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La “Desolata” raccontata nelle foto, tra passato e presente

Oggi pomeriggio dalla Chiesa di San Domenico a Ruvo di Puglia, partirà la processione de “La Desolata”, dai devoti chiamata anche “Maduònne du Vinde” perché al suo passaggio folate di vento, lievi o impetuose, accarezzano o sferzano fedeli e statua.

La Madonna “della Passione”, vestita di nero solo dalle fervide Consorelle, le uniche ammesse a un rito protetto e custodito con tenace pudore, è oggetto di culto e venerazione particolari da parte della Confraternita della Purificazione di Maria Santissima Addolorata, che segue le raccomandazioni del Padre Gesuita Domenico Bruno del Collegio di Bari, fondatore della Confraternita nel 1719.

Grazie a Michele Montaruli, ex priore della Confraternita, a Sebastiano Ursi e a Simone Salvatorelli, preziose fonti, vi narriamo piccoli brani di storia iconografica della “Madonna del Vento”.

Questa foto ritrae la statua della Desolata che fu portata in processione, per la prima volta, nel 1892 e sino al 1906. Si presume risalga al 1794, quando fu commissionata sotto il priorato di Domenico Tambone.  Di scuola napoletana, la testa e le mani erano in legno scolpito e dipinto a mano, mentre il mezzobusto era posizionato su gabbia a trespolo in legno. L’abito era in seta fiorentina e ricamata a motivi floreali in oro. La croce di legno aveva raggiera e trilobi in ottone.

«Da alcuni verbali di assemblea dei primi del Novecento – spiega Ursi – si evince che, purtroppo, le condizioni del manufatto dovevano essere così precarie da indurre il priore a proporre all’assemblea dei confratelli la realizzazione di nuove mani e nuova testa al manichino. Fu deciso che i lavori di realizzazione fossero affidati all’artista molfettese Corrado Binetti. In archivio, grazie alla meticolosa ricerca di Michele Montaruli, sono stati rinvenuti non solo i verbali ma anche a nota spese per il pagamento dei lavori al Binetti».

E di questa decisione fa un racconto dettagliato Simone Salvatorelli, preceduto dallo stesso Michele Montaruli che, dopo un intenso e difficile lavoro di ricerca sui registri dei verbali dell’archivio storico della Confraternita, pubblicò un articolo comparso ne “Il Rubastino”, a marzo 2007: «A distanza di quattordici anni, il Priore Sig. Giuseppe Nasti fa rilevare la necessità di intraprendere dei lavori di restauro sulla statua della Desolata. Lo stato di conservazione del manichino, risultava seriamente compromesso, il Nasti durante l’assemblea dei congregati, avvenuta il 30 Dicembre 1906, affermava che: “… in quanto ad un bisogno che richiede l’immagine della nostra titolare M. SS. Addolorata, che per decorso tempo si trova in un occorrente tale da non poter più funzionare a causa di lesioni che presenta la faccia e scortature alle mani e che fatta osservare da persone artistiche, hanno consigliato di farle nuove…”. All’unanimità l’assemblea approvò la proposta del Priore e nel febbraio dell’anno successivo, nel libro di cassa della Confraternita viene annotata una spesa di 65,00 lire, pagata all’artista Corrado Binetti di Molfetta per la nuova testa e nuove mani della statua della Desolata».

Sulla spalla destra della statua della Desolata, infatti, si può leggere l’iscrizione «Corrado Binetti – 1907 fece – Molfetta». E dal 1907 sino a oggi,  per le vie di Ruvo di Puglia, sfila la statua della Desolata con il volto e le mani del Binetti e il sostegno a gabbia della precedente statua.

«La croce con i trilobi e la raggiera in ottone, attualmente – prosegue Montaruli –  è conservata nella stanza adibita a sede della Confraternita, accanto all’ufficio parrocchiale di San Domenico».

Queste tre foto ritraggono il complesso statuario in un santino, nel corteo processionale e all’interno della Chiesa di San Domenico nei primi anni Quaranta. Un complesso sontuoso, con i quattro angeli, ai piedi della statua, che recano un simbolo della Passione di Cristo. A differenza della  statua precedente,  in cui Maria, sguardo fisso e perso,  sfiora appena la Croce, incredula nel suo dolore, attonita e spaventata, qui  Ella  è consapevole del supremo sacrificio del Figlio e sembra che abbracci la Croce, come se volesse abbracciare chi non c’è più.  Lo sguardo è rivolto a essa e la mano che regge un candido fazzoletto si avvicina al cuore trafitto, «quasi a voler trattenere il dolore» spiega Ursi.

«Come si può notare – prosegue –  la posizione della Vergine sotto la Croce è quella descritta nei Vangeli apocrifi, ispirati dalle visioni dei mistici: Maria Addolorata è sotto la Croce dopo la deposizione e sepoltura di Cristo. La Madre dolente  torna lì dove il Figlio è stato ucciso e rimane “Desolata” mentre, implorante, chiede al Cielo il perché di tanto strazio».

Questa foto risale al 1959: gli addobbi floreali sono sontuosi e compare, sulla base processionale, l’illuminazione a gas.

 

«Qui siamo nel  1974. La nuova base processionale è offerta da un devoto e fa la sua comparsa il nuovo impianto di illuminazione. Il sudario, in pizzo, sul braccio trasversale della Croce è posizionato quasi “alla molfettese”».

 

Questa foto risale al 1980. Il  corteo si trova in Via De Cristoforis, angolo via Saverio De Palo già via Boccumini. «Di lì a poco, la salita impervia di Gian Battista Vico avrebbe impegnato i portatori».

I vestiti, naturalmente, nel corso degli anni hanno subito la carezza del tempo.

«Purtroppo e a malincuore – confida Montaruli –  numerosi sono stati gli abiti che si sono susseguiti nel corso degli anni. Spesso si tratta di ex-voto da parte di persone pie oppure sono realizzati grazie alle oblazioni raccolte tra i congregati. Attualmente, la Desolata indossa un abito di fattura risalente al 2015».

E intanto “Stabat Mater”. Oggi Lei sarà contemplata dai fedeli nel suo dolore universale. E soffierà il vento, quel vento che, nella poesia di Pietro Stragapede, “La Maduonne du Vinde”, entra in chiesa la mattina del Venerdì di Passione, e forse oggi,  e carica su di sé il dolore di Maria, urlandolo per le vie, per le piazze, consegnandolo ai ruvesi e unendo madri e figli.

 

(Tutte le foto pubblicate sono presenti nell’Archivio della “Confraternita della Purificazione di Maria Santissima Addolorata”. Si ringraziano tutti coloro che hanno messo a disposizione immagini e contributi storici)

 

 

 

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