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Chi sono i lavoratori del sesso? Il teatro dà loro voce

E’ stato preceduto dal dibattito “Lo sfruttamento del sesso raccontato con il linguaggio del teatro – (S)workers: l’indagine, la scrittura, il racconto” la pièce teatrale “Sworkers” della Compagnia Acasă che andrà in scena venerdì 9 marzo al Teatro Comunale di Ruvo di Puglia, nell’ambito della rassegna teatrale “Profeti in patria” .

Il lavoro “corale e itinerante” ideato dalla drammaturga ruvese Valeria Simone, insieme a Marianna De Pinto, Maristella Tanzi, Marco Grossi e Rossella Giugliano, indaga, con finezza, rigore ed empatia sulla mercificazione del sesso e le sue molteplici declinazioni.

Ieri sera, moderato dall’assessora alla Cultura Monica Filograno la quale ha sottolineato il collegamento ideale tra la rassegna “Attraversamenti” di marzo 2017, dedicata ai diritti civili, con la rassegna teatrale ideata da Michelangelo Campanale, il dibattito ha visto la partecipazione della magistrata Angela Arbore, consulente tecnica della pièce, del giornalista e docente Giancarlo Visitilli, dell’autrice Valeria Simone e di Katia Scarimbolo, dramaturg della Compagnia “La luna nel letto”. Assente Luigi Sparapano, direttore della testata cattolica “Luce e Vita”, il quale ha dedicato al tema della prostituzione un’inchiesta .

Angela Arbore ha illustrato gli aspetti legali e illegali della prostituzione in Italia, dove la mercificazione del proprio corpo non è un reato ma lo sono tutte le attività inerenti alla stessa quali lo sfruttamento e il favoreggiamento. Vietata e punita, naturalmente, la prostituzione minorile anche se, purtroppo, diffusa anche tra noi, nelle pieghe più nascoste del nostro tessuto sociale, come ha confermato, in un intenso contributo a essere vigili e non indifferenti, anche Monica Montaruli, assessora alle Politiche Sociali del Comune di Ruvo di Puglia.

Tra Paesi abolizionisti, proibizionisti e regolamentaristi, la mercificazione del sesso prolifera e penetra ovunque, anche attraverso i media, i social e in ambienti sino a diversi anni fa considerati “torre d’avorio” quali le scuole (si pensi alle cronache che portano alla ribalta casi di prostituzione adolescenziale per motivi futili, quali il possesso di accessori da status symbol) . In Italia, l’attività è regolamentata dalla obsoleta Legge Merlin del 1958, che impose la chiusura delle case di tolleranza e vietò la schedatura e il controllo sulle persone che si prostituivano da parte degli organi di Pubblica Sicurezza. Recenti sentenze della Cassazione, prosegue Arbore, sono indirizzate verso la liceità della prostituzione tra adulti e la tassabilità della stessa (la legge non consente, allo stato attuale, forme rudimentali di organizzazione tra soggetti esercenti tale professione). Di certo ha fatto scalpore l’eccezione di incostituzionalità, presentata dalla Corte di Appello di Bari alla Corte Costituzionale, sulla legge Merlin, rigettata in primo grado e riproposta in secondo grado, nel processo “Escort”. Nell’eccezione si sottolinea il il principio di autodeterminazione di chi offre prestazioni sessuali con scienza e volontà per cui non può essere accusato di favoreggiamento e sfruttamento chi fa da intermediario, in questo caso, tra “offerente “e cliente. Un’indicazione dei tempi, delle sensibilità che cambiano? Da più parti , intanto, si sollevano richieste di regolamentare la prostituzione, salvaguardando la dignità di chi offre il proprio corpo che, da molti, è considerato una vittima.

Il quadro tragico della prostituzione minorile dove si intravede, tuttavia, un barlume di speranza e di riscatto solo se ci si ferma a dare una mano a chi, silente, chiede aiuto è quello presentato da Giancarlo Visitilli, tra l’altro presidente della cooperativa sociale “I bambini di Truffaut”. La cooperativa si sta occupando del recupero di quindici ragazzine pugliesi, tra i tredici e i sedici anni, costrette dai propri genitori a prostituirsi. Storie forti che il lavoro di Simone, «epidermico» come il suo teatro, presenta tanto ai bigotti, agli ipocriti quanto a coloro che vogliono sinceramente salvare il mondo a partire dal proprio, a tutti, infine. Le quindici ragazzine appartengono a un mondo dove manca il lavoro, manca lo Stato, in sostanza, dove c’è degrado, la criminalità fa scuola nel vero senso della parola, e quindi tutto quello che le circonda è, per loro, grigio, sporco, gravido di sofferenza. Per questo, partendo dal proprio vissuto, grazie agli operatori della cooperativa, attraverso la scrittura “vomitano” tutto il dolore e la rabbia accumulati. Partendo da questo processo, esse potranno ri-creare un loro mondo fatto di cultura e bellezza, affetto («c’è bisogno di educare all’affettività» esorta Visitilli). Spesso, tuttavia, ci si scontra con l’ottusità di certe istituzioni che respingono ed emarginano coloro che hanno il dovere, per loro stessa vocazione, di includere. La soluzione sarebbe che tutti, a ogni livello, re-imparasse la grammatica dell’Amore che è anche accoglienza e cura delle ferite.

«Sworkers è il frutto di un percorso lungo due anni – ha esordito Valeria Simone – dove abbiamo indagato, analizzato il mercato del sesso e il fenomeno della prostituzione. E stiamo parlando solo della punta di un iceberg. Il mercato del sesso è cambiato ed è stato condizionato anche dalle grandi ondate migratorie e dalla crisi economica diffusa ovunque, ma non solo. I media, internet hanno modificato la percezione del sesso e del mercato del sesso: esso è penetrato ovunque e ha una nuova veste. Nel lavoro manca lo stereotipo della prostituta, nel senso che a questa professione si dedicano anche persone provenienti da classi abbienti, in possesso di un titolo di studio medio-alto. E allora perché? E poi quanto le immagini pornografiche, queste nuove modalità di espressione del mercato del sesso incidono sulla vita affettiva di coppia e familiare?».
«Questo lavoro – prosegue Simone – è stato mostrato nelle scuole e ci ha colpito il fatto che i ragazzini, adolescenti abbiano riconosciuto molte realtà, tanto che non sono stati sollecitati a esprimere pensieri, ma, spontaneamente, hanno parlato come un fiume in piena».

Conclusione a Katia Scarimbolo che ha presentato “Profeti in Patria”, rassegna che esprime, come le altre, la mission del Teatro di via Pertini da più di venti anni: creare un teatro di comunità che fa pensare, riflettere sui grandi temi di attualità con la bellezza e le parole anche attraverso laboratori in cui soprattutto i bambini acquistano consapevolezza del proprio corpo, della propria voce e della propria capacità di comunicare e creare il proprio mondo.

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