LA GUARDIA PENITENZIARIA CHE FACEVA IL MECCANICO
C’è chi fingeva di essere in malattia ma intanto lavorava come meccanico, e chi, assente sempre per motivi di salute, giocava a calcio tra i 12 agenti di polizia penitenziaria del Due Palazzi di Padova indagati ora per truffa. Con loro anche 5 medici compiacenti che avrebbero firmato falsi certificati, quasi sempre per sciatica. E’ il secondo troncone dell’indagine che a luglio 2014 aveva portato all’arresto di 15 persone (6 agenti) per un giro di droga e corruzione dentro il carcere.
Per tutti noi ruvesi è Mimmo il meccanico. A Padova, fra i raggi del supercarcere Due Palazzi, è invece la guardia D., agente di polizia penitenziaria colpito da lombasciatalgia dal luglio dello scorso anno. Tre settimane fa i carabinieri in borghese l’hanno trovato chino sotto un’Opel Zafira, intento a riparare lo sterzo della macchina. Le mani nere, il cric, la tuta da meccanico. Quando gli investigatori sono entrati nella sua officina fingendosi clienti, Mimmo ha grugnito come fa chi è impegnato in uno sforzo. «Inequivocabile la sua attività», hanno sottoscritto. Come confermano i vicini di casa: «Mimmo è l’unico meccanico della zona». A Ruvo di Puglia nessuno sa infatti che è un agente in servizio a Padova, stipendiato e malato.
Come lui, altri casi in Italia, anche nel padovano! Sergio Dini, che sulla vicenda ha aperto un’inchiesta, al momento ne ha iscritti dodici e nello stesso fascicolo ha infilato anche i nomi di cinque medici. Sono i dottori compiacenti, che hanno certificato l’«epidemia» del Due Palazzi. Gli inquirenti hanno fatto due conti: dal 2012 le guardie indagate hanno fatto mediamente 70 giorni all’anno di assenza per patologie fantasma. Centinaia i certificati sequestrati, distribuiti nel corso dell’anno con una densità particolare su alcune date: 8 e 23 dicembre, periodo Pasquale, intorno di Ferragosto. Molto gettonati anche i sabati e i lunedì. «Chiaro, il ponte è sacro», ironizza l’investigatore. «Stiamo parlando della punta di un iceberg. Questo è certamente un fenomeno molto diffuso e non solo nel carcere di Padova… e poi si lamentano perché ci sono pochi agenti rispetto ai detenuti».
fonte: ansa.it – corriere.it