#IONONSCENDO: IL RACCONTO DEL RUVESE GIANVITO CATALANO
Ruvesi.it è il portale d’informazione dedicato ai ruvesi vicini e lontani e proprio su questa scia abbiamo voluto raccogliere le testimonianze dei ruvesi fuori porta in questo momento di difficoltà.
Vi racconteremo le loro storie, le loro impressioni e le loro sensazioni di questi giorni a chilometri di distanza dalle proprie famiglie.
Cominciamo dalla storia di Gianvito Catalano, di ventotto anni, prima studente e poi lavoratore nella città capoluogo della Lombardia.
Ci scrive: “Vivo a Milano da quando ho iniziato gli studi universitari, adesso lavoro qui. A lavoro ci siamo subito attrezzati per lavorare in Smart, questo vuol dire lavorare da casa e utilizzare Skype e il pc portatile per tutte le riunioni e telefonate”.
Tanti gli slogan che stanno tappezzando Milano in questi giorni difficili: #milanononsiferma, #milanononsipiega, #iorestoacasa, #andràtuttobene, messaggi di positività, incoraggiamento e resilienza.
“Sono chiuse le palestre e i centri ricreativi. Al momento esco solo per comperare i beni di prima necessità”, commenta Gianvito.
Dalla frenesia milanese al silenzio della quarantena. Sembra semplice, eppure non lo è per chi è abituato a reggere e a vivere i ritmi del secondo comune in Italia per popolazione.
“È uno sforzo minimo – continua il ruvese – che a mio avviso potrà fare una grande differenza nella lotta al virus. Il mio tempo libero lo passo parlando con la mia famiglia a Ruvo, leggendo e guardando serie tv”.
La città della moda si è trovata d’un tratto ad affrontare un’emergenza sanitaria seria e dura con oltre 1100 contagiati.
“Credo che all’inizio – dichiara Gianvito – l’emergenza sia stata sottovalutata da tutti noi. Al momento però in Lombardia c’è una situazione di criticità soprattutto dovuta al sovraffollamento negli ospedali”.
Gianvito, però, nonostante la paura di essere lontano da casa ha deciso di non tornare al sud grazie al senso di responsabilità.
“È quindi fondamentale restare in casa – conclude Gianvito – non muoversi, non tornare nei paesi di origine per evitare di contagiare altre persone. Noto un grande senso di responsabilità nei miei colleghi, nei miei amici e sono sicuro che lo stesso avverrà a Sud dove non possiamo permetterci un’ emergenza sanitaria come quella che si sta verificando in Lombardia”.