IL SIMULACRO DELLA MADONNA DESOLATA: LA STORIA
L’8 aprile 1893, quando Priore della Confraternita era Αdamo Mastrorilli, il simulacro, che sarebbe stato portato in processione durante il venerdì di passione della Settimana Santa, giunse nella Chiesa di San Domenico.
La statua era di stampo napoletano, come ricorda un’incisione presente sul trespolo.
Nel 1907, però, una riunione della confraternita attestò che a soli tredici anni dalla sua creazione, il simulacro religioso risultava danneggiato: tagli e graffi apparivano sulle mani e sul volto della Madonna.
L’Assemblea decretò la sostituzione della statua.
L’antica statua era composta da una croce in legno con bordature in ottone, mentre la figura dell’Addolorata era composta da un manichino a mezzo busto con le braccia snodabili sia ai gomiti sia all’attaccatura alle spalle, mentre la testa e le mani in cartapesta.
Corrado Binetti, artista molfettese, fu responsabile del rifacimento del simulacro, come attesta la scritta “Corrado Binetti – 1907 fece – Molfetta” presente sulla spalla destra della Madonna.
Binetti rifece il mezzo busto ma utilizzò lo stesso sostegno a gabbia, di fattura napoletana, su cui era fissata la statua.
Anche la croce fu rifatta per adattarla al nuovo simulacro: la croce di legno e ottone fu sostituita da uno scheletro in ferro rivestito da sughero. La croce sostituita si trova oggi nella sede della Confraternita.
La Desolata è da sola, chiusa nel suo dolore, ferma, ai piedi della croce vuota, dalla quale pende un sudario.
Il volto di un delicato rosa pallido è afflitto, addolorato, la bocca dischiusa e lo sguardo implorante il cielo.
I capelli sono raccolti con un nodo dietro la nuca, in cartapesta.
La Desolata è avvolta in un abito in pizzo nero, con gramaglie costituite da un corpetto, gonna e sottoveste in cotone e un ampio velo in pizzo nero. Nella mano sinistra stringe un fazzoletto in lino con pizzo e lo spadino in argento che viene conficcato nel cuore, in alto a sinistra.
Gli occhi, in pasta vitrea, trasmettono tutto il dolore causato dall’uccisione del figlio.
Al capo è posta un’aureola in oro realizzata durante il bicentenario della fondazione della Confraternita, benedetta da Giovanni Paolo II.
Per la processione viene sostituita da una in metallo.
La vestizione della statua è un privilegio di poche consorelle anziane, rito effettuato a porte chiuse e che avviene il martedì del Solenne settenario. Le consorelle rimuovono il vestito che il Simulacro indossa durante tutto l’anno, per vestirlo con quello sopra descritto.
La statua è portata a spalla per le vie della città da quaranta portatori: lo stesso simulacro, in occasione della processione, viene posto su una cassa in legno recante i simboli della Passione, di fattura risalente alla metà del ’900.
Come la tradizione vuole, in questo giorno, soffiano folate di vento, tanto che i Ruvesi hanno posto alla Desolata l’appellativo di “Maduònne du Vinde”, ossia Madonna del Vento.
Tradizione vuole che, nell’ultimo tratto del percorso processionale, i confratelli si dispongano all’inizio del corteo processionale, mentre le consorelle prendano il loro posto a seguirli, stringendosi in un simbolico abbraccio alla Vergine.
Articolo di Ruvesi.it