LE EMOZIONI DI PANAMA 2019, ATTRAVERSO I RACCONTI DEI QUATTRO PARTECIPANTI RUVESI
Unire i giovani di tutto il mondo attraverso la condivisione dei loro talenti artistici, religiosi ed esperienze di fede e vita: è stato questo lo scopo del “Festival della Gioventù” tenutosi a Panama dal 22 al 27 gennaio 2019 a cui hanno partecipato quattro giovani ruvesi.
“Tutto è già finito – raccontano Vincenzo Adessi, Elena Ciliberti e Nicola Cioce della Parrocchia di San Michele Arcangelo – abbiamo atteso questo evento dal 2016 ed è già passato, come tutte le belle esperienze e non ci resta che vivere al massimo ogni esperienza”.
Un’esperienza che ha sicuramente permesso di confrontarsi con culture totalmente diverse, ma unite dalla fede. Continuano i tre ragazzi: “Sin dal primo istante siamo stati accolti dalle famiglie in una maniera a dir poco straordinaria, come se fossimo membri di quel nucleo. Abbiamo avuto modo di assaporare sapori tipicamente panamesi, il tutto condito da un caldo abbastanza forte e insolito per noi europei a gennaio. Abbiamo avuto la fortuna di vedere una città davvero preparata per questa Giornata Mondiale della Gioventù. L’elemento caratteristico di Panama è sicuramente la sua gente. Ci hanno offerto un calore impressionante”.
Altra protagonista è Gabriella Caldarola, ruvese e partecipante da ormai tre edizioni. “Mi sono resa conto che era una vera comunione spirituale – commenta Gabriella – tra persone di tutte le culture, razze ed etnie unite come una cosa sola in Cristo. Sono stata completamente travolta. Mi sono unita a loro e questo mi ha tolto il fiato e ho anche lottato per trattenere le lacrime. Sembrava che l’intera comunità si stesse chiudendo in un abbraccio tenero e amorevole. Volevo che quel momento non finisse mai. Volevo che quella notte non terminasse. Stavamo intravedendo la pace che tutti speriamo”.
Un raccoglimento di giovani, attivi nelle comunità parrocchiali e sognatori. “Non abbiamo più scuse dopo questa Giornata Mondiale della Gioventù – aggiungono Vincenzo, Elena e Nicola – nessuno può può pensare di non poter fare grandi cose. Noi possiamo essere sale, luce e lievito. Ci è stato chiesto di porre in crisi i nostri vescovi e sacerdoti. Noi siamo il presente della Chiesa e della società e non ci resta che iniziare a pensare per la prossima GMG. Noi non ci tiriamo indietro, siamo pronti”.
Un’occasione per osservare e vivere l’ambiente ecclesiastico e della comunità in modo totalmente differente e più intenso.
“Spesso mi chiedono perché continui a partecipare. – aggiunge Gabriella – Ebbene, più volte sento i giovani del mio paese che a volte, in parrocchia, hanno l’impressione di essere in una comunità di “vecchi” in cui non c’è molto spazio per i giovani, in una comunità destinata all’estinzione.
Attraverso questi incontri mondiali, noi giovani, ci teniamo a sottolineare come sia incoraggiante ritrovarsi in tanti, sostenere la speranza e l’entusiasmo nel cercare di vivere la fede nella quotidianità.
E’ incoraggiante vedere che si può unire il proprio essere giovani, il proprio desiderio di fare festa e di cambiare, con l’esperienza ecclesiale. In particolare la GMG di Panama mi ha sfidato a fare alcune esperienze che non sono più scontate come ad esempio fare della fatica fisica, provare il caldo, adattarsi ad altri usi e costumi alimentari, essere per un po’ senza acqua, gestire situazioni di mancanza di comodità, ritrovarsi senza connessione internet sempre disponibile, condividere il bagno per il quale bisognava fare la fila. Molto della GMG non passa attraverso la testa, ma attraverso il corpo. Da questo punto di vista la GMG è un vero pellegrinaggio, un cammino condiviso, è proprio questo coinvolgimento del corpo che permette poi di rendere più vero il coinvolgimento del cuore”.
Giornate che senza dubbio resteranno nel cuore di quanti hanno partecipato e che spingono a guardare ai prossimi momenti in cui la fede, il bene e la carità cristiana saranno protagonisti.
“Noi però – concludono Vincenzo, Elena e Nicola – siamo sicuri che è già il punto di partenza per Lisbona del 2022”.