“La Fenice”: “Giù le mani dalla Quarantana e dalle tradizioni rubastine”
I riti della Settimana Santa a Ruvo di Puglia rappresentano il più alto momento di spiritualità e devozione uniti alla tradizione, che suscitano particolare attenzione e senso di appartenenza alla comunità non solo da parte dei cittadini ruvesi e dei paesi limitrofi, ma anche da parte di visitatori provenienti dal resto d’Italia e del Mondo.
Tra le tradizioni più importanti vi è, senza dubbio, la Quarantana, oggetto di attenzione e curiosità qualora si decida di passeggiare per le vie cittadine durante il periodo pasquale.
Invero, quest’anno il famoso fantoccio, rappresentante una vecchietta smunta con in mano diversi oggetti simbolici, è stato oggetto di numerose polemiche, causate non soltanto dall’incertezza metereologica, quanto piuttosto da scelte legate al suo “scoppio”, come la tradizione prevede.
Nei giorni successivi alla Pasqua, noi giovani ruvesi dell’Associazione “La Fenice” ci siamo domandati perché qualcuno volesse privarci delle nostre tradizioni.
Ma dove risiede davvero il problema di questa polemica?
In primo luogo, sicuramente non risiede in uno sterile conteggio di botti prima della definitiva esplosione del fantoccio.
In secondo luogo, non risiede neanche nella “preoccupazione” che qualche consigliere comunale prova nel veder “sparare una donnina”, paragonandola a quando “ in passato le donne venivano bruciate coperte di pece”, riducendo addirittura ad una pretestuosa violenza femminile il significato della nostra tradizione popolare, o meglio, come il nostro primo cittadino afferma “PRESUNTA TRADIZIONE”. E qui però occorrerebbe sensibilizzare una controparte maschile che, negli anni passati, avrebbe dovuto sentirsi offesa quando Mba Rocchetidde bruciava il giorno di Carnevale.
Ebbene sì… forse è proprio vero che occorrerebbe distinguere “le tradizioni che hanno un senso culturale da quelle che sono indecenti”. Magari, perché non destinare nuove risorse del bilancio comunale alla realizzazione di un altro sondaggio?
Ma aldilà dell’indispensabile ironia, per spiegare a qualche consigliere comunale la simbologia legata al fantoccio della Quarantana, facciamo nostre le parole del compianto amico Michele Pellicani, riprese da un articolo di Ruvesi.it:
“La Quarantana viene considerata la “moglie” di Carnevale che, nell’usanza ruvese, è identificato dalla maschera di Mbà Rocchetidde Cape de Rafanidde. “E mùrt Carnevòle e na’nze chjange chiue”. Questo detto popolare sta ad indicare che non si tratta di una morte per cui piangere, ma una morte da festeggiare perché pone fine a un anno di amarezze e da inizio ad un nuovo ciclo di vita. Le origini della Quarantana derivano dagli antichi riti del mondo greco, trasmessi poi alle popolazioni della Magna Grecia. Con il passare del tempo questi rituali si sono fusi con le tradizioni carnevalesche e quaresimali locali, e hanno dato origine alle Quarantane. Il giorno di Pasqua, al passaggio della processione della statua del Cristo Risorto, una delle poche in Puglia, avviene il rito-spettacolo dello scoppio della Quarantana, tra il tripudio generale dei presenti. La sua esplosione rappresentava, e rappresenta tutt’oggi, la vittoria della vita sulla morte, delle gioie sugli stenti e sui sacrifici, e della primavera sul freddo inverno”.
Quando sveglie digitali non esistevano e gli orologi non erano diffusi, a scandire il tempo ci pensavano le piume conficcate nel fuso della “Quarantana”, sette al Mercoledì delle Ceneri, una per ogni settimana di Quaresima.
Siamo sicuri che con il lavoro della Pro Loco locale e dei suoi apprezzabilissimi cultori riusciremo a difendere questo VERO patrimonio culturale.
Ciò detto, ci poniamo un’altra domanda: come mai l’esigenza di attuare provvedimenti in materia di sicurezza nasce esattamente dopo 7 anni di mandato dell’attuale sindaco Pasquale Chieco?
Sapendo quanto i cittadini ruvesi siano legati alle proprie tradizioni (e a questa in particolare), perché nel corso di tutti questi anni non si è mai creato un piano in materia di sicurezza, con la predisposizione di un iter procedimentale adeguato, visto che si sono riscontrate anomalie anche nei ruoli che l’organizzatore e l’ente comunale dovrebbero assumere in merito?
Noi siamo convinti che occorra partire subito con la pianificazione di una disciplina ad hoc. E non attendere il 31 Marzo del 2024 per poi rimettere nuovamente in dubbio una tradizione risalente a tantissimi anni fa per nascondere le solite falle derivanti da una mancata capacità di risoluzione delle problematiche.
Noi, in qualità di cittadini ruvesi prima ancora che di soci di un’Associazione Culturale, chiediamo a gran voce di non mettere mai più in dubbio l’autenticità e la validità delle nostre tradizioni, fonte di memoria e vita per il tessuto turistico ed economico della nostra Città, quanto piuttosto di esserne fieramente promotori nel resto d’Italia e del Mondo.
Bravi ragazzi, mantenete le Ns tradizioni e ricordiamocene di chi vuole abolirle alle prossime elezioni comunali!!!!!