Religione

IL FASCINO DE "I MISTERI"

La più antica e suggestiva processione della Settimana Santa Rubastina è quella dei “Misteri”, risalente al XVII secolo.

Originariamente i simulacri portati in processione erano undici: “Gesù nell’orto”, “San Pietro”, “Gesù alla Colonna”, l’“Ecce Homo”, “Gesù al Calvario”, la “Veronica”, “Gesù Crocifisso”, “San Giovanni”, “Cristo morto”, l’“Addolorata” e il “Legno Santo”.

Con il tempo la Processione dei Misteri si ridusse a quattro sino al 1995, quando il Priore Vito Camerino inserì nuovamente “Cristo alla Colonna” e “Gesù nell’Orto degli Ulivi”, mentre nel 1999 il Priore Francesco Sparapano inserì altri due simulacri, “Il Crocifisso” e l’”Ecce Homo”.

La processione dei “Misteri” ha un fascino particolare sin dai primi momenti.

Nel primo pomeriggio del Venerdì Santo, un mesto rullo di tamburo e grevi colpi di grancassa aprono un breve corteo processionale che muove dalla chiesa di Maria Santissima del Carmelo: la statua del “Cristo Morto” è portata, a passo lento e cadenzato, in Cattedrale per le tre ore di agonia e viene depositata ai piedi della statua della Madonna Addolorata.

Ha inizio la funzione che commemora la Passione di Gesù Cristo. Al termine, la statua del “Cristo Morto” ritorna alla Chiesa di Maria SS. del Carmelo per sfilare in processione.

Il Corteo processionale si apre con il gonfalone dell’Arciconfraternita del Carmine, seguito da una lunga teoria di devote e consorelle. Poi la Croce Confraternale seguita dai confratelli, vestiti di camice bianco con mozzetta color granata.

L’ordine del corteo processionale è il seguente:

“Cristo nell’orto del Getsemani”. Statua lignea della fine del XVII secolo realizzata da Filippo Altieri. I numerosi rimaneggiamenti ne hanno stravolto l’immagine tanto che, in passato, il volto era persino coperto da una maschera.

Dalla frasca di olivo che adorna la statua, probabilmente, si librava un angelo, sul modello delle omonime statue condotte in processione negli altri comuni.

“Cristo flagellato alla colonna”. Statua lignea del 1674-1675 di Filippo Altieri. Smunto e denudato, il Cristo è legato per i polsi a una colonna di finto marmo, pronto per ricevere il supplizio del flagellum romano.

“Ecce Homo” o “Cristo alla canna”. Statua lignea risalente al 1673, la prima statua realizzata da Altieri per la Confraternita. Sulle spalle è posto un mantello in tessuto scarlatto, ha sul capo la corona di spine e tra le mani stringe una canna di legno.

“Cristo portacroce” o “Gesù al Calvario” – La più venerata; rappresenta la salita di Cristo al Calvario. Realizzata con un tronco di ciliegio nel 1674, è oggetto di un forte culto tanto che le sono dedicati tantissimi ex voto – denaro, monili e oggetti d’oro e d’argento.

Per la sua carica espressiva e per la devozione del popolo, nell’agosto del 1980 il simulacro fu portato a spalla in campagna affinché Cristo intercedesse per far cadere la pioggia, a seguito di un forte periodo di necessità. Ancora oggi è possibile vedere, durante la processione, la grande quantità di fedeli che sfila dietro al simulacro in segno di devozione: alcuni fedeli sono scalzi, come segno di penitenza, e non mancano gli struggenti pianti delle signore più anziane al passaggio del Cristo.

Il simulacro è stato restaurato diverse volte: un primo restauro risale al 1884, quando fu sostituita la vecchia base.

Un secondo restauro, fatto negli anni Settanta, alterò il colore della veste del Cristo che da rosso passò al color aragosta. Colori improbabili furono quelli risultanti, poi, dal restauro del 1993, la quando tunica diventò bordeaux mentre il volto passò dall’ocra al pallido, quasi bianco, con rivoli di sangue inverosimili.

Nel 2011 la statua è stata restaurata per la quarta volta da Leonardo Marrone di San Ferdinando di Puglia, riportando la tunica e il volto ai colori originari.

La miracolosa statua di “Gesù al Calvario” è preceduta da un gran numero di bambini vestiti con una tunica rossa, cinta da una corda, sul capo una (innocua) corona di spine e con una (leggerissima) Croce: sono i “crestudde”.

“Cristo crocifisso”. Statua in legno di cirmolo che ha sostituito, nel 2013, la vecchia statua in cartapesta non più adeguata al trasporto processionale. E’ la copia perfetta della scultura cinquecentesca della Cattedrale ed è realizzata a mano da Stefan Perathoner di Ortisei.

“Cristo Morto”. Statua in legno, ispirata alle opere dell’Altieri, ma probabilmente opera del Brudaglio. Rappresenta Cristo senza vita, adagiato su un masso ricoperto da un panno.

“L’Addolorata”. L’opera, datata XVIII secolo, sostituì una statua più antica in cera. La Vergine ha una veste nera di pizzo e sul braccio sinistro ha un fazzoletto bianco. Il petto è trafitto da un pugnale d’argento, che ricorda la profezia di Simeone rivolta a Maria quando portò il piccolo Gesù al tempio: “ …e a te una spada trafiggerà il cuore”.

Il “Legno Santo”. E’un tempietto di legno simile a quello andato distrutto negli anni Cinquanta. In una teca d’argento è posta una scheggia del Sacro Legno della Croce.

Tutti i simulacri sono seguiti dai rappresentanti dell’Arciconfraternita, seguiti dal Sindaco affiancato con assessori e consiglieri, le autorità militari come testimonianza della tristezza della città.

Chiude la processione, la Banda che esegue le struggenti marce dei maestri ruvesi.

(Si ringraziano Francesco Lauciello de “Il Sedente” e Cleto Bucci)

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