La rondine e le nuvole: il concerto per Maria e Angelo Cesareo nel segno della Vita e della Bellezza
La leggerezza e la musicalità della rondine e l’incantevole fuggevolezza delle nuvole sono state la cifra del concerto poetico – strumentale, “Melodie, battiti d’ali di una rondine”, organizzato dalla Fondazione “Angelo Cesareo” nell’ Atrio Melodia, parte integrante dell’antico Castello di Ruvo di Puglia.
Il concerto è stato dedicato alla signora Maria, madre del prof. Nicola Cesareo e nonna del giovane Angelo, scomparso in un incidente lo scorso anno, al quale lo zio ha voluto intitolare la Fondazione, espressione del tenero amore per il nipote e per la cultura, per la Bellezza.
Quel cortile è un luogo simbolico perché ha visto molte volte Angelo recarsi da nonna Maria, al civico 16. Angelo che, magari con lei, guardava, dal superbo balcone, Piazza Matteotti quando era ancora “la Rotonda”.
E su quel balcone è stata collocata una rondine in acciaio brunito che canta un’ aria del “Rigoletto”, opera – una delle tante – amata da Maria. La rondine è stata scoperta durante la “dedicazione” del balcone a lei, a nonna Maria. Cerimonia intima che ha preceduto il concerto.
Ho fatto, comunque, riferimento prima alla rondine e alle nuvole quale leit motiv di questo evento, che si è tenuto e si terrà sempre il Primo Agosto, anniversario della scomparsa di nonna Maria, grande e colta melomane.
La rondine e le nuvole rappresentano la Bellezza viva, quello scintillio, quell’attimo che precede il grande buio della morte e nella quale la Vita si manifesta in tutto il suo splendore. E non è un caso che il concerto abbia avuto inizio con il celeberrimo dialogo tra Totò – Jago e Ninetto Davoli – Otello, tristi marionette gettate tra i rifiuti nel medio metraggio “Che cosa sono le nuvole” del regista poeta Pier Paolo Pasolini. Otello vede per la prima volta le nuvole e chiede a Totò – Jago cosa siano. E la triste e verde maschera di Totò, con più esperienza, risponde che sono nuvole, per poi esclamare “Ah! strazianti, meravigliose bellezze del creato!”
Entrambi scoprono la bellezza della vita, quella autentica, nel momento della morte, scoprono quello che hanno perduto quando recitavano “la vita” in un sordido teatrino. Cessano di essere marionette per divenire “uomini”.
E la bellezza è ovunque, anche nel ricordo di chi non c’è più e “tutti – ha affermato Nicola Cesareo – devono impegnarsi a rendere la nostra comunità più bella e più viva mettendo in comune la bellezza propria e di coloro che abbiamo amato e che non ci sono più.”
Perché la Bellezza sopravvive alla morte.
La bellezza di Angelo e nonna Maria, rondini del Castello, dell’Atrio Melodia, rivivrà tra le sue mura, nei concerti, nelle poesie, nel Giardino delle Romanze, una lunga fessura che si apre nella parete centrale del cortile, illuminata da una luce cerulea, che sarà adornata, di anno in anno da fiori e da una targa che ricorda l’eroina di un’opera.
Omaggio alla propria madre è stata la poesia di Ungaretti, “La madre”, letta dalla signora Rosanna Cesareo mentre da una cara amica di Maria è stata letta ”L’ospite”, una lirica della “Nera”, di Biagia Marniti, poetessa ruvese.
Presenti anche il sindaco Pasquale Chieco, l’assessora alla Cultura Monica Filograno e l’assessora alle Politiche Sociali, Monica Montaruli.
Chieco ha sottolineato l’importanza di riscoprire la bellezza ovunque, anche nel degrado perché vedendo potenzialità germinative laddove molti vedono cupezza, tristezza, squallore, si può costruire una comunità a misura d’uomo. Ma occorre avere l’occhio dell’artista e tutti dovrebbero riscoprirsi tali. E anche lui, dichiara, dovrebbe farlo.
Un prezioso intervento è stato quello della madrina dell’evento, Margherita Caruso, giovanissima Madonna ne “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini, che ha raccontato del suo incontro con il regista poeta, che ha fuso il cinema con la poesia. Le parole di Margherita sono un tributo al grande Maestro e alla Puglia, splendida con qualche ferita che va curata.
E poi la magia, la musica, incarnata da quattro interpreti d’eccezione: il “musico – poeta”, il flautista M° Vincenzo Mastropirro, il M° Vincenzo Cicchelli, valente pianista, la splendida donna e la meravigliosa voce che è il soprano Marilena Gaudio e il notevole tenore, dalla voce calda e possente (anche quando non canta) Nicola Domenico Cuocci.
I tre uomini, elegantemente nerovestiti, creavano un piacevole contrasto con i sontuosi abiti pastello del soprano: colori perfetti che hanno impreziosito le notevoli interpretazioni dei quattro artisti, che hanno commosso la platea.
Le arie e le musiche erano quelle amate da Maria: “Casta Diva” da “Norma”, “E lucean le stelle”, “Vissi d’arte, vissi d’amor” da “La Tosca”, il “Rigoletto” verdiano, la Thaïs di Massenet, Vivaldi, il “Rinaldo” di Händel, Gluck, Vivaldi…
Mimì, Rodolfo, Tosca, Mario, Nemorino si sono incarnati in Milena Gaudio e Nicola D. Cuocci, finissimi interpreti, attori dalla splendide voci. Meravigliosa la Thaïs interpretata dal M° Mastropirro, che con il flauto scrive poesie musicali allo stesso modo in cui le mette nero su bianco. Ottimo il M° Cicchelli, coi suoi virtuosismi.
Il tutto si conclude con la intensa lettura di “Passato”di Dietrich Bonhoeffer, interpretata dall’attore Bruno Soriato della Compagnia Kuziba. Sulla scalinata, il bravo attore ha letto dell’anelito a recuperare il passato, la vita. Perché la vita è tutto. E’ Bellezza, anche laddove sembra che non ci sia.
(Foto in evidenza di Veronique Fracchiolla; foto nella gallery di Marco Volpe)