Attualità

IL MIELE DI APICOLTURA LAMONARCA VINCE LE 3 GOCCE D’ORO. L’INTERVISTA

È il premio più prestigioso dei mieli e ad aggiudicarselo è stata l’azienda ruvese di Lucia Lamonarca. Lo scorso 19 settembre, infatti, a Castel San Pietro Terme (BO), il suo miele di trifoglio è stato premiato ricevendo le 3 gocce d’oro alla 41° edizione del Concorso Grandi Mieli d’Italia, il più longevo d’Europa.

Già dal 2004 l’azienda ruvese partecipa al concorso e la vittoria del 2021 non è l’unica.

Così facendo, oltre alla promozione di un miele di qualità, con l’inserimento dei suoi prodotti nella Banca mieli dell’Osservatorio Nazionale, l’azienda apistica contribuisce al monitoraggio dei mieli di produzione nazionale per migliorare, annualmente, la conoscenza del prodotto ed analizzare eventuali criticità o problemi specifici.

Per l’occasione abbiamo chiacchierato con la titolare dell’azienda al fine di far conoscere il mondo instancabile delle api.

Come nasce la passione, tramutata in professione, per le api?

Per caso. La mia azienda, infatti, non è nata sicuramente per produrre miele. Mio padre aveva impiantato i ciliegeti e, dopo 6/7 anni la produzione era sempre scarsa nonostante l’abbondante fioritura. All’epoca, frequentando l’università, chiesi consiglio al mio professore. Lui mi diede un coltello, mi fece aprire la mia ciliegia e mi chiese: “Cosa c’è all’interno?”. All’interno non c’era nulla, nemmeno il seme. Questo voleva dire che le ciliegie non erano state impollinate e per questo cadevano. Le soluzioni erano due: mettere le api o trattamenti ormonali. Decidemmo di affittare gli alveari e quell’anno ci stancammo a raccogliere ciliegie.

Nel 1998 aprimmo una collaborazione con un apicoltore di Lucera che mi diede le prime basi in cambio di un aiuto presso la sua azienda. Io nel frattempo iniziavo a fornirmi dell’attrezzatura necessaria così che, nel 1999, potei partire ufficialmente come apicoltura.

Nel 2001 frequentai il corso di esperto apistico presso la facoltà di veterinaria a Valenzano. Nel 2004 dopo aver fondato ABA (Associazione Baresi Apicoltori), si sono susseguiti una serie di corsi, tra cui quello sulla produzione di pappa reale e quello di apiterapia. Nello stesso anno ho iniziato a partecipare al concorso nazionale Grandi Mieli d’Italia.

Dal primo momento abbiamo scelto la vendita a km 0 che ci è stata possibile farla attraverso la partecipazione a mercatini di artigianato, sagre, feste e fiere.

Quanto è importante per la sua azienda vincere un premio di tale prestigio?

Molto. Abbiamo iniziato nel 2004 vincendo una goccia d’oro poi abbiamo migliorato sempre più sino alle 3 gocce degli ultimi anni. Questo ci indica che come qualità miglioriamo e lo possiamo dire con certezza dati i risultati che le analisi del concorso rivelano. E poi è importante perché così non solo ci conoscono al livello nazionale ma anche europeo.

C’è un prodotto apistico che le piace maggiormente produrre rispetto a un altro, anche solo per semplicità o per particolari fasi di lavorazione?

A livello di produzione, il miele è il prodotto più semplice da produrre in relazione alle condizioni climatiche. Il più laborioso è la pappa reale: il translarvo richiede un occhio allenato. Si traslano le larvette dal telaio all’interno delle stecche. È un lavoro più complesso ma molto soddisfacente dato che in Italia siamo non più di 200 produttori di pappa reale; il restante è tutta di provenienza cinese.

Secondo lei, è necessaria un’educazione all’apicoltura in generale?

Il miele è un prodotto particolare così come a livello di consumazione c’è molta confusione. Dinanzi alla cristallizzazione del miele, molte volte, il consumatore pensa che all’interno vi siano zuccheri ma non è così. La cristallizzazione è un processo naturale del miele che si addensa all’arrivo già del primo freddo. Per questo è fondamentale il contatto diretto con il consumatore così da spiegare i processi e dare lui tutte le informazioni. È grazie a questo rapporto che ho potuto crescere come azienda negli anni. Dunque si, l’educazione apistica è importante. Bastano buone pratiche agricole e buone pratiche di giardinaggio, piantare specie ed essenze, come quelle mediterranee, che diano fiori graditi alle api e agli impollinatori in generale. Così facendo, si dimostra sia il rispetto per l’ambiente e per degli insetti estremamente intelligenti e laboriosi, sia si costruisce a un futuro agricolo più sano e prosperoso. 

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