Cultura

“La TORRE di PILATO a RUVO DI PUGLIA”, LA NUOVA PUBBLICAZIONE DI CLETO BUCCI

Ad iniziativa dell’Università della Terza Età “Nicola Cassano” di Ruvo di Puglia un nuovo lavoro editoriale di Cleto Bucci appare da oggi nelle edicole. Un saggio di ben 104 pagine stampato in elegante veste editoriale dalla CSL Pegasus Edizioni di Terlizzi, con presentazione dell’arch. Giuseppe Caldarola dell’Università Iuav di Venezia, racconta e illustra con dovizia di documenti, foto, tavole e disegni La TORRE di PILATO a RUVO DI PUGLIA.

Una storia lunga e avvincente che, intorno alla Torre, vede protagonisti conti, principesse, senatori, sindaci, ingegneri, storici, muratori, fotografi, avvocati, possidenti, antiquari, nobili e faccendieri, italiani e stranieri, tutti coinvolti per grandi o piccoli interessi.

Diverse le opinioni sull’epoca della sua costruzione generalmente fatta risalire al Tredicesimo secolo, ma che l’autore cerca, con una serie di ipotesi, di retrodatarla di alcuni secoli. Dibattito aperto anche sulla giusta denominazione di “Torre di Pilato” anziché “Torre del Pilota” suffragata da abbondante documentazione, come nuova risulta essere l’ipotesi sulla costruzione del Rivellino.

Ampiamente documentati i vari passaggi di proprietà che per circa tre secoli era appartenuta ai Carafa. Dal 1811 proprietà di don Saverio Montaruli, Torre che per eredità passò alla figlia Cecilia e per successione alla principessa di Moliterno Antonietta Melodia.

Fu nell’agosto del 1878 che il Comune, nella necessità di allargare e rettificare il Largo di Porta Castello, ritenne necessario acquistare la Torre di Pilato. E se per il sindaco dell’epoca, la Torre “di costruzione antichissima e robusta, formata di un piano terreno e due superiori, (…) per la sua forma e per le dimensioni della sua muratura doveva sfidare i secoli”, non passarono tre anni dall’acquisto che il Largo del Castello fu effettivamente … allargato e rettificato!

Infatti … “nella notte dal 18 al 19, verso le ore 10, come immensa fiera che mette l’ultimo ruggito e spira, la Torre, piegandosi sulla base debole da me additata, con orribile scroscio piombò in frantumi. Non si ebbero vittime umane, ma fu miracolo di Dio, non previdenza di uomini; che senza quella notte oltre ogni dire cupa e burrascosa, senza quella notte dall’ultimo venerdì all’ultimo sabato di carnevale, in cui tutti cercavano un riposo alle veglie trascorse od un apparecchio alle veggenti, in quel sito di abituali convegni, chi sa quali sventure si sarebbero deplorate!        Così l’Ing. Passaretti descrive, con parole accorate, il crollo della Torre avvenuto la sera del 18 febbraio 1881.

Ma il racconto di Bucci prosegue con un Epilogo tutto da scoprire.

 

 

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