I suoni della pace con i giovanissimi musicisti della Sumoud Guirab
La musica scandisce la vita dell’uomo, dalla nascita sino alla morte, canta la sua gioia e grida il suo dolore. Così è per i musicisti della Sumoud Guirab, quattordici giovanissimi palestinesi provenienti dal campo profughi di Burj al Shemali, a Tiro, in Libano.
Il dolore per l’assenza di una terra, la gioia di vivere e di godere della Bellezza del creato, nonostante tutto, sono affidati al suono delle loro cornamuse, nel tour italiano di “Cornamuse di Pace”, organizzato dalla ong Ulaia. Sabato scorso, Ruvo di Puglia ne è stata una delle tappe. Partita da Piazza Matteotti, la Sumoud Guirab ha percorso Corso Gramsci e Corso Ettore Carafa sino al Centro “Linea Comune”, suonando le cornamuse e attirando l’attenzione di passanti alcuni dei quali, incuriositi, l’hanno seguita.
Nel cortile del Centro di via Romanello, la Banda è stata accolta dai piccoli “musicisti” della Scuola Estiva gestita dalla “Scuola Bembè Arti Performative”, in un significativo abbraccio tra culture lontane fisicamente e vicine nella musica.
Prima del concerto, l’assessora alle Politiche Sociali Monica Montaruli ha consegnato all’associazione Etnie Onlus e a Olga Ambrosanio, presidentessa della ong, la “Luce della Pace di Betlemme” dell’Agesci Scout 1 di Ruvo di Puglia, una luce alimentata dagli oli provenienti da tutto il mondo. E i musicisti della Sumoud Guirab fanno parte di un popolo che ha bisogno di pace, un popolo «i cui diritti più elementari sono negati nella sostanza, pur essendo riconosciuti dal diritto internazionale. – ha commentato Ambrosanio – Tutto questo nel silenzio della stampa. Condizioni igieniche precarie, check point che limitano, di fatto, la libertà di chi vive nei campi profughi. Loro sono ragazzi, dai 16 anni in su. Amano la libertà e questo amore lo esprimono con la musica delle cornamuse, strumento di guerra suonato dalla fanteria e che dava inizio alla battaglia. Ma noi abbiamo voluto dare uno scopo diverso: queste sono cornamuse di pace».
Il concerto si è concluso con la dabka, una danza tipica che celebra l’unione tra le persone. E’ una danza maschile ma la partecipazione e il coinvolgimento di musiciste e spettatrici ha abbattuto questa prerogativa culturale. Perché bisogna sempre andare oltre, essere fluidi nell’interpretazione delle usanze e delle tradizioni, senza tradirle e rinnegarle, essendo patrimonio identitario di una comunità.
Il concerto ha espresso quello che è il claim della rassegna culturale estiva “Relazioni”, curata dagli Assessorati alla Cultura e alle Politiche Sociali del Comune di Ruvo di Puglia: “mescolare, connettere e agire” e, quindi, incontro di diverse culture nel segno della musica per realizzare l’integrazione.