IPPEDICO REPLICA AL PARTITO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA: “PARCO ALMIRANTE SIA OCCASIONE DI CRESCITA E PACIFICAZIONE”
Quale commissario provinciale di Bari del Movimento Nazionale per la Sovranità ed esponente politico locale, l’avv. Vito Angelo Ippedico replica in una nota al Partito di Rifondazione Comunista. Motivazione del confronto, la proposta presentata dai consiglieri di opposizione di centro-destra di intitolare a Giorgio Almirante il parco di via Minghetti.
“Firmatario del Manifesto della Razza, membro di redazione de “La difesa della razza”, tenente delle Brigate Nere, repubblichino, persecutore degli antifascisti, antisemita, fascista. Questo era Giorgio Almirante.”
Di fronte a questa laconica nota di Rifondazione Comunista, apparsa sulle testate live ruvesi qualche giorno orsono, secca e solo accusatoria, peraltro con evidenti imprecisioni storiche , è doveroso ristabilire un minimo di verità e serenità. L’intitolazione del Parco Minghetti ad Almirante, infatti, non può essere una occasione sprecata e va coltivata.
La guerra civile è troppo lontana ed è stata vissuta nell’odio e nel sangue di un conflitto anche fratricida, per volerla guardare ancora e sempre con gli occhi della lotta. Era necessario sin da allora ed è logico ancor più oggi, lavorare per pacificare e guardare serenamente ai veri problemi della società attuale, che si chiamano lavoro, povertà, solitudine, esilio sociale e morale, dittatura del mercato e consumismo. Fa specie che la sinistra non guardi a tanto e si rifugi sulla memoria e sul discredito verso un personaggio che si è saputo guadagnare il rispetto di milioni di italiani. Io, al funerale di Giorgio Almirante nel 1988 c’ero e con me decine di migliaia di italiani, tanti concittadini, senza orpelli – banditi per volere della famiglia saluti romani e slogan di parte – ed ho visto sfilare nella camera ardente i Pajetta, Craxi e tanti uomini di sinistra.
Almirante si recò da solo ed in fila tra la innumerevole gente di sinistra, a dare le condoglianze del MSI alla morte di Berlinguer nel 1984 e non è mistero della stima che vi è stata sempre fra i due grandi uomini politici. Bianca Berlinguer un paio d’anni orsono da Santoro a “Rosso di sera”, disse tra gli applausi scroscianti, di Almirante «Ci si può combattere, ma non bisogna mai delegittimarsi reciprocamente, siamo avversari e non nemici, questo sarebbe bene non dimenticarselo mai…”
E qualcuno dovrebbe ricordare la battaglia accanto alla CGIL ed al PCI sul referendum sulla “scala mobile” negli anni ottanta, come le tante battaglie sociali e nazionalpopolari, per la casa, la partecipazione degli operai agli utili delle imprese, contro la corruzione e gli sprechi.
Partecipò alla guerra e quindi parteggiò , scrisse articoli su giornali vicini ad Interlandi, firmo’ circolari quando era nel gabinetto del ministro Mezzasoma, al pari di tanti altri uomini poi fiorenti esponenti del mondo politico e culturale del dopoguerra, come Spadolini ed Eugenio Scalfari. Fu repubblichino come Dario Fo’ e Giorgio Bocca, universitario fascista come Ingrao e Pajetta, vincitori dei littoriali fascisti. Ebbene, si. E cosa significa, damnatio perpetua ? Egli subito dopo la guerra, finita senza una lira in tasca e col mestiere di rappresentante di paese in paese da svolgere, ammise gli errori fatti durante la guerra e prese le distanze da alcuni articoli scritti nella fase della collaborazione alla rivista “Difesa della Razza”. Tanti altri paladini del passaggio tra il regime ed il governo antifascista han taciuto.
Certo Almirante era fascista; in guerra, combattè e durante la guerra d’Africa, ebbe riconoscimento al merito. Tanti son stati comunisti ed han governato paesi come la Cambogia di Pol Pot e dei khmer e governano oggi affermandosi comunisti paesi come la Corea del Nord, ma sinceramente l’elenco degli eccidi fatti in nome delle “idee” non mi appassiona. Strade dedicate ad autori di eccidi o pensioni rilasciate ai fautori delle foibe di Basovizza, faran parte sempre della storia e della vita. Quel che non è condivisibile è che si appiccichi ad Almirante di tutto e di più – sull’antisemitismo, poi, sarebbe interessante capire la posizione di tanti … – non capendo la funzione e l’importanza della Sua opera, unanimemente riconosciuta. Non v’è bisogno di dividere e di coltivare fossati e trincee tra di noi; settant’anni sono un arco temporale che può bastare ed invece si deve guardare alla pacificazione ed al sentimento nazionale, memori che senza un tessuto comune vero, saremo preda di una globalizzazione consumista imperante. Almirante va ricordato, come fatto in decine di Comuni d’Italia, anche solo per quanto pronunciò Luciano Violante durante il suo ricordo nel ventennale delle scomparsa alla Camera dei Deputati : « Seppe condurre nell’alveo della democrazia quegli italiani che, dopo la caduta del fascismo e la sconfitta della Repubblica sociale, non si riconoscevano nella Repubblica italiana del 1948 ».