruvese Leandro Summo e dal coratino Alessandro Vangi, artisti visivi specializzati in sperimentazioni che fondono arte e tecnologia, tra cui il videomapping. Performance che è stata accompagnata dal sofisticato sound designer Daniele De Virgilio.

La voce dell’Assessora Filograno ha annunciato, a un certo punto, che chi voleva, poteva avvicinarsi al centro dove una colonnina su cui “vigilava” il sindaco Chieco consentiva di “giocare”con la luce e il Municipio: i bimbi hanno accolto prontamente l’invito ma anche qualche adulto.

Arte visiva e arte musicale che si sono fuse poi nel Liveset curato da Glanko e Dubit, al secolo Giuseppe Fallacara e Pier Alfeo. Sonorità forti, elettroniche hanno accompagnato i giochi di luce, le immagini, i video su Palazzo Avitaja e i palazzi circostanti.

Si conclude, così,  questa rassegna organizzata dal Comune di Ruvo di Puglia, in collaborazione col GiovanIdee Forum di Ruvo di Puglia. Una rassegna che mira a diventare uno dei primi mattoni di una città vivibile, una città a misura d’uomo, una calviniana “città dei desideri” realizzati, una città “playable”, in cui la creatività, il gioco, il coinvolgimento di tutti i cittadini che fanno rete consentono la soluzione dei problemi.

Essere leggeri, giocare, in fondo, non significa essere superficiali ma profondi e seri.

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