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IL RACCONTO DI MARIATERESA E LUIGI, SCAMPATI AL DRAMMA DI PIAZZA SAN CARLO

Una festa che si è trasformata in uno psico-dramma collettivo, per colpa di due “idioti” e di una bravata di poco gusto.

Piazza San Carlo, Torino, al di là della sconfitta nell’ennesima finale di Champions League, la cronaca balza sui quotidiani di tutta Europa. 1527 feriti, a causa del fuggi fuggi scatenato da due ragazzi in vena di sentirsi “kamikaze”. Le indagini stanno facendo il loro corso, ma, intanto, la paura regna nell’animo di chi è stato protagonista di quella sciagurata serata.

Come anticipato, ieri da ruvesi.it, erano numerosi i ruvesi presenti a Piazza San Carlo. Tra loro Maria Teresa Marinelli e Luigi Pagano, fidanzati e grandi protagonisti dell’Asd Roller Rainbow Ruvo. Un inferno, un dramma ci avevano spiegato, col sangue seminato ovunque. Questo il racconto postato su facebook dai giovani ruvesi: “Avevo il telefono in mano quando ad un certo punto un forte boato invade la piazza, il rumore del vetro che si frantumava e la gente che cadeva come nel domino . Ho pensato subito ad una scossa di terremoto. Tra urla, pianti e panico, ci muovevamo spinti dalla folla che veniva verso di noi. Tanta gente a terra, sanguinante, ferita dal vetro. Gli stringevo forte la mano ma stavo per cadere (sarebbe avvenuto il peggio); ad un tratto sento una spinta verso l’alto (meno male) che mi tira dal braccio. Avevamo sangue sulle nostre maglie di gente che si era fatta davvero male. Afferravo lo zaino, il cellulare e l’elastico che stava per scivolare dai capelli. A quel punto cominciavamo a correre senza mai fermarci per trovare un rifugio sicuro. Per strada c’era gente che sanguinava, altra che correva e altra ancora che chiedeva aiuto alle auto passanti. I ristoranti e i bar che ritiravano i tavoli e le sedie e si chiudevano all’interno.  Stanchi, iniziavamo a rallentare e cercavamo la strada per tornare al punto di ritrovo da cui ci sarebbero venuti a prendere. Ma, ancora una volta, gente che urlava e ricominciava a correre (si pensava ad un attacco terroristico ) e allora anche noi ci mettevamo a correre. Trovavamo il commissariato di polizia in cui ci rifugiavamo (sono stati davvero molto gentili): ci offrivano dell’acqua, una sedia e ci tranquillizzavano dicendo che si era trattato di un falso allarme. 
Abbiamo vissuto momenti di panico“. 

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