Il “Cireneo”, compagno di dolore di Maria SS. della Pietà
La pallida e bellissima “Maria SS. della Pietà”, risalente alla fine dell’Ottocento, mestamente solenne nel suo incedere per le vie di Ruvo di Puglia, nel Sabato Santo, ha un mite e contrito compagno di viaggio: il Cireneo.
Se nei Vangeli, Simone di Cireneo o Cireneo, uno straniero, aiuta Cristo, facendosi carico – sia pure per un breve tratto – del triste fardello, alleviando la sofferenza, nella processione ruvese questa figura evoca sì la figura evangelica ma, al contempo, si avvolge di un’aura di mistero e pietas.
Non ha un nome. Non ha un volto. Solo il Priore conosce la sua identità.
Cammina a piedi nudi e porta una croce di cinquanta chili. Espia i propri e altrui peccati, pregando per sé e per tutti coloro che ne hanno bisogno. Che si tratti di bisogni materiali o spirituali.
Una cupa buffa – il cappuccio con due aperture in corrispondenza degli occhi che un tempo copriva il volto dei confratelli- nasconde il suo viso. Ha un significato stupendo: il bene si fa con discrezione, senza sfoggio e senza proclami.
Nel Cireneo vivono tutti coloro che, nell’anonimato, compiono opere di bene – in questo caso spirituali – secondo il precetto evangelico per cui “Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt, 6, 1-4).