Intervista al nuovo rapper ruvese KLARKMC
Sarebbe impossibile contare i talenti ruvesi sulle dita di una mano, specialmente se giovani, pieni di larghe vedute e con un sogno all’orizzonte. Il giovane rapper ruvese Claudio Petronelli, in arte KlarkMc, è inevitabilmente uno di questi.
KlarkMc
La sua determinatezza e infinita voglia di esprimere in musica tutto ciò che lo anima, lo hanno portano, nei giorni scorsi, al Fortuna Music Awards, festival musicale no-profit che, a livello nazionale, promuove e valorizza artisti indipendenti. Per l’occasione e con sua grande disponibilità, abbiamo avuto l’occasione di una chiacchierata con Claudio, durante la quale ha parlato di sé, del rap e dell’avventura a Palestrina, città romana e luogo della competizione. Lì, dice di aver avuto l’occasione di conoscere e confrontarsi con altri talenti, di crescere e proiettarsi su quelli che saranno i suoi giorni futuri nel rap.
Segue l’intervista.
Da quanto tempo coltivi la passione per il rap?
Ho iniziato intorno al 2010 però non sono stato molto costante. Quando ho iniziato a lavorare ho smesso di scrivere canzoni e ho ricominciato circa nel 2018 scrivendo “Train to” e continuando con “Rap on made it” e altri due pezzi.
E come nasce questa passione?
Nasce un po’ per caso, un po’ per le esperienze adolescenziali e le amicizie che già facevano rap. Da lì in poi ho cominciato a scrivere secondo i miei sentimenti e la necessità di esprimere concetti.
Dunque, quando scrivi dei nuovi pezzi parti da un’emozione in particolare?
Si. In gioventù, il primo pezzo è nato da una cotta adolescenziale finita male; erano pezzi un po’ infantili poi sono diventati più profondi. Cerco sempre di esprimere concetti più acuti, cercando di scavare dentro me stesso, di capirmi e farmi capire. Mi do dei momenti di riflessione.
Quali emozioni hai provato sul palco del Fortuna Music Awards?
Le emozioni sul palco, anche quando ho fatto il sound check, erano molto forti: mi tremavano le gambe. Ho avuto molta ansia e paura perché era praticamente la prima volta. Ho avuto altre esperienze come la beatbox, ma non sono paragonabili a quella del Fortuna music Awards. Ho provato emozioni forti e anche molta vergogna “positiva”, cioè paura di sbagliare o dimenticare le parole ed è anche successo ma comunque ero cosciente che stessi facendo qualcosa di bellissimo, che vale tanto: stavo mettendo alle orecchie di alcuni giudici, dunque di qualcuno che capisce di musica, ciò che avevo scritto.
Hai in mente progetti futuri?
Quando sono andato al Fortuna Music Awards mi è stato consigliato di trovare un buon producer, qualcuno che mi segua, che mi guidi, che mi aiuti ad essere anche più concettuale nei testi. A me piacerebbe poter continuare a scrivere, poter vendere un disco, avere una playlist sulle varie piattaforme musicali, un buon range di ascolti, un pubblico che desidera che continui a scrivere, avere tematiche. Più che progetto futuro, vorrei avere sempre qualcosa da dire, qualcosa di cui poter cantare.
Articolo di Ruvesi.it