Cronaca

LA TRUFFA DELLE OLIVE. RAGGIRATA L’ENOTECA “BOLLICINE” A RUVO

Di questi tempi dove per mettere in tasca due spiccioli il lavoro bisogna decisamente inventarselo, anche la fantasia criminale sta raggiungendo picchi di originalità davvero bizzarri. Da Oscar quasi. Al punto che sarebbe opportuno riconoscergliene quanto meno il merito, se non altro perché, ammettiamolo pure, per mettere in scena certe furberie, che la legge all’art. 640 c.p. chiama “TRUFFA“, bisogna davvero essere un po’ cervelloni.

Che cosa si sono inventati questa volta i “geni della truffa”? Un “affare” goloso, indubbiamente!
A chi non piacciono le olive verdi in salamoia? Buone. Soprattutto quelle della nostra terra. Pensiamo per esempio, per citare una varietà non proprio a caso, alla “Bella di Cerignola”. Grande, l’oliva più grande al mondo dicono, e carnosa. Una festa con i botti per il palato.

Sono proprio le olive di Cerignola le insospettabili protagoniste di un artifizio messo in piedi da due disonesti, ai danni di un un’attività commerciale ruvese in pieno centro cittadino: l’enoteca “Bollicine” di Matteo Antonio Fiore.
In un tranquillo sabato mattina, siamo al 5 maggio, in negozio c’è la sorella del proprietario, Lorena Fiore, che ivi lavora come commessa.

Fa ingresso un uomo sulla cinquantina, alto, di corporatura normale che si presenta cordialmente come un conoscente di suo padre e che, su sua indicazione, deve lasciarle in consegna delle olive verdi in salamoia. Non un assaggino, però, a uso e consumo familiare, ma tante olive, 24 chili in 8 barattoloni anonimi.

L’evidente esitazione della ragazza allo strano teatrino inscenato dallo sconosciuto, inducono l’uomo al convincente copione della telefonata a suo padre (“amico” d’affari), intrattenuta ovviamente col suo complice, per fugare ogni possibile dubbio.
Sempre telefonicamente, poi, avviene anche una fasulla contrattazione del prezzo che si conclude in un accordo che fa felici entrambi. “65 euro più due bottiglie del vino che produce tuo padre, perché, per quanto lui sia un tipo nervoso, il vino gli viene davvero bene!“.

Entra in scena il complice che dà in consegna i barattoli delle olive e con una certa fretta, dopo aver aver recuperato il corrispettivo concordato, i due se la danno a gambe.
Una successiva telefonata al padre svela la truffa, integralmente ripresa dalle telecamere piazzate in negozio, e subito scatta la denuncia alla stazione dei Carabinieri di Ruvo di Puglia.

Le olive? Verdi sicuramente.
Grandi, ma forse non DOP, taroccate insomma. C’è l’etichetta su un solo barattolo. Gli altri ne sono privi, se non per qualche lembo ancora attaccato, chiaramente un tentativo maldestro di cancellare la provenienza.
L’unica certezza rinvenibile dall’etichetta è che provengono da Cerignola, null’altro.

Quanto al sapore, chi lo sa!
L’assenza di indicazioni certe sulla tracciabilità del prodotto inducono alla cautela più estrema. Potrebbero essere non commestibili, avvelenate, non italiane.
Insomma, ATTENZIONE AI TRUFFATORI DELLE OLIVE .

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