Incontri: il fisarmonicista Leonardo Di Gioia in Florida con il tour “Horizons”
«Non so cos’abbia di tanto comunicativo la fisarmonica che quando la sentiamo ci si stringe il cuore. […]Io personalmente, farei innalzare una statua a questo mantice nostalgico, amaramente umano, che tanto ha dell’animale triste. Nulla so di concreto della sua origine, della sua lunga traiettoria zingaresca, della sua irrevocabile vocazione di vagabondo». E’ l’incipit dell’Elogio alla fisarmonica dagli “Scritti costieri” di Gabriel Garcia Márquez, del 1948.
Probabilmente nessun fisarmonicista, come lo scrittore Márquez, conosce l’origine di questo strumento, ma è irrilevante, in fondo, perché tutti sono compenetrati dal suo spirito errante, si fondono nella sua anima libera, in uno scambio reciproco.
E così è per Leonardo Di Gioia, ruvese, classe ’87, figlio d’arte, formatosi alla scuola barese “Il Pentagramma”, con docenti come Vince Abbracciante, Davide Santorsola e Guido Di Leone.
Ascoltarlo nei suoi concerti, in solo o in trio, fa immaginare le atmosfere fumose delle milonghe argentine.
Leonardo di Gioia partirà, tra pochi giorni, per il tour “Horizons”, in Florida.
Un viaggio musicale, sponsorizzato dall’azienda ruvese “Oleificio Mazzone” e dall’azienda “Borsini Accordions” di Castelfidardo (Ancona). Un tour di dodici settimane, sino a febbraio 2018. Un tour “jazz accordion solo”.
Ne parlo con lui.
Ritorni negli Usa dopo il tour del 2016. Che legame hai con il Paese dalla Bandiera a stelle e strisce, il Paese dai grandi orizzonti?
«L’America è la patria delle opportunità, in tutti i settori. In Florida, in particolare, c’è una grande varietà etnica e, quindi, una grande varietà di contaminazioni musicali, dalla musica cubana a quella brasiliana, dalla musica argentina al jazz. Un po’ come la nostra Puglia… Ci saranno molti gemellaggi con parecchie realtà musicali differenti, sarà un “dare e avere” di grande valore».
Chi sono i nomi con cui ti esibirai?
«Sarò ospite di vari Istituti di cultura e college musicali dove terrò concerti in solo e masterclass. Inoltre, avrò il piacere di suonare col “Gipsy Trio Keven Alan”, il chitarrista cubano “Renesito Avich”, l’Orchestra Sinfonica “Key chorale of Florida”, la Big Band “Sarasota Jazz Project” e molti altri».
Sei un polistrumentista ma, alla fine, la fisarmonica ti ha conquistato. Perché?
«Ho studiato parecchi strumenti musicali come il pianoforte, le tastiere elettroniche, il flauto, optando, poi per la fisarmonica. La scelta è legata al mio modo di suonare, ai generi musicali per la quale ho più propensione. E ,poi, ho molto più feeling con lei, che con tutti gli altri strumenti musicali».
Richard Galliano, uno dei tuoi maestri, il musicista che quando suona la fisarmonica, fa l’amore. Una rappresentazione vivida e veritiera. Anche tu fai l’amore con la fisarmonica, la trasformi in un corpo di donna da accarezzare e toccare?
«In realtà questa è una frase che mi vien detta spesso dopo i miei concerti. La verità è che quando suono, specialmente in solo, instauro un rapporto particolare tra me e la mia fisarmonica al punto da estraniarmi da tutto ciò che mi circonda. Inizio ad immaginare situazioni, scene, colori, sapori, danze e tante altre cose che in quel momento mi vengono suggerite dalla musica e il tutto viene esternato con gesti, movimenti ed espressioni del volto del tutto spontanee».
E tra i tuoi Maestri c’è anche Vincent Peirani che è stato ospite dell’edizione 2017 del Talos Festival. Vi siete incontrati?
«Certo! Ho avuto il piacere di suonare nella rassegna “Music & Wine”, tenuta dalla Pro Loco di Ruvo di Puglia, un’oretta prima del primo set del Talos Festival. Solo dopo aver terminato il mio set, mi sono accorto che tra il pubblico c’era Vincent. E niente, un abbraccio, una birra insieme, mi ha presentato Michel Portal e ho ascoltato il loro concerto».
Quando si pensa alla fisarmonica, vengono in mente balere e milonghe, polka e tango. Quali ti affascinano?
«La maggior parte dei fisarmonicisti inizia dalla musica popolare e dalla musica per balera per via dell’esercizio tecnico che essa prevede. Ho cominciato e frequentato per anni quel settore, poi, però, ho incontrato il tango, la musica brasiliana, il jazz, e tutto è cambiato. Anche il mio strumentoè stato costruito in modo personalizzato, a livello tecnico e sonoro, per rendere al meglio in questi generi musicali».
Sei anche un docente. Sono molti a essere affascinati da questo strumento?
«Negli ultimi anni si riscontra un numero sempre più crescente di ragazzi interessati alla fisarmonica. Certo, non godiamo della popolarità degli strumenti più commerciali ma, pian piano, grazie alle attenzioni di festival e rassegne musicali, grazie alla bravura di molti fisarmonicisti, grazie ad alcuni grandi del pop, vediamo la fisarmonica prender piede sempre più nel panorama musicale e questo aiuta sia per la conoscenza dello strumento, sia per la curiosità che esso scaturisce nelle persone».
Quali autori ami?
«Ultimamente sono stato colpito dalla musica popolare brasiliana. Prima ancora da quella argentina. E prima ancora da quella francese e ancora prima da quella spagnola; senza tralasciare la musica italiana. Di conseguenza ci sono tantissimi autori che influenzano le mie idee come Milton Nascimento, Hermeto Pascoal, Sivuca, Astor Piazzolla, Francisco Canaro, Edith Piaf, Gilbert Becaud, Gino Paoli, Bruno Martino».
Hai composto brani di recente?
«Di brani originali ne ho scritti parecchi e sono il risultato degli ascolti e degli studi fatti sugli autori e sui generi musicali frequentati in questi anni».
Progetti ti attendono al ritorno dalla Florida?
«Registrerò “Horizons”, il mio primo disco di jazz/world music con il sassofonista bitontino Enzo Bacco, con il quale abbiamo ideato ed arrangiato il progetto musicale, più due amici ruvesi: Paolo Montaruli, al contrabbasso, e Vincenzo Mazzone alla batteria. Sarò parte di un progetto sulla musica messicana con Mike Zonno e i musicisti de “Il Pentagramma” di Bari. In più ho altre idee che, per scaramanzia, non dico. E poi suonare, suonare, suonare!”.
(Foto © Leonardo Di Gioia)