La corsa dei sacchi, il gioco più amato: tra poesia, musica, artigianato, buona cucina e arte si conclude la Sagra della civiltà contadina e degli antichi mestieri.
La seconda giornata della “Sagra della civiltà contadina e degli antichi mestieri”, organizzata dall’Associazione Xenia, ha avuto il suo fulcro nei “Giochi quando non c’era la televisione”, giochi che si facevano all’aperto, in strada, alcuni dei quali venivano fatti neanche più di trent’anni fa.
Ma gli smartphone, la caccia ai Pokemon, Nintendo et similia, nonostante tutto, non hanno ancora il potere di far luccicare gli occhi ai ragazzini come sono stati in grado di fare palla avvelenata, la corsa dei sacchi e il gioco del fazzoletto, nell’assolato pomeriggio di domenica 4 settembre, in Piazza Matteotti.
All’inizio un po’ perplessi, i piccoli si sono lasciati coinvolgere dai giochi e si sono divertiti. Non che il movimento sia escluso dalle loro vite: praticano sport, vanno in bicicletta, giocano a calcio ma i giochi che sono stati riproposti e ai quali hanno partecipato sono ormai desueti, anche se non escludo che in questi ultimi scampoli di vacanze, prima dell’inizio della scuola, alcuni di loro li proporranno ai loro amici.
L’apice del divertimento è stato raggiunto con la corsa dei sacchi: i piccoli saltavano come cavallette. Scarsa la partecipazione degli adulti ai giochi tranne alla fine quando i genitori dei piccoli partecipanti sono stati coinvolti nella palla avvelenata e quattro intrepidi papà hanno gareggiato nella corsa dei sacchi.
Buoni per la colazione al Bar Sanremo, gadgets tecnologici offerti da Staff sono alcuni dei premi messi in palio.
Dopo i giochi, i ragazzi dell’Apulia’s Band hanno proposto un repertorio musicale attinto dalla tradizione rubastina.
Intanto, nelle altre zone, gli artigiani hanno continuato nell’esposizione dei loro manufatti; grande affluenza alla Torre dell’Orologio dal cui terrazzino si gode un panorama stupendo, mentre se ne ascolta la storia da un’esperta guida della Pro Loco di Ruvo di Puglia: salire le ripidissime scale vale la pena.
Sotto l’Arco Caputi, il poeta Antonio Minafra ha cantato le sue poesie mentre in Piazza Le Monache, prima del tuffo nella musica degli anni Settanta, Ottanta e Novanta proposta da Onevolution Band di Ivano Evasio, si sono esibiti i ballerini della Scuola di Ballo Revolution Dance di Ruvo di Puglia.
Chi voleva poteva gustare cappelletti con ragù e buon vino rosso acquistati presso i gazebo. Tuttavia, sarebbe interessante riproporre, l’anno prossimo, anche i piatti tipici ruvesi della cultura contadina quali “la gialliette”, “u’ marange au piatte”, cioè arancia condita con olio d’oliva e pepe o l’”acqua calde”, minestra poverissima. Sarebbe un’autentica riscoperta degli antichi sapori.
Intanto anche questa serata ha avuto un buon riscontro: segno che i ruvesi intendono agire. Ma è sempre necessaria la collaborazione di tutti.
(Foto di Veronique Fracchiolla)