La “Lenticchia di Altamura IGP” apre scenari interessanti per l’agricoltura ruvese
Le lenticchie che gustiamo nei nostri piatti sono, per la maggior parte, canadesi quando sono coltivate “convenzionalmente”, secondo i disciplinari che prevedono anche l’uso di prodotti chimici, e “made in China” quando provengono da coltivazioni biologiche.
Naturalmente sono vendute in Italia a prezzi concorrenziali che vanno a penalizzare la produzione “made in Italy”.
Per questo motivo è importante estendere la coltivazione delle leguminose in Italia, soprattutto in Puglia.
A queste conclusioni si è giunti ieri, nella Sala Conferenze della Pinacoteca Comunale di Ruvo di Puglia, nel corso del convegno “IGP Lenticchia di Altamura: opportunità e prospettive per il territorio ruvese”, moderato dal consigliere delegato alle Politiche agricole e agroalimentari Rino Basile.
Hanno partecipato il prof. Gerardo Centoducati e l’agronomo Paolo Direnzo del Consorzio di Tutela e Valorizzazione della Lenticchia di Altamura IGP, gli agronomi Rocco Cirasiello e Luigi Boccaccio, direttore del Gal Murgia Più.
Centoducati e Direnzo hanno presentato il Consorzio, costituitosi il 27 gennaio scorso con quaranta produttori pugliesi e lucani.
La costituzione del Consorzio segue al riconoscimento della denominazione “Lenticchia di Altamura”, mediante il DM 87742 del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che è il primo step per l’attesa approvazione della Commissione europea alla registrazione del marchio di qualità IGP (Indicazione Geografica Protetta).
La zona della “Lenticchia di Altamura” comprende diciannove comuni insistenti sulla Murgia e sulla fossa pre-murgiana, tra Puglia e Basilicata. Essi sono Ruvo di Puglia, Altamura, Corato, Andria, Minervino Murge, Spinazzola, Poggiorsini, Gravina di Puglia, Cassano Murge, Santeramo in Colle, Tricarico, Palazzo San Gervasio, Matera, Tolve, Montemilone, Forenza, Banzi, Genzano di Lucania e Irsina.
Soltanto i terreni che insistono negli agri di questi Comuni possono essere adibiti alla coltivazione della “lenticchia di Altamura” IGP. Una coltura rischiosa e, al contempo, molto appagante e remunerativa, oltre che benefica per i terreni, se si adottasse la tecnica della rotazione “quadriennale”.
Il marchio IGP è importante perché garantisce che il prodotto deriva da una filiera nazionale e controllata. Inoltre, le lenticchie, una volta raccolte, saranno soggette a trattamenti di pulitura e disinfestazione eco-sostenibili direttamente nei luoghi di produzione, mentre, nella maggior parte dei casi, i produttori pugliesi di lenticchia affidano tali operazioni ad aziende del Nord Italia. Tutto ciò si traduce in un’implementazione dei livelli occupazionali regionali.
La commercializzazione della lenticchia di Altamura IGP, poi, sarà affidata a un consorzio di secondo livello tra cooperative. Per questo motivo è importante la «sinergia tra istituzioni, enti, produttori pugliesi e lucani», come sottolineato da Centoducati.
Interessanti l’intervento dell’agronomo Rocco Cirasiello che ha parlato dell’importanza della Politica Agricola Comunitaria e delle opportunità che offre a chi si dedica a questo tipo di coltivazione che può seguire i disciplinari “biologici” e quello dell’agronomo Luigi Boccaccio, che ha illustrato tutte le misure del Piano di Sviluppo Regionale 2014-2020 a sostegno degli investimenti in questo tipo di coltura.