Il vandalismo si combatte anche con Shakespeare, non solo con videosorveglianza e carcere
Il teatro forma essere umani più sensibili.
Una frase che custodisce il senso della tavola rotonda dal titolo “L’arte nel disagio giovanile”, svoltasi ieri nella Sala Conferenze di Palazzo Caputi e inserita nel seminario “Il mondo di mezzo – Il teatro nell’adolescenza e nel disagio giovanile”, week-end intensivo del Corso di Perfezionamento dell’Università Europea di Roma – Teatro Sociale – Training for Trainers in collaborazione con Kuziba Teatro e con gli Assessorati alle Politiche Sociali e alla Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Ruvo di Puglia.
Ricco di spunti di riflessione, interrogativi che non devono esaurirsi nell’arco di un incontro, di narrazione è stato il dialogo tra insegnanti e operatori che sono a contatto con gli adolescenti e alcuni protagonisti del teatro sociale e del “welfare giovanile” quali Riccardo Brunetti, psicologo sperimentale e trainer teatrale; Michele Cavallo, psicologo; Lello Tedeschi, regista, drammaturgo e formatore per il Teatro Kismet OperA e CasaTeatroBari; Salvatore Marci, attore, regista e pedagogo per il Teatro Comunale di Ruvo di Puglia; Rossana Farinati, attrice e insegnante di teatro e metodo Feldenkrais; Tommaso Scarimbolo, musicista e direttore della scuola di arti musicali e performative “Bembè”; Maria Rita Blasi, avvocatessa iscritta all’Albo dei tutori e curatori speciali per minori del Tribunale per Minorenni di Bari; Monica Montaruli, vicesindaca e assessora alle Politiche Sociali e Monica Filograno, assessora alla Cultura e Pubblica Istruzione del Comune di Ruvo di Puglia.
Proprio Monica Filograno ha sottolineato la forza del binomio “cultura e welfare” su cui deve fondarsi una «comunità educante» alla Bellezza, una comunità che deve prendere consapevolezza della rabbia che si nasconde dietro gli atti di vandalismo giovanile – dal danneggiamento della Barca Luminosa all’imbrattamento dei muri, passando per le aggressioni – , un malessere che non va prevenuto e curato solo con videocamere e pene ma con l’Arte e il dialogo.
Mancavano loro, gli adolescenti, gli abitanti della “Terra di mezzo”, le crisalidi che rischiano di rimanere chiuse nel bozzolo se mancano le condizioni ideali per trasformarsi in farfalle.
«Ma questo è un bene, forse» secondo Monica Montaruli «perché siamo noi adulti che, per primi, dobbiamo porci gli interrogativi e chiederci se ascoltiamo veramente il disagio, se siamo pronti a rompere schemi precostituiti per seminare il cambiamento nella società che rischia di emarginare i più deboli che si ribellano con la violenza».
E come non dare ragione quando si ascoltano le parole di Maria Rita Blasi che denuncia il malcostume di alcuni dirigenti scolastici di formare classi unificate dall’ambiente sociale, dal censo? Dove i più deboli, i borderline, i meno abbienti sono separati dai figli della società bene? Ma proprio questa separazione fomenta la rabbia, una rabbia che può essere combattuta con l’Arte, con il Teatro, nello specifico, come avviene con la CasaTeatro di Lello Tedeschi, dove gli attori sono i giovani ospiti dell’Istituto Penale Minorile “N.Fornelli” di Bari, dapprima refrattari e, poi, conquistati (in scena hanno portato una rivisitazione in chiave moderna di Macbeth “A che punto è la notte”). E come non ricordare la narrazione di “Cesare deve morire” dei Fratelli Taviani, dedicata alla rappresentazione del “Giulio Cesare” shakespeariano da parte dei detenuti del carcere di Rebibbia, diretti dal regista teatrale Fabio Cavalli?
D’altronde con il teatro «si adotta la deviazione evitando, così, le devianze» afferma Michele Cavallo e gli fa eco Salvatore Marci, secondo cui un attore teatrale è un disagiato, è colui che ha ascoltato il proprio disagio e gli ha dato voce. E il disagio giovanile non è prerogativa solo di chi vive in condizioni di fragilità economica e sociale, ma anche di chi può contare su un’ampia disponibilità di beni e su una famiglia “solida” all’apparenza.
Una splendida concezione del ruolo di formatore è quella di Rossana Farinati: il formatore, quando entra nella Terra di mezzo, quando entra nella landa abitata dagli adolescenti, non sa, non conosce, gli è tutto ignoto. Poi vede e, quindi, conosce. E aiuta.
Il formatore non ha la presunzione di essere depositario di verità rivelate che trasmette agli altri; il formatore “si forma” con gli altri.
Esperienza vissuta anche da Tommaso Scarimbolo, musicista e fondatore della Scuola di Percussioni e Arti “Bembè” che coinvolge i suoi allievi in laboratori di autocostruzione degli strumenti musicali anticonvenzionali, rispettando la loro visione dell’arte e la loro personalità. L’esibizione della Bembé Percussion Ensemble Tech House, composta da alcuni giovani allievi, ha concluso l’incontro ma non ha posto termine agli interrogativi che devono essere sempre presenti all’interno di una vera comunità educante.